Home NotizieEconomia “Ballando sul Titano”: Il Foglio predice crac e sventure

“Ballando sul Titano”: Il Foglio predice crac e sventure

da Redazione

Tredicimila battute. Con un articolo “corposo” e un titolo che suona esattamente così – “Ballando sul Titano" – il giornalista Stefano Cingolani de Il Foglio ha “parlato” della Repubblica di San Marino. In estrema sintesi, San Marino non è più un paradiso fiscale, rischia il crac finanziario. E teme di finire commissariata dagli italiani.

“Lungo la superstrada che porta a Rimini – si legge nell’articolo – pattuglie di poliziotti e Guardie di Finanza stazionano giorno e notte, controllano l’andirivieni, fermano le auto e i camion, in un clima che i sammarinesi vivono come un vero e proprio assedio. Si sentono strangolati, prosciugati nei loro beni e nel loro stesso spirito da una campagna che, al di là degli scandali fiscali e degli imbrogli creditizi sui quali indaga la magistratura, mette in discussione il bene supremo conservato per sette secoli: l’indipendenza”. Cingolani, nel pezzo, chiede al segretario generale dell’ANIS Carlo Giorgi se quel che non riuscì ai Malatesta, riesce a Giulio Tremonti. “Vede – risponde Giorgi -, io apprezzo Tremonti, credo che faccia bene il suo mestiere e persegua gli interessi del proprio paese. Ma è arrivato il momento di ragionare da statisti e affrontare le questioni aperte con un incontro diretto tra i due governi” dichiara al Foglio. “Passavano numerosi i viandanti per risparmiare una manciata di quattrini comperando nei negozietti e nelle viuzze – prosegue il giornalista de Il Foglio -. E uomini d’affari dalle borse ben più fornite, depositavano nelle banche locali valigie piene di contanti. Quei tempi sono finiti. E’ stato un lungo addio e una rotta vera e propria da quando il G20 ha messo nel mirino i paradisi fiscali. Tanto che si è creato un serio problema di liquidità, avverte la missione del Fondo monetario. E’ cominciata, così, una corsa contro il tempo per evitare che San Marino finisca nella lista nera del governo italiano, ma anche per bloccare l’emorragia provocata dallo scudo fiscale. Scaduto il condono, tutti si chiedono se dal primo luglio resterà il becco di un quattrino in cima al Titano”. Lo scudo fiscale, in particolare, ha inferto un duro colpo. “Perderemo un terzo dei depositi – stima Pier Paolo Fabbri, presidente dell’Associazione bancaria – Una voragine che oscilla tra i quattro e i cinque miliardi di euro, perché un quinto dei rimpatri concordati con il fisco sono soltanto giuridici”. Il decreto salva banche ha imposto agli istituti di accantonare l’otto per cento della raccolta per far fronte a problemi di liquidità. Un passo falso – secondo Fabbri – perché ha drenato risorse preziose proprio quando ne avevamo pi bisogno . Su questo aspetto essenziale è precipitata la crisi tra la Banca Centrale (è di oggi la notizia delle dimissione del Presidente Ezio paolo Reggia, ndr) e il segretario alle Finanze. Cingolani poi tratta del gruppo Delta e dei rapporti tra il Titano e l’Italia. La tensione fra Roma e San Marino ha spinto Antonella Mularoni, segretario agli Affari esteri, figura di spicco nell’esecutivo del Titano, a presentare ai funzionari del Tesoro e all’Agenzia delle Entrate, un pacchetto di provvedimenti, tra i quali l’introduzione del reato di falsa fatturazione. Il governo italiano tiene duro e non riceve formalmente il governo sanmarinese. La riforma fiscale annunciata al Congresso di stato (il governo) della libera Repubblica è un passo avanti, tuttavia resta ancora un impegno e Tremonti attende, con la tattica del cunctator. Per fortuna, non c’è nessun Annibale alle porte. La strategia è portare, passo dopo passo, il Titano alla normalità. La Serenissima Repubblica, stretta nella morsa, chiede un segnale – dice Valentini, ministro delle Finanze in pectore – un gesto che segni l’inizio di una fase nuova . La crisi sanmarinese non è poca cosa, al di là delle apparenze. Non si tratta di togliere una cimice dalla criniera del cavallo, ma di affrontare in modo serio riforme della finanza e del fisco, all’insegna della trasparenza e dell’equità, senza vessazioni né pruriti da grande fratello. Se da una parte si smonta lo stato centrale rivalutando il diritto medievale, le autonomie, Otto Brunner e Gianfranco Miglio, perché dall’altra si agisce con piglio giacobino per cancellare di fatto un’autonomia territoriale? L’avversario è impari. Eppure, anche la piccola Repubblica ha qualcosa da insegnare per chi abbia voglia di apprendere.

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