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Diario della crisi del 2 aprile

da Redazione

Il diario della crisi di Saverio Mercadante questa settimana affronta le difficoltà di una vera e propria istituzione: l’enciclopedia Treccani, schiacciata da Wikipedia.

di Saverio Mercadante

Una volta dicevi Treccani e ti sentivi schiacciato da una montagna di sapere. Ora dici Treccani e scopri che la storica enciclopedia fondata ottantacinque anni fa dal filosofo Giovanni Gentile è schiacciata dalla Grande crisi, e da quel generatore di superficialità e bufale finto sapienziali che è Wikipedia.
Nel 2008 la gestione finanziaria della Treccani ha battuto in testa: l’utile di 2 milioni di euro conseguito nell’anno precedente si è trasformato in un “rosso” da 1,9 milioni.
Riduzione del personale, utilizzo del web e delle banche dati in maniera più efficiente e lancio sul mercato “di opere di ridotta voluminosità, quali monografie e collane destinate anche al mercato della formazione, della scuola e dell’Università realizzabili in tempi brevi e con modesti costi grazie all’utilizzazione dei materiali contenuti nella Banca Dati”.
Queste per la Corte dei Conti le misure che potrebbero consentire un miglioramento dei conti e una ripresa delle vendite che hanno lasciato sul terreno, nell’esercizio finanziario analizzato, il 7,56%.
Ma anche la scuola italiana soffre la crisi e la mancanza di un miliardo di euro dopo il passaggio della scure tremontiana sui bilanci dello stato italiano. Conseguenze inimmaginabili solo qualche tempo fa: i dirigenti scolastici sono costretti a raddoppiare le tasse. Finora esisteva una sola tassa per la maturità, da versare allo Stato, di 12,03 euro. Quest’anno almeno una scuola su due ha chiesto agli studenti dell’ultimo anno una doppia tassa. Ma alcuni istituti hanno chiesto 50 euro, 100 euro, 200 euro in più.
Spesso le scuole si fanno pagare anche i corsi di recupero organizzati per aiutare a metà anno gli studenti in difficoltà: più di una scuola su 10.
Un capitolo a parte i privatisti: al professionale Einaudi di Ferrara, gli interni pagano 25,82 euro, e i privatisti 206,58, quasi nove volte di più.
 

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