Home NotizieAttualità Giallo Emergency, l’ospedale ora è in mano agli afghani

Giallo Emergency, l’ospedale ora è in mano agli afghani

da Redazione

S’infittisce il giallo dell’arresto dei tre operatori di Emergency arrestati in Afghanistan con l’accusa di essere terroristi. Restano le armi ritrovate nella struttura dell’Ong italiana: per il fondatore Gino Strada sono state messe lì proprio per incastrare Emergency e tappare una voce che racconta quella guerra senza giornalisti. Intanto la struttura in questione è ufficialmente passata in mani afgane.

È un complotto ai danni di Emergency oppure no? Il giallo resta fitto dopo l’arresto dei tre esponenti italiani operatori sanitari nell’ospedale dell’ONG italiana in Afghanistan da parte dei servizi segreti afgani. Un giallo reso ancora più fitto dagli articoli del Times (la cui “battaglia” anti-italiana in Afghanistan ha già vissuto altri momenti forti in passato), non sempre immune da bufale, e, diciamolo pure, anche dai ripetuti duri interventi del “padre” di Emergency, Gino Strada, dichiarazioni forti in difesa della sua creatura e dei suoi uomini che hanno creato tensioni politiche tra Italia e Afghanistan.
Il caso dei tre italiani fermati, il chirurgo Marco Garatti, l’infermiere Matteo dell’Aira e il tecnico Matteo Pagani, accusati insieme ad altre sei persone di aver ordito un complotto terroristico contro Goulab Mengal, governatore di Lashkar-Gah, nella provincia meridionale afghana di Helmand, è stato al centro della serata televisiva di ieri, con una puntata di Porta a Porta che ha visto protagonisti Gino Strada e il Ministro agli Esteri Franco Frattini.

UN FLASHBACK PER RIASSUMERE LA VICENDA
Da Emergency hanno immediatamente chiesto a gran voce l’immediata liberazione dei volontari: “è probabile che i nostri collaboratori siano già in uno stato di detenzione illegale” (a 72 ore dall’arresto). Ma ”se cominciamo a parlare di sequestro – ha spiegato il ministro degli Esteri Franco Frattini – trasformiamo in una vicenda politica quella che è una investigazione alle prime battute, che vogliamo seguire garantendo i pieni diritti ai nostri connazionali”. ”Non li abbiamo abbandonati”, assicura: ”vale anche per loro la presunzione di innocenza”. Che cosa sia avvenuto, e stia avvenendo, negli uffici della Nds durante gli interrogatori è oggetto di congetture, ma la realtà è che soltanto al momento della formalizzazione dell’inchiesta si potranno tirare le conclusioni su presunte ammissioni di colpevolezza da parte degli italiani, annunciate dal portavoce del governatore di Helmand, Daud Ahmadi. Lo stesso che ha poi smentito il quotidiano britannico The Times (soprattutto in relazione agli asseriti collegamenti con Al Qaida) e che ora, interrogato dall’Ansa, si limita a dire che ”le uniche dichiarazioni valide sono quelle del primo giorno”, (sull’esistenza di un complotto) e che ”nulla si può dire sui tempi dell’inchiesta, che dipende dalla Nsd”. ”Sono loro – ha insistito – a scandire i ritmi di questa vicenda”.
Sul versante italiano, intanto, la procura di Roma sta seguendo l’evoluzione della vicenda e presto aprirà un fascicolo processuale.
Il punto si farà comunque domani, quando Frattini riferirà in Parlamento. In mattinata i senatori Pd avevano presentato un’interrogazione urgente chiedendo a Frattini di spiegare in Aula se il governo era stato informato dell’azione contro l’ospedale di Emergency per fermare i tre cittadini italiani. Ad oggi, denuncia l’interrogazione firmata da Alberto Maritati, Anna Finocchiaro e Luigi Zanda, non risulta che sia stata avanzata alcuna richiesta di consegna dei tre arrestati.

GINO STRADA: QUALCUNO HA MESSO ARMI NOSTRO OSPEDALE
Il nodo della questione è legato a quelle armi rinvenute nell’ospedale di Emergency: fucili e una cintura da kamikaze. Li ha messi qualcuno per togliere di mezzo un testimone scomodo oppure la struttura dell’Ong italiana era davvero la base di qualcuno – non necessariamente degli operatori italiani fermati – per compiere atti terroristici?
"Penso che qualcuno abbia messo le armi nel nostro ospedale, certamente non i nostri internazionali". Lo ha ribadito Gino Strada, fondatore di Emergency, nel corso della trasmissione "Porta a porta". Strada ha ricordato che quella in Afghanistan è la prima guerra "che non viene seguita sul posto da nessun giornalista". Per questo l’ospedale di Emergency, ha proseguito il fondatore dell’ong, costituisce un’anomalia dato che non ha mai smesso di rendere noto quello che succede nel territorio dove sorge. "Forse a qualcuno questo non è piaciuto – ha proseguito Strada – e per questo si è deciso di colpirlo". Piero Fassino, responsabile per la politica esteri del Pd, ha tenuto a precisare di "non riuscire ad immaginare questi operatori mentre maneggiano armi ed esplosivi, soprattutto dopo aver conosciuto le loro storie e le loro esperienze. Ricordo invece che nell’ospedale di Lash Kar-Gah operano 250 afghani e in quel gruppo – ha concluso – ci può essere qualsiasi cosa".

EMERGENCY CHIEDE AIUTO AL WEB: 100 MILA FIRMANO PETIZIONE
Quasi 100 mila persone hanno firmato in poche ore la petizione pubblicata su Internet da Emergency per la liberazione dei tre medici fermati sabato scorso in Afghanistan. "Sabato 10 aprile militari afgani e della coalizione internazionale hanno attaccato il centro chirurgico di Emergency a Lashkar-gah e portato via membri dello staff nazionale e internazionale", si legge sul sito web di Emergency. "Tra questi ci sono tre cittadini italiani: Matteo Dell’Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani. Emergency è indipendente e neutrale. Dal 1999 a oggi ha curato gratuitamente oltre 2.500.000 cittadini afgani e costruito tre ospedali, un centro di maternità e una rete di 28 posti di primo soccorso". L’organizzazione di Gino Strada ha dato appuntamento per sabato alle 14,30 a piazza Navona a Roma. Si moltiplicano inoltre i gruppi sui socialnetwork in cui si chiede l’immediata liberazione dei tre medici italiani.

EMERGENCY: OSPEDALE LASHKAR-GAH IN MANO AFGANA
L’ospedale di Emergency a Lashkar-gah è in questo momento in mano della polizia afgana e del personale locale. Nessun operatore internazionale è operativo nella struttura sanitaria. Lo si apprende dalla ong italiana.
Questa mattina il personale internazionale dell’ospedale che ancora si trovava a Lashkar-gah, dopo l’arresto di Dell’Aira, Garatti e Pagani, ha preso un volo per Kabul diretto alle strutture di Emergency della capitale afgana. Si tratta di sei operatori, cinque italiani (di cui quattro donne) ed un indiano. Dal giorno dell’arresto dei tre italiani, questi sei operatori si trovavano nelle loro case e non erano più rientrati in ospedale. Alla base della decisione, presa da Emergency d’intesa con le autorità, anche motivi di sicurezza. L’organizzazione sottolinea di non avere ancora notizie dei tre arrestati e di non sapere dove si trovano.

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