Ha ricevuto attestati di stima da Berlusconi e dalla maggioranza ma alla fine si è dimesso. "Vivo da 10 giorni una grande sofferenza in questa situazione che non auguro a nessuno, devo difendermi. E per difendermi, non posso più continuare a fare il Ministro", esordisce così la conferenza stampa del ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola.
"Non potrei, come ministro della Repubblica, abitare in una casa in parte pagata da altri. Questa è la motivazione principale, quella più forte che mi spinge a dimettermi, convinto di essere estraneo a questa vicenda".
"Sono certo che le mie dimissioni permetteranno al governo di andare avanti con il lavoro che anche io ho contribuito» a fare in questi due anni, ha poi affermato l’ormai ex ministro dello Sviluppo. Trovano dunque conferma le voci di dimissioni già circolate nei giorni scorsi. Nelle ultime ore, inoltre, si sono fatte più insistenti le voci sui possibili successori: gettonato il nome del vice di Scajola con delega alle comunicazioni, Paolo Romani. Ma si sarebbe detto disponibile anche Giancarlo Galan, appena insediato al ministero dell’agricoltura. Scajola era rientrato ieri sera a Roma da una missione in Tunisia. E stamane avrebbe avuto un colloquio telefonico con il presidente del Consiglio. Secondo quanto si apprende in ambienti parlamentari di maggioranza molto vicini a Berlusconi, ancora in un colloquio questa mattina, il Presidente del Consiglio avrebbe inviato Scajola a non lasciare l’incarico. Ora è sarà compito del Premier e del Consiglio dei ministri di accettare le dimissioni. È convinzione ferma a palazzo Chigi, infatti, che non possano bastare indiscrezioni di stampa per interrompere le attività di cariche istituzionali. Nel frattempo il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, segue con la dovuta attenzione istituzionale gli sviluppi della vicenda, anche se non c’è stato alcun contatto diretto con il ministro Scajola nè con il presidente del Consiglio. Nella giornata di ieri si erano già diffuse voci di dimissioni, prontamente smentite da una nota ufficiale: «Sono vittima di un processo mediatico, parlerò alla Camera dopo la mia audizione, mi difenderò», aveva dichiarato Scajola. Durante una telefonata, il premier avrebbe poi rinnovato la fiducia all’esponente dell’esecutivo invitandolo ad andare avanti. Il vicepresidente dei deputati Pdl, Italo Bocchino, è intervenuto sul caso Scajola auspicando una pronta approvazione del ddl anticorruzione: «La vicenda di Scajola ripropone la questione della trasparenza di chi amministra la cosa pubblica. Il ministro dello Sviluppo economico è persona capace e navigata e saprà dimostrare dinanzi alla magistratura l’innocenza che reclama». «Il Pdl ha anche il dovere – continua Bocchino – di dare una risposta all’opinione pubblica sul tema della corruzione. Il primo marzo scorso, su proposta di Berlusconi, il governo ha approvato il ddl anticorruzione che dà importanti risposte sull’argomento, punendo chi sbaglia con la più dura delle sanzioni, che è l’espulsione dalla politica. Adesso serve una moratoria legislativa di una settimana che il Pdl deve proporre a maggioranza e opposizione per accantonare tutti i provvedimenti in esame e approvare con consenso bipartisan il ddl anticorruzione». Intanto la Lega sembra pronta a "prenotare" il dicastero dello Sviluppo Economnico, qualora diventassero operative le dimissioni di Claudio Scajola. A riferirlo è Matteo Salvini. «È presto per fare ipotesi – afferma- ma è certo che la Lega avrebbe gli uomini e le donne giuste in grado di portare avanti il ministero di Scajola».