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Viaggi: a Monaco di Baviera Sulle tracce di herr Derrick

da Redazione

Non solo Oktoberfest. Monaco di Baviera è anche altro, tanto altro. Una città a misura d’uomo, con chiese, musei e tre pinacoteche che meritano una visita. E poi l’ispettore Derrick, il più esportato prodotto tedesco dopo la Volkswagen. Monaco, peraltro, è collegata ottimamente con voli anche low coast dall’Italia. Noi ci siamo stati partendo dall’Aeroporto Internazionale Fellini di Rimini – San Marino. FOTOGALLERY all’interno.

Di Alessandro Carli

 

Monaco di Baviera, oltre l’Oktoberfest, è una città “a misura d’uomo”: un centro storico completamente pedonale e impreziosito da numerosi negozi e pasticcerie, incorniciato da un ampio polmone verde e da un fiume, l’Isar, che ingentilisce l’aria. E’ facile raggiungere Monaco con l’aereo, grazie ai numerosi voli low-cost che la collegano con l’Italia: Air-Berlin, Tuifly e Condor ma anche le compagnie di bandiera Lufthansa e Alitalia. Per Pasqua, abbiamo visitato la città. Partenza dall’aeroporto internazionale “Federico Fellini” di Rimini e della Repubblica di San Marino con l’aereo della Airdolomiti, il 1 di aprile. Il colpo d’occhio è suggestivo: il velivolo è di dimensioni raccolte, ed è spinto da due eliche. L’accoglienza – da parte del personale di bordo – è all’insegna della gentilezza: le hostess offrono un giornale, e durante il tragitto (un’ora e venti, nemmeno il tempo di decollare) viene offerta la colazione. Posti davvero comodi, e dopo aver sorvolato le Alpi, inizia la fase di discesa. Raccolti i bagagli, si prende il treno (S1 o S8), che in circa 40 minuti porta a Marienplatz e al suo celeberrimo carillon. Monaco offre al visitatore una grande quantità di attrazioni: passeggiando nel centro storico non si possono perdere l’imponente Frauenkirche e l’allegria ed i colori del Viktualienmarkt, il folklore della birreria HB, tre piani che ospitano oltre 3.000 posti a sedere e dove la “bionda” da litro accompagna wurstel, stinchi, zuppe e strudel. Ma questo è solo un assaggio: ci sono infatti famosi palazzi, chiese e musei che meritano una visita come il castello di Nymphenburg, le tre Pinacoteche, i Giardini Inglesi (molto british, sulle note di “I’m the walrus” dei Beatles: “Sitting in a english garden, waiting for the sun”), l’Olympiapark, la Allianz-Arena, il campo di concentramento di Dachau.
La città che fa da sfondo alle indagini dell’ispettore Derrick (nato nel 1973 dalla penna di Herbert Reinecker e ancora oggi il più esportato prodotto tedesco dopo la Volkswagen) ha un cuore artistico inaspettato. Su tutto, le tre pinacoteche. La Neue Pinakothek racchiude nei suoi saloni dipinti e sculture di artisti che hanno lavorato in Europa tra la fine del XVIII e l’inizio del XX secolo. La visita si svolge attraverso 22 sale e inizia con opere di artisti francesi, inglesi e spagnoli. Il vasto nucleo tedesco della Neue è affiancato degnamente da una bellissima raccolta di impressionismo e post-impressionismo: Edouard Manet, Claude Monet, Paul Cézanne, Vincent Van Gogh, Paul Gauguin, Edward Munch, James Ensor, Giovanni Segantini, Gustav Klimt, Egon Schiele e la Wiener Secession.
La domenica di Pasqua è dedicata al campo di concentramento di Dachau, luogo di dolore e di memoria. Il treno è comodo, e in circa 30 minuti porta i viaggiatori nella località “amara”. Il cancello in ferro – su cui troneggia l’insegna “Arbeit Macht Frei” (“Il lavoro rende liberi”) – immette direttamente nei luoghi della morte. Un pugno nello stomaco, tra le baracche dei detenuti, il forno crematorio e la camera a gas. E un museo, che vuole riportare a galla gli orrori della deportazione.
Poi, il ritorno. Con l’S1 da Marienplatz sino all’aeroporto. Qui, con sorpresa (e un pizzico di ammirazione), “esce” tutta l’efficienza di Lutfhansa e Airdolomiti: il biglietto viene attivato attraverso uno sportello automatico, il check in è velocissimo, e in breve si arriva al gate di partenza. Il volo è comodo è puntuale (sia all’andata che al ritorno è stato spaccato il minuto), e dopo poco meno di un’ora e mezzo, la Riviera fa capolino tra le nubi.


CLICCA QUI PER LA FOTOGALLERY DI MONACO DI BAVIERA (Foto Alessandro Carli)

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