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LA SCHEDA / Gran Bretagna al voto tra equilibrio e povertà 

da Redazione

Sono 45 i milioni di cittadini britannici chiamati alle urne per rinnovare il parlamento. Per la prima volta dopo anni, secondo gli esperti, è molto probabile che non uscirà un partito con la maggioranza assoluta: sarà la fine del bipartitismo perfetto. Lo dicono oltre 100 sondaggi commissionati in questi giorni. Ma qual è la situazione in Gran Bretagna? Uno scontro elettorale equilibratissimo per governare un Paese in difficoltà come non accadeva da anni.

 

Oltre 45 milioni di britannici sono chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento. Secondo gli esperti, è molto probabile che da questa tornata elettorale non uscirà un partito con la maggioranza assoluta. Dopo oltre 100 sondaggi, commissionati nel corso di questi giorni e fin nelle ultime ore, sembra ormai certo che dopo 13 anni al potere il partito laburista di Gordon Brown subirà una pesante sconfitta per mano dei conservatori di David Cameron. Ma la preferenza accordata ai Tories non sarà sufficiente ad ottenere la maggioranza nella Camera dei Comuni, per cui sono necessari 326 deputati su un totale di 650.

IL SISTEMA ELETTORALE BRITANNICO: MAGGIORITARIO A TURNO UNICO
Nel Regno Unito la Camera dei Comuni, la camera bassa del Parlamento, viene eletta a scrutinio maggioritario a turno unico: un sistema basato su un collegio uninominale in ciascuno dei quali è in palio un unico seggio, che viene assegnato al candidato che ottiene il maggior numero di voti. Le formule maggioritarie uninominali tendono a dare vita ad una maggioranza dotata di un numero di seggi più elevato rispetto alla percentuale di voti ottenuti, favorendo di fatto i grandi partiti a spese dei piccoli. Pertanto le 650 circoscrizioni di Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord vengono regolarmente ritoccate, al fine di mantenervi una media di circa 70.000 iscritti. Ma la revisione avviene ogni 12 anni. L’attuale mappa dei seggi risale al 2000. A causa di ciò e dei movimenti di popolazione, la taglia delle circoscrizioni varia da 22.000 a 110.000 elettori, una situazione che favorisce grandemente i laburisti. I feudi del Labour sono in effetti nelle città, circoscrizioni dove il numero degli iscritti è minore e dove sono quindi necessari meno voti per far eleggere un deputato. Il Labour può pertanto perdere in termini di suffragi a livello nazionale, rispetto ai conservatori, ma anche ai Lib-Dem, ma vincere in termini di numero di seggi. Il Labour dispone attualmente di 345 seggi, i conservatori di 193 e i liberal-democratici di 63.

HUNG PARLIAMENT: ISTRUZIONI PER L’USO
Un Parlamento in cui nessun partito gode di una maggioranza assoluta è la norma per l’Italia (e non pochi altri Paesi in cui vige un multipartitismo su base proporzionale) ma per la Gran Bretagna, Paese fin qui virtualmente bipartitico, l’esito rappresenterebbe una rarità: l’ultimo precedente risale al 1974. Nell’eventualità di uno "Hung Parliament" il premier uscente manterrebbe l’incarico ad interim fino alla formazione del nuovo esecutivo: non solo, se il partito al governo ritenesse di avere la possibilità di dar vita ad un esecutivo (di minoranza o coalizione) avrebbe il diritto al primo tentativo, sottoponendosi poi al voto di fiducia del Queen’s Speech (il dibattito di presentazione del programma del nuovo governo); gli altri partiti non potrebbero cercare a loro volta di formare un esecutivo fino a quando il premier uscente non avrà rassegnato le dimissioni. Infatti, contrariamente a quanto a volte viene affermato, il leader del partito uscito dalle urne con la maggioranza relativa non è automaticamente incaricato di formare l’esecutivo: piuttosto, è il partito ritenuto maggiormente in grado di ottenere la fiducia del Parlamento a ricevere l’incarico. Quale sia questo partito è frutto di consultazioni tra le diverse formazioni, al termine delle quali il Primo ministro uscente consiglia la Corona in merito a chi affidare l’incarico. Il test dell’effettiva fiducia avviene dopo qualche settimana, nel Queen’s Speech: se l’esecutivo venisse bocciato, si procederebbe a nuove elezioni se e solo se non vi fosse l’effettiva possibilità per un altro leader di formare un nuovo governo. Nell’attuale situazione ciò significa che Gordon Brown manterrà la carica ad interim fino alla formazione del nuovo governo, e – se dovesse arrivare ad un accordo con i Liberal-Democratici – avrà inoltre la possibilità di varare un nuovo governo, anche se i Conservatori di David Cameron dovessero conquistare la maggioranza relativa; in caso contrario, spetterà a Cameron provare a governare, o in minoranza o in coalizione. Se l’esecutivo, qualunque sia, venisse bocciato nel Queen’s Speech si cercherà o una soluzione alternativa con un nuovo leader – e quindi una nuova fiducia – o, se l’alternativa non fosse praticabile, si andrà alle elezioni immediate.

POVERI E DISOCCUPATI: ECCO IL VERO “VOLTO” DEI BRITANNICI OGGI
Tredici milioni e 200 mila persone vivono sotto la soglia di povertà, 2 milioni e mezzo sono senza lavoro e il tasso di disoccupazione, salito all’8 per cento, è il più alto dal 1996. E’ questo il Regno Unito che si presenta a queste elezioni che potrebbero porre fine a 13 anni di governo laburista.

 

13 MILIONI DI POVERI – 13,2 milioni di persone (più di 1 su 5) vivono in povertà, secondo gli ultimi dati dell’Institute for Fiscal Studies. Secondo la definizione adottata da Eurostat (l’ufficio statistico della Commissione europea), povero è un individuo il cui reddito è inferiore al 60% di quello pro-capite nazionale.


30% DEI BAMBINI SONO POVERI – 3,8 milioni di bambini vivono sotto la soglia di povertà, ovvero il 30%. Nel 1979 c’era un bambino povero su dieci, nel 1998 uno su tre.

2 MILIONI E MEZZO DI SENZA LAVORO – 2,5 milioni di persone sono senza lavoro (dati di dicembre-febbraio 2009-2010) 43.000 in più del trimestre precendente. Il numero di disoccupati è il più alto dal 1994


DISOCCUPAZIONE ALL’8% –
Il tasso di disoccupazione è salito all’8 per cento, +0,1 rispetto alla precedente rilevazione dell’Office for National Statistics. E’ il dato più alto dal 1996.


UN MILIONE DI GIOVANI DISOCCUPATI –
Tra dicembre e febbraio, è aumentata la disoccupazione giovanile (16-24 anni) di 4.000 unità, rispetto al trimestre precedente. Ora i ragazzi disoccupati sono 929.000.


LAVORATORI IN CALO –
28,82 milioni di persone lavorano, secondo gli ultimi dati trimestrali disponibili. Ma ci sono 89.000 lavoratori in meno rispetto alla rilevazione precedente e 406.000 in meno rispetto a un anno fa. 110.000 persone inattive in più, per un totale record di 8,16 milioni, pari al 21,5% della popolazione.

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