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San Marino: soluzioni non problemi

da Redazione

San Marino sta giocando una partita di grande difficoltà, dove sono necessarie scelte decisive per il futuro del Paese. Eppure non tutti sembrano andare in questa direzione.

San Marino sta giocando una partita di grande difficoltà, dove sono necessarie scelte decisive per il futuro del Paese. Eppure anche in questo periodo così delicato vediamo prevalere la logica dell’interesse di parte e la voglia di chissà quali rivincite degli uni sugli altri. In tutti i settori economici, politici e sociali si sta discutendo su come uscire dalla black list italiana. E se questa sembra essere una scelta voluta da tutti, stanno emergendo anche valutazioni diverse, sicuramente legittime, ma che devono essere motivate e rese note. Occorre dire con chiarezza quale economia vogliamo e fare le scelte conseguenti, assumendosene tutte le relative responsabilità. Per San Marino e per tutta l’imprenditoria sana, non ci possono essere alternative all’uscita dalla lista nera. L’ANIS l’ha ribadito a più riprese in queste ultime settimane. E allora si apra un confronto per affrontare, tutti assieme, i problemi, trovando anche le soluzioni per dare un indirizzo chiaro al futuro.
Da anni ci si chiede perché lavorare e fare impresa a San Marino, come conservare economia e come attrarne di nuova. Se davvero si desidera trovare risposte a questi quesiti, è evidente che si debba partire da una conoscenza approfondita dei vari problemi, e dei numeri che li rappresentano. Un primo passo, ad esempio, potrebbe essere quello di andare nella direzione di una riorganizzazione della contabilità pubblica, rendendo pubbliche tutte le delibere di spesa per comprendere nel dettaglio la composizione del bilancio, sia per le entrate che per la spese. E poi è opportuno stabilire, una volta, quali siano le priorità di San Marino.

Innanzitutto si deve partire da una definizione dei rapporti con l’Italia, anche per assicurare agli operatori economici un quadro certo e chiaro in cui lavorare. È indispensabile un riassorbimento del deficit pubblico nell’arco di pochi anni. Occorre poi andare verso una modernizzazione delle procedure, anche informatiche, dei servizi pubblici, e riformare il sistema pensionistico andando senza indugio verso il sistema contributivo. Un altro aspetto fondamentale, su cui insistiamo da tempo, è la necessità di ridare competitività alle imprese, gravate da un fardello burocratico e di costi diventato insostenibile per poter affrontare una concorrenza estera resa ancora più agguerrita dalla crisi e dalla difficoltà delle relazioni tra Italia e San Marino.
Tutto questo è realizzabile solo tramite un progetto straordinario che vada a incidere sui costi di produzione dei beni e dei servizi. In poche parole occorre creare le condizioni per attrarre economia divenendo, ad esempio, la miglior e più competitiva ‘manifattura’ o il settore commerciale più attrattivo del centro Italia, un’impresa questa non impossibile per San Marino.
Questi ultimi anni tuttavia hanno evidenziato un problema di base che mina ogni buona intenzione, un problema di metodo di lavoro e di regole istituzionali. L’argomento è troppo importante per esaurirlo in poche righe, per cui lo approfondiremo in futuro. Ma occorre avere sempre in mente la San Marino che vogliamo: un Paese in cui la politica faccia la politica occupandosi della parte giuridica, conducendo lo Stato verso il suo futuro. In cui il sistema istituzionale trovi un nuovo equilibrio fra i diversi poteri, in cui venga esaltata l’autonomia della giustizia come quella della scuola o della sanità, in cui la trasparenza degli atti pubblici sia un asset positivo.
Tutto questo sarebbe davvero la più grande risorsa competitiva che possiamo conquistare.
 

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