Home FixingFixing Esperienza coworking, ovvero imprese aperte e condivise

Esperienza coworking, ovvero imprese aperte e condivise

da Redazione

Alla Bolognina, quartiere simbolo di Bologna, è nato il primo innovativo esperimento italiano di coworking, e l’unico a tutt’oggi in Regione. Nato nella Silicon Valley dall’iniziativa di un informatico che decise di subaffittare il suo ufficio, il modello si è diffuso in Europa e negli Stati Uniti, dove gli spazi di lavoro fast&low cost si sono diffusi da una decina d’anni riscuotendo rapidamente successo. E ora anche in Italia.

di Saverio Mercadante

 

Passa di tutto. Dal broker di fertilizzanti chimici, all’avvocato penalista, al designer, allo stilista, al grafico, all’informatico. Può accedervi chiunque. Nel nome della condivisione di uno spazio spedendo al carcere a vita l’isolamento personale e professionale. Alla Bolognina, quartiere simbolo di Bologna, è nato il primo esperimento italiano di coworking, e l’unico a tutt’oggi in Regione. Nato nella Silicon Valley dall’iniziativa di un informatico che decise di subaffittare il suo ufficio, il modello si è diffuso in Europa e negli Stati Uniti, dove gli spazi di lavoro fast&low cost si sono diffusi da una decina d’anni riscuotendo rapidamente successo. E ora anche in Italia. L’idea è semplice: tutti possono affittare alla “Pillola 400” di Bologna, un open space di 400 metri quadri, per un’ora, un giorno, una settimana, un mese, una scrivania con lampada e cancelleria, avere a disposizione internet senza fili, stampanti, fotocopiatrici, scanner, e farla diventare la sede della propria attività. Dove il vero aggiunto è lo scambio e il confronto tra obiettivi e professionalità diverse in un ambiente che offre anche bar, divani, sala riunioni, il video proiettore, impianti audio; l’arredamento è realizzato con materiale povero da recupero. Ma la Pillola, è anche galleria, punto di raccolta di frutta e verdura a km zero, laboratorio di eventi organizzati dai coworkers, spazio per seminari, convegni, food design, concerti, sfilate di moda indipendente. Una Pillola liquida, condivisa, fluttuante, trasversale.
“Nella nostra idea lo spazio di coworking – afferma Ludovico Pensato, uno dei fondatori – può essere utile ai giovani che decidono di fondare una nuova società e non hanno la possibilità di permettersi un locale tutto loro, ai professionisti in viaggio di lavoro che si trovano temporaneamente in città e hanno bisogno di un luogo dove potersi concentrare e avere a disposizione la strumentazione di un ufficio, ai telelavoratori o a coloro che in genere lavorano da casa e che sono stanchi di passare le giornate in solitudine e in un ambiente pieno di distrazioni. Il coworking può essere utile a qualunque professionista: la possibilità di lavorare in un ambiente condiviso è fonte di scambio di idee e di potenziali collaborazioni in tutti i campi di lavoro”.
Il coworking è in qualche maniera simile agli incubatori d’impresa anche se in questi ultimi spesso mancano aspetti di socialità, collaborazione e informalità.
Molti dei partecipanti al coworking sono anche coinvolti nei BarCamp e altri sviluppi collaborativi di tecnologie quali ad esempio progetti open source. Il BarCamp è una non-conferenza collaborativa, dove chiunque può “salire in cattedra”, proporre un argomento e parlarne agli altri, con lo scopo di favorire il libero pensiero, la curiosità, la divulgazione e la diffusione dei temi legati all’uso del Web, al software libero e alle reti sociali.
Alcuni accostano il coworking ai business center, ma sono realtà piuttosto diverse.
Sabrina Pugliese ha 26 anni ed è socia di Meta Obiettivo Dialogo, società di consulenza aziendale, di Torino che ha messo a punto un particolare Meta Coworking: “Ha la tipica struttura dell’incubatore d’impresa con l’innesto degli aspetti di socialità, collaborazione e informalità propri del coworking. Oltre a mettere a disposizione i locali, le postazioni lavoro e il nostro desiderio di condivisione, diamo anche l’opportunità di verificare la propria idea imprenditoriale eventualmente scortandolo nella sua realizzazione e/o di attivare nuovi progetti. Inoltre offriamo anche la possibilità di fruire di alcuni dei servizi tipici di un businnes center (per esempio ufficio virtuale, assistenza segretariale e ufficio ad hoc) e questo è il motivo per cui Meta Coworking può essere definito ibrido”.
L’abitante di un coworking è di norma un libero professionista che è abituato a lavorare da solo ma sente la necessità di condividere le proprie esperienze e vivere la socialità del lavoro. La riservatezza non è un elemento essenziale del coworking: si lavora nella condivisione e non nella separazione. Che è un elemento fondamentale per chi fruisce del business center. E infatti i locali sono separati.
 

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