Home NotizieEconomia Disoccupazione, in Italia cresce a 8,8% Sacconi: I gufi credevano peggio

Disoccupazione, in Italia cresce a 8,8% Sacconi: I gufi credevano peggio

da Redazione

Anche in Italia la disoccupazione torna a crescere. Mentre quello dell’Europa a 16 è in doppia cifra, nella Penisola siamo a quota 8,8%. Il Ministro al Lavoro Maurizio Sacconi prende nota dei dati Istat, ma non ne fa un dramma: “Ce lo aspettavamo, e poi molti gufi segnalavano ancor peggio”. E se gli altri Paesi non sono messi meglio rispetto all’Italia, anche qui c’è poco da stare allegri. Soprattutto per chi è a spasso e non trova più occupazione.

Il tasso di disoccupazione nei sedici paesi della valuta unica risulta a marzo stabile dal mese precedente a quota 10,0%, nel rispetto delle attese raccolte tra gli altri anche da Reuters. Diffuso dall’ufficio di statistica comunitario Eurostat un’ora prima dei dati Istat, il tasso destagionalizzato italiano risulta pari a 8,8%, due decimi oltre il consensus, dopo l’8,6% di febbraio. A livello di Unione a ventisette la percentuale dei senza lavoro risulta stabile a 9,6%.
L’aumento del tasso di disoccupazione era atteso, ma molti ‘gufi’ prevedevano dati peggiori. Così il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha commentato i numeri dell’Istat sulla disoccupazione, a margine di una conferenza stampa sulle politiche attive per le donne lavoratrici. "Il tasso di disoccupazione è leggermente incrementato – ha spiegato Sacconi – ma ce lo aspettavamo. Molti gufi segnalavano ancor peggio. Come sappiamo l’andamento della disoccupazione è successivo all’andamento dell’economia". Il ministro ha anche commentato i dati Eurostat mettendo in evidenza che c’è "una differenza evidente tra noi e l’Ue a 27, siamo molto sotto la media Ue ma è una magra consolazione perché poi chi cerca lavoro non lo trova". Molti gufi segnalavano ancor peggio". Un dato positivo, ha proseguito Sacconi è che il tasso di inattività "scende un pochino, per fortuna scende il tasso degli scoraggiati". Sacconi si è detto convinto che la risposta alla disoccupazione non possa che essere "la combinazione degli ammortizzatori sociali con la formazione".
"La sfida della formazione – ha concluso – è obbligata, è una risposta tradizionale ma tradizionalmente fallita. Non mancano i soldi, tra stock e flusso le regioni avrebbero a disposizione 2,5 miliardi".
 

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