Home FixingFixing L’Italia non è certo la Grecia Eppure chiede lacrime e sangue

L’Italia non è certo la Grecia Eppure chiede lacrime e sangue

da Redazione

Da San Marino Fixing, la rubrica Prima Nota, di Paolo Brera, analizza gli scenari che si profilano per le famiglie italiane. Tremonti infatti minimizza (minimizzava, fino a questa mattina), ma è in arrivo una manovra che sa di dura batosta. E promette una caccia all’evasore senza precedenti. Previsti anche interventi sulle penisoni di invalidità e una chiusura della "finestra" sulle pensioni di anzianità per il 2011.

Di Paolo Brera

 

Tremonti? Il Nostro minimizza, ripete che non è stata presa nessuna decisione, che le indiscrezioni sono pauca sed bene confusa sophismata, poche idee ma confuse. Ci ha pensato Bossi a confermare che si tratterà di una manovra pesante, ispirata dall’Europa dove Angela Merkel, detta la Bella Addormentata a Berlino, ormai sveglia o quasi chiede a tutti i Paesi dell’Eurozona azioni energiche per riportare l’equilibrio nei bilanci. Come dir di no a un invito così carino? Anche il governo italiano si è posto il problema. E fra quelli che potremmo chiamare gli haud bona dicta (già che il latinorum mica corre soltanto sui monti della Valtellina) dei sindacati, sta per varare una finanziaria di sanguis, sudor et lacrimae. Quella, appunto, di cui si parla da qualche giorno. Il motivo sta nell’elevato debito pubblico. “L’Italia ha avuto una politica fiscale prudente negli ultimi due anni, e il deficit primario è tra i più bassi tra i paesi avanzati”, ha detto Carlo Cottarelli, responsabile del dipartimento degli Affari fiscali del Fondo monetario internazionale a margine di un recente convegno a Milano. Ma…! ha anche aggiunto: “Certo ha un debito pubblico che resta elevato e che va risolto nel medio termine”. Con un peso del 115% del pil, basta un aumento di un punto nei tassi richiesti perché il deficit complessivo aumenti di 115 punti base, e senza quasi nessun risvolto di stimolo all’economia, perché quei soldi per almeno la metà prenderebbero la via dell’estero. Ha poi ammonito la Bce nel Bollettino di maggio: “Il risanamento deve superare in misura considerevole l’aggiustamento strutturale dello 0,5% del pil su base annua previsto dal Patto (di stabilità)”. Grecia, Spagna e Portogallo stanno già seguendo l’esempio irlandese, l’Italia arriva adesso. Ma come? L’obiettivo del superministro dell’Economia Giulio Tremonti è quello di trovare 25 miliardi di euro tra il 2011 e il 2012. Il deficit, infatti, va riportato sotto il tetto del 3%. Per quest’anno comunque la correzione sarà con ogni probabilità tra i 12,5 e i 13 miliardi. Una cifra consistente, che potrebbe colpire anche i finanziamenti delle grandi opere. Le misure più buccinate sono quelle contro l’evasione fiscale, aria fritta che non ha mai prodotto gran che ma che nessuno critica. È ormai data per scontata, anche se smentita dal ministro della Funzione pubblica e dell’innovazione, Renato Brunetta, una stretta su statali e pensioni e l’adozione del taglio del 5% per le indennità dei parlamentari, dei magistrati e dei manager pubblici di primo piano, ad iniziare dai presidenti delle Authority. Che è la grande bomba propagandistica lanciata dal leghista Calderoli. Il taglio avverrebbe prima di tutto mediante il blocco dei rinnovi contrattuali nel settore pubblico. Il ministro Brunetta ha confermato che è allo studio il rinvio di una delle due “finestre” per le pensioni di anzianità previste per il 2011. “Il ritardo di qualche mese per chi aveva deciso di andare in pensione, è un sacrificio? Chiamiamola piccola iattura, ma non mi sembra una cosa insopportabile di fronte a tutto quello che sta succedendo in Europa e in giro per il mondo”, ha detto. Il rinvio delle pensioni potrebbe valere un miliardo l’anno, e non dovrebbe suscitare una grande opposizione se non da parte dei diretti interessati, impossibilitati ad andare in pensione a cinquantanove anni dopo trentasei di lavoro e contribuzione. Qualcosa di più di una semplice ipotesi è anche l’intervento sulle pensioni di invalidità. In Italia gli invalidi civili a carico della collettività sono più di 2.700.000. Quest’anno l’Inps, che eroga le pensioni, ha in programma 200.000 verifiche e solo nei primi tre mesi ha scoperto 18.840 falsi invalidi, l’11,6% del campione sottoposto a verifica. Visto che la spesa complessiva per le pensioni di invalidità ha raggiunto i 16,6 miliardi di euro l’anno, una verifica a tappeto consentirebbe, applicando la stessa proporzione, di risparmiare quasi due miliardi di euro l’anno. La misura non è impopolare, o almeno non si dichiara contro apertamente nessuno o quasi, ma dato il suo effetto dirompente a livello regionale (in regioni come l’Umbria, l’Abruzzo e la Puglia) c’è da attendersi un’opposizione strisciante e occulta. Il livello del debito rende impensabile un riequilibrio senza un riavvio della crescita economica, che in Italia è stagnante ormai da anni e nell’ultimo biennio è stata addirittura di segno negativo. Su questo fronte le notizie sono sgrause. La produzione industriale è salita in marzo del 6,4% sul marzo 2009, ma si parla di un anno in cui c’è stato un tracollo, il 25%. Per il primo trimestre l’Istat ha diffuso le stime preliminari: +0,6% rispetto al primo trimestre del 2009. È una ripresa lentissima, come ha avvisato il Fondo Monetario: pur dichiarando che la situazione dell’Italia non è particolarmente tesa, ha anche aggiunto che non c’è da attendersi una ripresa rapida come in altri Paesi. I veri nodi della competitività italiana non sono ancora stati affrontati. Meno male che l’euro è sceso di un bel po’.

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