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Fondazione San Marino 2020 parla Claudia Mularoni

da Redazione

In cantiere hanno dieci progetti per rilanciare l’economia del Titano. A lanciare la sfida è la Fondazione San Marino 2020, formata recentemente da un gruppo di giovani professionisti con idee ben chiare sui possibili percorsi che il Paese dovrebbe avere il coraggio di intraprendere per uscire dalla crisi che l’attanaglia e sconfiggere il declino economico-finanziario in cui versa.

Di Francesca Garavini

 

Dieci idee fattibili e sostenibili in un decennio a partire da oggi. È il nuovo che avanza e comincia a farsi sentire. A svelarci il programma che hanno in mente è Claudia Mularoni, una delle vulcaniche menti del progetto Fondazione San Marino 2020.

 

Quali sono i traguardi da raggiungere?

“La Fondazione è nata dalla volontà di costituire un ‘think tank’ indipendente, dedicato allo studio di prospettive di sviluppo per la Repubblica di San Marino. Il Paese sta attraversando una delicata fase economico-sociale, che richiede soluzioni innovative, con percorsi di sviluppo concreti e sostenibili per il prossimo decennio. La politica va sollecitata sotto il profilo delle idee e va creato un fronte di pressione che induca ad un approccio più scientifico e strutturato alle nuove progettualità, e soprattutto conseguente, cioè capace di consegnare risultati misurabili e visibili”.

 

In che modo concretamente?

“Proponendo possibili traiettorie, coinvolgendo le istituzioni e i vari attori della società civile sammarinese. Il programma di attività prevede la realizzazione di una serie di eventi tematici, il primo realizzato il 21 aprile scorso avente ad oggetto l’identificazione di un possibile percorso per un futuro prossimo di autonomia energetica per la Repubblica di San Marino. Il prossimo sarà realizzato entro metà giugno ed avrà ad oggetto la valutazione sull’opportunità di ingresso della Repubblica di San Marino nell’Unione Europea. La Fondazione ha già tracciato, all’interno del proprio gruppo di lavoro, i successivi argomenti ma saranno resi pubblici prossimamente, sulla base della finalizzazione del programma di interventi di ciascuno”.

 

Come intendete affrontare ogni singolo progetto?

“Prevediamo un primo momento di approfondimento tecnico e confronto tra i relatori internazionali coinvolti e gli attori fondamentali aventi competenza sullo specifico tema nel contesto della Repubblica di San Marino, un incontro a porte chiuse nel cui contesto sia possibile il confronto tra le nuove frontiere di sviluppo in applicazione in ambito internazionale e le applicabilità su San Marino partendo da analisi franca ed efficace sullo stato dell’arte vigente in Repubblica fino ad una rapida valutazione di opportunità concrete di applicabilità dei nuovi modelli e relativi impatti. Alla tavola rotonda a porte chiuse, farà sempre seguito un momento pubblico, finalizzato alla divulgazione dei contenuti ed alla sensibilizzazione della cittadinanza, con l’obiettivo di contribuire a creare una cultura ed una consapevolezza diffusa”.

 

Quali sono secondo lei i possibili scenari di sviluppo per il Paese?

“Esistono soluzioni per rilanciare il sistema paese, sono soluzioni percorribili e sostenibili che partono da una idea di riorganizzazione delle risorse interne sulla base di una visione integrata del sistema, non compartimentata, ma sempre più orientata a valutazioni di impatto generale che vanno dagli aspetti di sostenibilità economica e finanziaria, agli aspetti di impatto sociale e culturale e dunque anche di responsabilizzazione della società civile, agli aspetti di formazione di competenze e professionalità interne, agli aspetti di conversione del sistema economico e attrazione di nuovi ed innovativi profili di impresa”.

 

Partiamo dall’evento dedicato alle fonti di energia rinnovabile e ad un possibile progetto di progressiva autonomia energetica per il Paese. Perché siete partiti proprio dall’energia?

“La scelta del tema è partita dalla considerazione della necessità di recuperare parti di autonomia del nostro Stato e dalla consapevolezza che sul tema energetico si stanno misurato tutte le potenze mondiali. L’energia da fonti tradizionali è destinata ad esaurirsi, la politica energetica è divenuta uno strumento di competitività dei sistemi Paese, la dipendenza energetica è e sarà sempre più un aspetto di debolezza da contenere, gli Stati cominciano a guardare a soluzioni alternative e sostenibili di produzione energetica e di progressiva autonomia interna. San Marino deve affacciarsi a questo scenario e pensare al proprio progetto, con il beneficio di una nuova indipendenza decisionale ed economica, con la creazione di una premessa per fare del fattore energia uno strumento di attrazione lecita di investimenti esteri e di nuova impresa”.

 

Come è possibile realizzare nel prossimo futuro il primo paese che si autosostiene energicamente?

“Abbiamo compreso come una visione non settoriale delle varie soluzioni di energia pulita, ma l’integrazione delle stesse sulla base delle nuove innovazioni tecnologiche, combinata ad una politica interna di risparmio energetico, possano fare di questo paese il primo esempio di Paese a produzione di energia ‘carbon free’. Le valutazione economiche sullo stato attuale dei costi che gravano sul bilancio dello Stato per smaltimento rifiuti urbani e speciali e acquisizione di energia dall’Italia fanno capire come, semplicemente riportando quelle risorse su un progetto di investimento interno in impianti innovativi di smaltimento rifiuti ad impatto ambientale zero con corrispondente produzione di energia, possano dare al Paese in pochi anni una grande autonomia”.

 

Qual è il punto di partenza per misurare la praticabilità accertata del piano di lavoro?

“Il primo step consiste nel lancio di un progetto tecnico di fattibilità, iniziativa su cui la Fondazione San Marino 2020 chiederà l’impegno ufficiale degli organi di governo, dei partiti politici e di tutti gli attori coinvolti in materia, e per il raggiungimento del quale obiettivo costituiremo a breve un comitato tematico permanente che terrà alta l’attenzione e la pressione per garantire un effetto concreto a vantaggio del sistema paese e per evitare che questa azione cada nel nulla”.

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