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Patto, due velocità  per il cambiamento

da Redazione

Per anticipare le festività sammarinesi (il 1° aprile, l’insediamento dei Capitani Reggenti) e religiose, San Marino Fixing questa settimana viene distribuito con un paio di giorni in anticipo. E questa è un’anticipazione dell’articolo principale di Fixing n.13: analizza le fibrillazioni della politica sammarinese e ritorna sulle preoccupazioni del mondo economico del Titano. Pasquale Valentini, segretario del Pdcs, parla delle dimissioni del Segretario alle Finanze Gabriele Gatti e del futuro del Patto per San Marino.

di Loris Pironi

 

Le relazioni con l’Italia non rappresentano più soltanto la priorità assoluta per la Repubblica di San Marino, la preoccupazione più grande del mondo economico. Adesso sono diventate anche l’ago della bilancia nei rapporti tra le singole forze che compongono il Patto per San Marino. Era scontato che la brusca richiesta di dimissioni del Segretario di Stato alle Finanze da parte degli Europopolari innescasse tensioni all’interno della coalizione di maggioranza. Ma il Segretario Gatti (Pdcs) si è subito dichiarato pronto a fare un passo indietro e con la lettera di dimissioni già consegnata al Segretario politico del suo partito, Pasquale Valentini, la vicenda ha preso un altro corso. Ora bisogna vedere cosa succederà: se, quando e come il rimpasto di Governo si completerà. E se sarà sufficiente a far cambiare rotta all’Italia.
La verifica di governo è iniziata, ma la soluzione non è dietro l’angolo. Dopo la consueta riunione settimanale della coalizione di maggioranza – senza i membri dell’esecutivo – le certezze riguardano principalmente quello che il Patto per San Marino non vuole.
“Innanzitutto non vogliamo – afferma il Segretario del Partito Democratico Cristiano Pasquale Valentini – che nel Paese si pensi che ci siano un Governo e una maggioranza che non hanno un’idea di dove andare. In secondo luogo non vogliamo innescare una crisi che mandi a monte la nostra coalizione: malgrado quello che è successo, il problema resta il rapporto con l’Italia, e lo possiamo risolvere solo rilanciando l’attività del Patto, ogni altra soluzione (come una crisi di Governo, ndr) sarebbe assolutamente deleteria. La terza cosa che non vogliamo è che le difficoltà di questo rapporto con i nostri vicini venga addossata alla Democrazia Cristiana e al Segretario alle Finanze Gabriele Gatti, che anzi si è speso in maniera encomiabile per portare a casa il risultato”.
Al di là delle alchimie relative al rimpasto di Governo – inevitabilmente premature – le ipotesi sul tavolo riguardano per ora le possibili velocità del cambiamento: “Se la maggioranza punterà su un cambio rapido della formazione di Governo – spiega ancora Valentini – è chiaro che si dovrà trovare una formula che non implichi un semplice passo indietro della Dc. E poi c’è una soluzione meno rapida, più graduale, di rilancio dell’attività del Patto per San Marino e del rapporto con l’Italia, che può essere altrettanto efficace”.
Però l’accettazione delle dimissioni del Segretario Gatti rappresenta un punto fermo, oggi come oggi: non ci sono ripensamenti nell’aria.
“Diciamo che a questo punto resta principalmente da decidere come affrontare il passaggio nel modo migliore per gestire la dignità della persona e del partito. A prescindere dai ruoli, la chiave della vicenda è che la maggior parte delle problematiche del rapporto con l’Italia dipendono da un atteggiamento di diffidenza in attesa di segnali concreti del cambiamento che è in atto: la nostra Repubblica si è data degli strumenti per effettuare un’inversione di tendenza. Bene, ora dobbiamo rendere concrete e operative le scelte fatte, coerentemente col quadro di collaborazione internazionale su cui abbiamo puntato”.
La risposta è scontata, ma l’ultima domanda la dobbiamo fare comunque. Si è parlato negli ultimi giorni dell’ipotesi di un suo ingresso nell’esecutivo al posto del Segretario Gatti.
“Non c’è nessun organismo – conclude Pasquale Valentini – che ne abbia parlato in questi termini. Una soluzione del genere avrebbe una valenza politica, a significare l’impegno del Partito Democratico Cristiano nel rilancio dell’attività del Patto, ma per ora siamo ancora nel campo delle ipotesi giornalistiche, E poi è un ragionamento prematuro: dobbiamo ancora dobbiamo decidere come e quando rendere esecutive le dimissioni di Gabriele Gatti. Che, lo ripeto, devono essere subordinate ad un rilancio del Patto e alla tutela della Dc”.

 

PREOCCUPAZIONE PER IL DECRETO INCENTIVI

Gli imprenditori sammarinesi sono preoccupati per l’attuazione del Decreto incentivi, che aleggia anche sulla Repubblica di San Marino, con i suoi provvedimenti mirati a contrastare i cosiddetti paradisi fiscali. L’argomento questo lunedì è finito anche sul tavolo del Congresso di Stato e l’esecutivo si è già attivato per una serie di incontri con i rappresentanti delle associazioni di categoria e degli ordini professionali, che “si sono già mossi e hanno già delle soluzioni da proporci”, come ha spiegato il Segretario agli Esteri Antonella Mularoni nella conferenza stampa a margine della riunione del Congresso di Stato.
Il provvedimento preoccupa il Governo del Titano: “Anche se non è stato pensato solo per San Marino – spiega il Segretario Mularoni – crea danni di immagine al Paese. E poi c’è preoccupazione tra gli imprenditori”. Per affrontarne le conseguenze, “come governo ci dovremo muovere con le autorità italiane per entrare quanto prima nella lista bianca”. In questo senso “c’è l’impegno del governo e nei prossimi giorni vedremo che ci saranno certamente delle iniziative rivolte alla controparte italiana”.

 

SOCIETA’ IRREGOLARI, LA LINEA DURA DEL CLO

Dopo le sei licenze ritirate la scorsa settimana, sono altre sedici le aziende considerate irregolari e chiuse dal Clo e dall’ufficio di controllo. Si tratta di cinque società del settore telefonia ed elettronica e undici società immobiliari. Non si arresta dunque l’operazione “pulizia” che vede in prima linea il Segretario all’Industria Marco Arzilli, che rilancia questa attività di controllo, “che da straordinaria deve diventare sempre più ordinaria”. Nello specifico, le 11 immobiliari sono state chiuse perché non hanno adeguato il proprio capitale sociale (75 mila euro entro giugno 2008) come previsto dal decreto delegato n.77 del 2007.
Le altre cinque società, la cui attività si può riassumere in totale come due soli dipendenti e un fatturato di 33 milioni di euro nel 2009, tali provvedimenti rientrano nell’ambito della lotta alle frodi carosello.
E il Segretario Marco Arzilli promette: “Non ci fermeremo qui”, come a dare una risposta a chi, nei giorni scorsi, aveva puntato il dito sul numero limitato di società finora revocate. Senza contare che, come spiega ancora Arzilli, “Noi non compiamo questo sforzo solo perché siamo spaventati o ci è imposto, ma perché vogliamo andare avanti mantenendo la testa alta”.

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