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Tremonti: subito i tagli oppure mi dimetto

da Redazione

Che Giulio Kaiser Tremonti sia un osso duro, ormai nessuno lo metteva in dubbio. Per questo le parole dette ieri in CdM e riportate dalla stampa hanno fatto tremare i polsi: Tremonti infatti avrebbe detto che la manovra da 24 miliardi va fatta subito, altrimenti si dimetterà. Certo, a qualcuno la cosa non dispiacerebbe neanche troppo (vedi il caso di San Marino), ma tutta questa fretta e questa pressione lasciano intendere che ci troviamo di fronte ad una crisi gravissima. E che il caso Grecia è molto peggio di ciò che ha innescato Lehman.

E’ scontro sulla manovra nel governo e nella maggioranza fra il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e gli altri ministri. Secondo quanto riporta la Repubblica (e in misura meno dettagliata il Messaggero e il Giornale) il titolare di via XX Settembre avrebbe, ieri nel corso del Consiglio dei Ministri e durante le riunioni di governo più ristrette che ne sono seguite, minacciato di dimettersi se non fosse stata accettata la sua linea di intervento. Una posizione che a qualcuno non dispiacerebbe neanche troppo (a San Marino, ad esempio), ma che lascia intendere che siamo vicini a scenari economici apocalittici.
La posizione espressa da Tremonti sarebbe stata questa: ”La crisi è peggiore di quello che si pensa. Domani – avrebbe detto – vado a Bruxelles, la Germania potrebbe addirittura minacciare l’uscita dall’euro. La manovra va fatta quindi subito, in un’unica soluzione, 24 miliardi con un unico provvedimento. Prendere o lasciare”. Come dire, o così o mi dimetto. Il grosso dei ministri di spesa si sarebbe mostrato contrario alla posizione di Tremonti e con loro, sempre secondo quanto riporta il quotidiano romano, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Un premier che si sarebbe detto ”sorpreso” per le richieste arrivate dal ministro dell’Economia – che di fatto si traducono in una stangata – e che avrebbe invece insistito, come alternativa al piano di Tremonti, per una manovra in due tranche, diluendo così l’impatto dei tagli. Una manovra insomma che non si prevede di facile varo.
Ieri sera si parlava di un Consiglio dei ministri martedì prossimo per la sua approvazione ma le frizioni all’interno dell’esecutivo, così come descritte da Repubblica – e questa volta potrebbero essere reali e non strumentali – potrebbero portare ad un rallentamento nel via libera alle misure. Che in ogni caso però debbono essere approvate entro i primi di giugno per dare tempo al Parlamento di convertirle in legge prima della pausa estiva.

 

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