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Ucraina: è crisi Ma si vede una luce

da Redazione

PRIMA NOTA / Prolungato sino al 2040 l’affitto della base navale di Sebastopoli alla Russia. In cambio ha chiuso l’accordo sul gas che porterà 40 miliardi di dollari in 10 anni. Ma c’è una differenza importante fra Grecia e Ucraina: la prima è solo all’inizio del suo calvario, la seconda comincia a vedere un miglioramento.

Di Paolo Brera

 

Se come Grimilde la Grecia si mettesse davanti allo specchio delle sue brame e domandasse qual è il Paese più bello del Continente – «O kathréfti, kathréfti ton póthon mu, pià ìne i omorfóteri khóra mésa stin ìpiro?» – le risposte possibili sarebbero molte. Ma se domandasse qual è quello più nei guai sul piano economico, la risposta tirerebbe probabilmente in gioco l’Ucraina. Kyïv in effetti paga da tempo sui suoi bond decennali interessi superiori al 10%, livello al quale le obbligazioni elleniche non sono ancora arrivate e non arriveranno forse mai, a disdoro di tutti i tentativi tedeschi di risparmiare sugli aiuti. Ma c’è una differenza importante fra Grecia e Ucraina: la prima è solo all’inizio del suo calvario, la seconda comincia a vedere un miglioramento. Merito, fra l’altro, del riallineamento politico operato dal nuovo presidente, Viktor Janukovyč, e dal suo primo ministro Mikola Azarov. I pessimi rapporti con la Russia sono stati rappattumati, prima di tutto prolungando fino al 2040 l’affitto della base navale russa di Sebastopoli, che si trova in Crimea, territorio ucraino; in contropartita, l’Ucraina ha ottenuto uno sconto del 30% sulle forniture di gas russo. Sull’accordo l’opposizione si è fatta sentire in modo stentoreo: «Rada zdala Ukraïnu», il governo ha venduto l’Ucraina, si è gridato per le piazze e perfino in Parlamento, dove si votava la ratifica: sui banchi del Partito delle Regioni sono piovute le uova, costringendo i deputati ad aprire l’ombrello in aula. Al di là del folklore, un accordo era indispensabile al Paese. L’aumento dei prezzi dell’energia e la crisi finanziaria hanno inferto all’economia ucraina un gravissimo colpo, concretatosi in un crollo del Pil del 15%, in una crisi della bilancia dei pagamenti e in un rapido aggravarsi del deficit pubblico, anche a causa delle spese innaffia-voti sostenute dal governo in vista della scadenza elettorale di febbraio, vinta da Janukovyč. L’accordo russo-ucraino prevede che Mosca storni dal prezzo del gas 100 dollari per ogni tranche di 1000mc se il prezzo del gas supera i 330 dollari, oppure il 30% del prezzo contrattuale quando esso risulti inferiore. Sarà il governo russo a liquidare la differenza a Gazprom. L’impresa energetica ha poi graziosamente accettato di condonare all’Ucraina le penali per il mancato ritiro di parte del gas concordato, mancato ritiro determinato dalla crisi economica. Nell’arco di un decennio l’Ucraina guadagnerà dall’accordo 40 miliardi di dollari, una parte dei quali costituiscono l’affitto della base militare. Le industrie ad alta intensità di energia che si avvantaggeranno del prezzo scontato – la chimica, la siderurgia – sono situate nell’est del Paese, dove si trova la base elettorale più solida del Partito delle Regioni di Janukovyč e Azarov. La politica del governo prevede anche un taglio sensibile del deficit pubblico, come richiesto dal Fondo Monetario Internazionale. Quest’ultimo aveva concesso nel novembre 2008 un prestito stand-by di 16,4 miliardi di dollari, ma dopo i primi 10,6 miliardi aveva congelato i pagamenti a causa delle inadempienze di Kyïv. Di recente comunque il direttore esecutivo del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, aveva garantito la ripresa dopo l’approvazione di un bilancio sostenibile, che Azarov ha formulato solo dopo aver ottenuto lo sconto dai russi. Il deficit pubblico indicato nel budget è pari al 6% del pil, contro l’8,8% del 2009. Accanto alla riduzione di alcune prestazioni sociali e a nuove tasse, cardine della manovra economica è la privatizzazione di molti asset, che nel 2010 dovrebbe portare fra 1,4 e 1,9 miliardi di euro da riinvestire in infrastrutture (inclusi gli impianti sportivi necessari per il campionato europeo di calcio del 2012). L’effetto di stimolo dovrebbe aggiungersi nel rilanciare l’economia agli sconti sul gas e al nuovo finanziamento approvato dal Fondo Monetario (12 miliardi di dollari). La previsione ufficiale è per una crescita del 3,4% quest’anno, un po’ meno del 5% registrato nel primo trimestre. Pochi giorni fa il Fmi ha formulato una previsione del 3,7%. La speranza di Kyïv è di riportare stabilmente al di sotto del 10% i tassi d’interesse sul suo debito, e quindi anche quelli che paga l’economia. Lo si vedrà presto, dato che in giugno il governo effettuerà un’asta di bond a dieci anni denominati in dollari, sui quali conta di spuntare tassi al di sotto dell’8%. Standard & Poor’s attribuisce al debito ucraino un rating B, cinque tacche più in giù dell’investment grade. Per un confronto, la Grecia ha BBB+, tre tacche al di sopra. L’accordo con la Russia apre l’Ucraina alle imprese russe, e in particolare a Gazprom, che ha già messo le mani sulla rete di gasdotti del Paese. Per l’Europa, questo vorrà dire una maggiore stabilità nelle forniture, senza gli shock cui ci hanno abituati le continue risse di Capodanno fra Mosca e Kyïv – ma anche l’abbandono di una strategia di contenimento della Russia che si è rivelata difficile e controproducente.

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