Home NotizieAttualità A un anno dal terremoto L’Aquila ricorda. Tra le polemiche

A un anno dal terremoto L’Aquila ricorda. Tra le polemiche

da Redazione

A un anno dal terribile terremoto che ha messo in ginocchio l’Abruzzo e il suo capoluogo L’Aquila, che è costato trecentootto vite umane, l’Italia si ferma a ricordare. E a riflettere. Tra le tante cerimonie che si sono svolte all’Aquila, la più toccante è andata in scena nella notte: alle 3.32 in punto, con 308 rintocchi di campana. E il termometro sotto zero, oggi come allora.

Sei aprile 2010 triste e ”freddo” come un anno fa. Come quella strana e dolorosa mattina, dopo il violento boato delle 3.32, con L’Aquila distrutta e gli aquilani attoniti e frastornati, ancora incapaci di comprendere la reale portata della tragedia. Il primo anniversario del terremoto in Abruzzo cade a ridosso delle festività pasquali. Da ieri sera, lunedì dell’Angelo, la città capoluogo è stata un rincorrersi di appuntamenti laici e religiosi: fiaccolate, veglie di preghiera, illuminazioni, requiem. In mattinata era stato il sottosegretario Gianni Letta a presiedere, insieme al capo Dipartimento della Protezione civile, Guido Bertolaso, ed alle autorità locali, l’inaugurazione della nuova sede della basilica di San Bernardino, in piazza d’Armi, con l’annessa Mensa di Celestino, ritrovo dei poveri voluto da padre Quirino Salomone. Molti aquilani non hanno però gradito che quella struttura lineare, moderna, senza affreschi e ricchi arazzi, senza le tradizionali e familiari immagini sacre, sia stata chiamata ”chiesa di San Bernardino”, quasi a voler togliere ogni speranza di ricostruzione di quel luogo di culto tanto caro ai fedeli. Gianni Letta, sempre vigile, non ha voluto mancare alle celebrazioni di ieri e della notte passata. Come tanti sindaci, presidenti di Provincia, amministratori di tutta Italia che hanno voluto testimoniare la solidarietà e la vicinanza al popolo terremotato, partecipando alla seduta straordinaria del Consiglio comunale, convocata nella tenda di piazza Duomo a notte inoltrata. A precedere la due giorni di commemorazione la polemica sull’opportunità di esserci senza sfoggiare striscioni, bandiere o simboli religiosi. ”Bastano le fiaccole – aveva suggerito Antonietta Centofanti, del Comitato vittime della Casa dello studente – come il 6 di ogni mese, dall’aprile dell’anno passato, per tenere accesa l’attenzione sui nostri morti, per sollecitare giustizia, per non dimenticare”. ”Noi aquilani la croce la portiamo nel cuore, non serve ostentarla” aveva replicato l’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari. A migliaia hanno partecipato al programma ”tenuto insieme” da un apposito Comitato organizzatore. Ma in tanti hanno contestato l’enfasi delle iniziative, la massiccia invasione dei media, la presenza di tanti turisti giunti solo per fotografare le macerie e la distruzione, quasi a violare il silenzio, i momenti di raccoglimento di quanti ancora straziati dal dolore chiedono solo di ricordare. Nottata insonne, dunque, per tanti aquilani e visitatori, con le forze dell’ordine impegnate a far rispettare divieti e percorsi.
Oggi il calendario offre ancora tanti appuntamenti. Dopo la deposizione di una corona in piazza 6 aprile, all’interno della caserma della Guardia di Finanza di Coppito, i riflettori si concentreranno sul Consiglio regionale straordinario (alle 16,30 all’Emiciclo), sul concerto promosso dall’Università dell’Aquila al polo di Coppito (ore 12) e su tantissime funzioni religiose. E’ però, soprattutto la voglia di silenzio, di stringersi, di condividere il dolore, a rendere questo primo anniversario vero e sentito ma anche estremamente triste.

ERANO IN 20MILA NELLA NOTTE A COMMEMORARE LE VITTIME DEL TERREMOTO
I conteggi ufficiali parlano di oltre ventimila persone, all’Aquila, per partecipare alla commossa cerimonia alle 3,32 in punto, in memoria delle 308 vittime causate dal terremoto di un anno fa. Trecentootto rintocchi per ricordarle per nome, una per una, in una piazza Duomo, spettrale, ma colma di persone: molti anche i cittadini venuti da fuori del capoluogo per esprimere la propria solidarietà malgrado la pioggia e il termometro che è andato sotto lo zero. Poi la messa solenne nella basilica di Collemaggio. Nonostante il freddo pungente, in migliaia si sono riversati nel centro storico del capoluogo abruzzese dando vita a fiaccolate e veglie di preghiera, culminate con la celebrazione di una messa solenne in suffragio delle vittime celebrata alle 4 di stamane dall’arcivescovo, Giuseppe Molinari, alla basilica di Collemaggio. Ma il momento di maggior intensità emotiva si è vissuto alle 3.32, quando, in piazza Duomo, con ancora tutti i segni delle ferite, sono stati letti i nomi degli aquilani rimasti sotto le macerie. A scandirli, i rintocchi delle campane della chiesa delle Anime Sante, luogo simbolo della devastante forza del sisma di quel 6 aprile di un anno fa. Forte commozione dinanzi alla Casa dello Studente, il cui crollo provocò la morte di otto giovani universitari.

BERTOLASO, OLTRE 25MILA PERSONE IN CASE ANTISISMICHE
"Oltre 25mila persone che hanno avuto la casa distrutta dal sisma, oggi vivono in abitazioni antisismiche e case di legno. Poi c’è una significativa quota, di 20-30mila persone, a cui lo Stato sta dando una mano nella ricostruzione delle case danneggiate". Il Capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, traccia un bilancio della ricostruzione a un anno dal terremoto che ha colpito l’Aquila. Lo fa in un’intervista a ‘Il Giornale’ in cui sottolinea: "c’è una grossa attività in corso, soprattutto fuori dai centri storici, dove siamo abbastanza avanti. La sfida – aggiunge – è quella di sistemare il cuore dell’Aquila, che è uno dei 20 centri storici più importanti d’Italia come realtà urbanistica e culturale. E’ un lavoro complesso. Non si può pensare che in un anno sia possibile costruire tutto". Sul cosiddetto ‘popolo delle carriole’, che protesta per la mancata rimozione delle macerie, il sottosegretario osserva: "esprime una preoccupazione ed un’ansia per quelli che sono i passi che debbono essere realizzati dalle autorità locali. Non credo che sia casuale il fatto che questo movimento sia nato dopo che noi avevamo già fatto il passaggio delle consegne ai responsabili del territorio". Quanto alle vicende legate all’inchiesta sugli appalti per la ricostruzione in Abruzzo, Bertolaso replica: "non credo sia stato casuale il fatto che tutto sia esploso a 45 giorni da un’attività elettorale piuttosto delicata. Si voleva mettere in ginocchio un sistema di protezione civile fra i migliori del mondo, particolarmente apprezzato dagli italiani. Nonostante l’impegno profuso, non mi pare che siano riusciti nel progetto" Alla domanda se si farà interrogare dai magistrati risponde: "certo. Sono pronto da tempo, sono sereno perché sono pulito. E me lo faccia dire, sono fiducioso nella magistratura".

 

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento