Home FixingFixing Occhio ai vulcani d’Islanda. Dopo l’Eyjafjoll il Katla?

Occhio ai vulcani d’Islanda. Dopo l’Eyjafjoll il Katla?

da Redazione

L’eruzione dell’Eyjafjallajokull ci ha fatto puntare il dito sull’Islanda, e sul suo ribollente ventre. Ma adesso ci si deve preoccupare del Katla, vicino brontolone e pericoloso. Breve storia delle eruzioni vulcaniche nel mondo.

C’è voluta una nube di cenere alta dieci mila metri per accorgersi che lassù, nell’estremo nord ovest del vecchio continente, c’è una piccola nazione il cui cuore caldo ribolle di energia. Letteralmente. L’eruzione dell’Eyjafjallajokull, anzi del vulcano Eyjafjoll, che si trova racchiuso nel ghiacciaio Eyjafjallajokull, nel sud dell’Islanda e qualche centinaio di chilometri a est dalla capitale Reykjavik (per chi è interessato, le sue coordinate sono 63°38′N 19°36′W), secondo gli esperti islandesi starebbe diminuendo di intensità. Un calo dell’80% dopo quattro giorni dal picco di sabato scorso che dovrebbe essere un segnale positivo – almeno per le compagnie aeree – se non fosse che accanto all’Eyjafjoll dorme il Katla, altro vulcano incastonato in un ghiacciaio (un binomio pericoloso perché la nube di ceneri che ha invaso l’atmosfera è causata dalla repentina fusione del ghiaccio e dal rapido raffreddamento della lava). E il Katla è un tipo burbero e pericoloso che ha il sonno leggero. Oggi, ai tempi dell’aeroplano, ci accorgiamo di quanto un vulcano nella lontana Islanda possa condizionare la nostra vita. Ma la storia è fatta di grandi eruzioni che hanno segnato le tappe dell’umanità. Un flashback, il nostro, che parte dal Vesuvio e da quell’eruzione esplosiva che nel 79 d.C. spazzò via Pompei ed Ercolano, e venne “immortalata”, a costo della vita, dal naturalista Plinio il Vecchio (si definiscono eruzioni pliniane quelle esplosive con lancio di lapilli gas e cenere proprio in suo onore). In questi giorni l’Eyjafjoll ci ha fatto ricordare l’anno 1816, il famoso “anno senza estate” per via della nube di cenere che dal vulcano Tambora, nel sudest asiatico, si alzò fino ad oscurare per dei mesi il cielo, raffreddando le temperature, distruggendo raccolti fino a mettere in ginocchio intere nazioni. E poi c’è il Krakatoa, ad est di Giava come recita il famoso film, che nel 1883 provocò il rumore più forte della storia, con un’esplosione dalla potenza di 200 megatoni, udita a 5 mila chilometri di distanza, e uno tsunami con onde di 40 metri. Per saperne di più:http://lettera22punto0.wordpress.com/

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