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Addio a Juan Antonio Samaranch padre delle Olimpiadi contemporanee

da Redazione

Il mondo sportivo è in lutto: è deceduto nella “sua” Barcellona il Marchese Juan Antonio Samaranch, il Signore degli Anelli, o meglio dei cerchi olimpici, padre delle Olimpiadi contemporanee come il Barone Pierre de Coubertin fu l’inventore delle Olimpiadi moderne. All’interno il ricordo delle istituzioni e la sua lunga storia.

Si è spento a 89 anni nella “sua” Barcellona Juan Antonio Samaranch, “il signore degli anelli” come era stato soprannominato, gli anelli, o cerchi, olimpici. Samaranch, un passato da franchista, è stato l’indiscusso padre padrone delle olimpiadi moderne ed era ancora il presidente onorario del Comitato olimpico internazionale.
La notizia della sua morte è stata data dal direttore del servizio di medicina interna dell’ospedale Quiron, Rafael Esteban Mur. Samaranch era stato ricoverato martedì per un’insufficienza coronarica acuta. Samaranch, un dirigente sportivo e politico spagnolo, aveva guidato il Cio dal 1980 al 2001, quando gli succedette il belga Jacques Rogge e lui fu nominato presidente onorario a vita. Solo il padre delle Olimpiadi moderne, Pierre de Coubertin, aveva ricoperto l’incarico più a lungo, dal 1896 al 1925. Sotto il franchismo era stato ministro per lo Sport. Negli ultimi anni aveva guidato la sfortunata candidatura di Madrid per ospitare i Giochi nel 2012 (finiti a Londra) o nel 2016 (assegnati a Rio).

 

PETRUCCI (CONI): GRAVE PERDITA PER MONDO OLIMPICO
“Oggi è un giorno di lutto per lo sport mondiale”. Sono le parole di Gianni Petrucci, presidente del Coni, dopo la scomparsa di Juan Antonio Samaranch, ex presidente del Cio. ”La scomparsa di Samaranch rappresenta una grave perdita per il mondo olimpico perché lui è stato il vero protagonista del risanamento finanziario del Cio e del rilancio dei Giochi Olimpici come evento universale”, dice il presidente del Coni in una nota. ”Di lui ricorderò sempre il meraviglioso intuito e la sua innata capacità manageriale che gli hanno consentito di diventare uno dei più grandi dirigenti della storia dello sport di tutti i tempi. A nome mio personale e del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, in questo momento di profondo dolore, sono vicino al figlio Juan Antonio junior, esprimendogli i più sinceri sentimenti di cordoglio dell’intero sport italiano”.
Il segretario generale del Coni, Raffaele Pagnozzi, anche nella sua veste di segretario generale dell’Associazione dei Comitati Olimpici Europei, ha voluto ricordare la figura del presidente onorario del Cio: ”Samaranch è stato per tutti noi dirigenti sportivi una sorta di padre putativo, un punto di riferimento continuo e costante per chiunque appartenesse al mondo olimpico. Nei suoi venti anni di presidenza ha saputo imprimere una svolta decisiva e determinante al Cio, ai Giochi Olimpici, modernizzando un movimento che stava per entrare in crisi tra boicottaggi e veti incrociati. E’ stato poi un grande sostenitore, insieme ad Onesti, della nascita dell’Associazione dei Comitati Olimpici Europei, al quale non ha fatto mai mancare il suo apporto in termini di consigli e di idee. Lo sport oggi piange uno dei suoi più grandi campioni di diplomazia”.

