L’eruzione del vulcano-ghiacciaio Eyjafjallajokul, nel sud, sud-ovest dell’Islanda, ha mandato in tilt il traffico aereo. Ma le conseguenze potrebbero essere ben maggiori. Gli esperti mettono a confronto la situazione attuale con quella che rese il 1816 "l’anno senza estate". E la nube di cenere presto potrebbe arrivare fino al Mediterraneo.
L’eruzione del vulcano-ghiacciaio Eyjafjallajokul, nel sud, sud-ovest dell’isola (ma comunque a est dalla capitale Reykjavik e dall’aeroporto internazionale di Keflavik, che è ancora più a est) ha mandato in tilt il traffico aereo ed ha evocato lo spettro di cambiamenti climatici ed eventi di portata epocale, come l’eruzione del Krakatoa nel 1883 o il cosidetto “anno senza estate”, il 1816.
Sono verosimili queste ipotesi e questi raffronti? La risposta, effettivamente è sì, anche se lo scenario dovrebbe essere meno catastrofico. Diciamo che tutto dipende da quanto durerà questa eruzione. Se può far testo in qualche modo, poi, l’ultima volta che l’Eyjafjallajokul eruttò, nel 1821, lo fece ininterrottamente per un anno e mezzo.
Quello che è certo e incontrovertibile è che le nubi vulcaniche sprigionate in eruzioni come quella dell’ Eyjafjallajokul (coordinate 63°38′N 19°36′W, per chi volesse cercarlo sulle cartine) sono pericolose per i voli aerei. E non solo perché disturbano o impediscono la visibilità. Enzo Boschi, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia in un’intervista al ‘Messaggero’, ha spiegato che la cenere infilandosi nei reattori può bloccarli, creando guasti irreparabili e rischiando di far precipitare i velivoli. Cosa succederà allora al traffico aereo? La risposta di Boschi non è incoraggiante: prima che le ceneri scompaiano dall’aria potrebbero volerci giorni o addirittura settimane, dunque è probabile che i disagi per i viaggiatori si protrarranno a lungo. Ma del resto, “quando la natura si manifesta con un’eruzione vulcanica l’uomo non può far altro fermarsi e aspettare che tutto passi”. E se lo dice il presidente dell’Istituto di Vulcanologia c’è da credergli.
E poi c’è l’altra questione. La nube di cenere arriverà fino all’Italia, ed è pericolosa? Qui a spiegare è Marina Baldi, climatologa del Cnr. Anche lei ha parlato dell’“anno senza estate”, il 1816, dando la colpa ad un altro vulcano islandese (in realtà la causa è comunemente attribuita al vulcano Tambora, nell’odierno arcipelago indonesiano) che provocò “un abbassamento di diversi gradi della temperatura in tutto il centro-nord Europa”. Secondo Marina Baldi, la circostanza potrebbe avere analogie e dobbiamo prepararci a un lungo periodo perché “siamo in primavera e l’alta pressione sposta grandi masse d’aria da nord verso sudest”. Sarebbe quasi certa l’ipotesi che la nube arrivi “fino al Tirreno”, e forse “fino al Mediterraneo” nei prossimi giorni o nelle prossime settimane
Riguardo al rischio sanitario, è ancora presto per fare previsioni poiché non si conosce ancora il tipo di sostanze contenute nella nube e la loro proporzione. In Islanda hanno preso precauzioni invitando le persone ad uscire di casa solo se necessario e muniti di maschere antigas.