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I ritratti femminili del calendario 2010

da Redazione

Ogni anno è atteso come una strenna, il calendario di Studio Stampa con i più celebri ritratti femminili della storia dell’arte.

Di Alessandro Carli

 

Il calendario da tavolo di Studiostampa, nel tempo, è diventato un’istituzione: maneggevole, legato da una spirale (“Un sistema che abbiamo adottata da circa 10 anni, prima i fogli erano legati da una cucitura e venivano strappati” sottolinea Ettore Pazzini) e a tiratura limitata: 3 mila copie, richiestissime anche dai privati. Un lavoro davvero prezioso, nato dalla passione e dalla cultura per la ricerca iconografica del dottor Piero Bacciocchi e realizzato graficamente dallo Studio AG. “L’idea del calendario – spiega Ettore Pazzini – è nata nei primi Anni Ottanta. A quei tempi non c’erano immagini: era un prodotto grafico che poi, nel tempo, è migliorato. Dai primi anni del 2000 abbiamo voluto abbinare i mesi a opere d’arte celebri, riconosciuti”. Una scelta che si è rivelata azzeccata: riproduzioni attente ad ogni dettaglio, che sanno restituire le luci e la bellezza di capolavori senza tempo. L’agenda 2010 è dedicata alla ritrattistica femminile dal 1400 al 1900: all’interno volti illustri (con zoomate sui particolari più belli) e firme altrettanto note. Come quella di Piero della Francesca, che con il ritratto di Battista Sforza – moglie del duca di Urbino Federico da Montefeltro – riscalda gennaio. Un ritratto “all’italiana”, secondo quella moda tipicamente quattrocentesca inaugurata dal Pisanello, che voleva mettere in risalto i profili delle persone. Non poteva mancare il sorriso enigmatico de “La Gioconda” di Leonardo da Vinci (febbraio), nota anche come “Monna Lisa”: è un dipinto che mostra una donna con un’espressione pensierosa e un leggero sorriso quasi enigmatico. È forse uno delle opere più famose al mondo, essendo un’icona stessa della pittura, o delle arti visuali in generale, e ogni anno attira al Louvre di Parigi milioni di visitatori. Dentro al calendario trovano poi posto “La Dama dell’Unicorno” di Raffaello Sanzio, ma anche “Il ritratto di Susanne Fourment” di Rubens, “Il ritratto della contessa D’Hassonville” di Ingres (dietro alla nobile, in posa serena, un enorme specchio che riflette la schiena della fanciulla), “Jo” di Courbet, “La fanciulla col turbante” di Vermeer, “Lady Sheffiled” di Gainsborough, “Berthe Morisot con un mazzolino di violette” di Manet, “Ritratto con la riga verde” di Matisse. E la splendida “Lettrice” di Jean-Honoré Fragonard, bagnata da un particolare uso della luce e da una rarefazione delle parti, utilizzata come espediente per rendere la leggerezza di alcune parti come i panneggi e le bianche acconciature femminili. Il 2010 si chiude con il “Ritratto di Gertrude Stein” di Pablo Picasso, considerato dai critici come l’opera che precorse il Cubismo. Il soggetto fu una cara amica di Picasso nonché collezionista di quadri cubisti e prima vera mecenate e sostenitrice delle opere del pittore spagnolo. La forte personalità della Stein, che rimase poi proprietaria della tela fino alla morte, fu rappresentata da Picasso grazie all’evidenziamento dei suoi profondi occhi neri. Pare che nel realizzare questo dipinto Picasso abbia esitato a lungo prima di realizzare il volto, molto diverso dal resto del dipinto, soprattutto dalle mani. Le stesse che racchiudono, in un’iperbole artistica, anche quelle di Primo Pazzini.

 


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