E QUESTA E’ LA STORIA DEL “SIGNORE DEGLI ANELLI”, COME LA RIPERCORRE L’ANSA
Il suo oscuro passato con la camicia azzurra da falangista se l’è portato addosso per tutta la vita, fino alla tomba. Ma da quel suo torbido passato a fianco dell’ex dittatore spagnolo Francisco Franco è riuscito comunque a uscire, da quell’abile tessitore di trame politiche che è sempre stato. Con la morte di Juan Antonio Samaranch finisce probabilmente un’epoca. La sua lunga stagione da ”Signore degli anelli” è durata 21 anni. Con lui il Cio è diventato una macchina da soldi mostruosa rappresentando più Paesi addirittura dell’Onu (205 contro i 192 del Palazzo di Vetro). Un pregio da un lato che ha fatto arricchire molti, trascinando il movimento olimpico nel lusso e talvolta nello sfarzo. Fino ad arrivare a eccessi tutt’altro che imprevedibili come lo scandalo di Salt Lake City. Tra il 1998 e il 1999 si scoprì che alcuni membri avevano ricevuto in regalo tangenti e prestazioni sessuali da parte del comitato organizzatore dei Giochi invernali. Il Cio espulse i membri corrotti, Samaranch reagì scusandosi di fronte al mondo, ma anche riformando il sistema di scelta delle città: non più il Cio a decidere, ma una commissione elettiva, composta da otto membri eletti dal congresso. E anche allora salvò la sua poltrona fino alla scadenza nel 2001, quando gli subentro Jacques Rogge. Ma nelle segrete stanze del potere sportivo la dinastia dei Samaranch è rimasta: suo figlio è diventato membro e tra l’altro si chiama come suo padre, che fino all’ultimo è rimasto nella ‘famiglia’ come presidente onorario. Il sigillo di Juan Antonio Samaranch sul Cio rimarrà probabilmente incancellabile. Basti dire soltanto che i suoi 21 anni di presidenza sono il periodo più lungo della storia dopo Pierre de Coubertin. E forse non è un caso che il padre dei Giochi dell’era moderna fosse un barone, mentre Samaranch era marchese. Nato il 17 luglio 1920 da una famiglia di industriali tessili. Sposato con Maria Teresa Salisachs-Rowe, due figli: Maria Teresa e Juan Antonio, che è sposato con una romana. In gioventù praticò hockey a rotelle, pugilato, calcio, vela, sci, golf ed equitazione. Aveva l’hobby dell’arte e della filatelia ed era un maniaco del computer. Da vero poliglotta parlava spagnolo, francese, inglese, oltre al catalano, ma si esprimeva anche in russo, tedesco, italiano. Ha fatto il professore d’economia, l’industriale, il consigliere di istituti di credito. La sua passione politica lo fece infiammare da giovane per Franco capeggiando cortei fascisti a Barcellona. Fedelissimo, amico e ministro del dittatore alla cui morte si inventò una nuova carriera. Ma nei suoi 21 da presidente fu grande amico dell’Italia e del Coni. Nel 1980, quando fu eletto presidente, il Cio stava attraversando uno dei suoi momenti più difficili della storia tra fratture e boicottaggi. L’allora presidente irlandese lord Killanin definì la cerimonia di apertura dei Giochi di Mosca ”la più imbarazzante della storia”, a causa del boicottaggio americano dopo l’invasione sovietica dell’Afghanistan (ma alla fine furono 57 Paesi che boicottarono quelle Olimpiadi: oltre agli Usa c’erano anche Cina, Giappone e Germania Ovest). Da allora iniziò un lento lavoro diplomatico: il suo capolavoro politico avvenne nel ’92 ai Giochi della sua Barcellona. Prima di allora lo sport a cinque cerchi poteva essere soltanto un evento ristretto allo sport dilettantistico. In quell’occasione si decise la fine della Regola 26 della carta olimpica e l’abolizione dello status di dilettante. Simbolicamente la svolta fu l’arrivo ai Giochi del Dream Team americano di basket composto dalle stelle della Nba guidato da Michael Jordan. L’altra guerra che iniziò fu quella al doping, dopo il clamore del caso Ben Johnson a Seul. E forse è stata l’unica che non ha avuto il tempo di vincere. L’ultima battaglia l’anno scorso quella di riportare i Giochi in Spagna nel 2016, ma questa volta il Cio ha voltato le spalle al vecchio presidente scegliendo Rio de Janeiro.

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