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Dopo le elezioni Berlusconi accelera Idv e grillini se la prendono col Pd

da Redazione

Dopo le elezioni regionali è tempo di bilanci e di analisi, in entrambi gli schieramenti. Nel centrodestra Berlusconi ha espresso la volontà di accelerare con le riforme, l’Idv guarda nell’orticello del Pd e chiede un cambiamento. Con il Pd se la prende anche Beppe Grillo, non contento di aver fatto vincere Berlusconi in Piemonte: se un decimo dei voti presi dai grillini fosse andato al Pd, oggi sarebbe confermata Governatore Mercedes Bresso.

BERLUSCONI ACCELERA CON LE RIFORME, DE MAGISTRIS: URGE RICAMBIO NEL PD
Il governo ha ricevuto dagli elettori un mandato rafforzato. Ora bisogna mettersi al lavoro per fare le riforme. Che appaiono sempre più irrinunciabili anche alla luce di questi risultati e ancora di più dell’ondata di astensioni. Il giorno dopo il successo elettorale in sei regioni con il ‘miracolo’ Lazio e Piemonte, Silvio Berlusconi è concentrato sul futuro e invita i suoi ad accelerare sulla strada delle riforme. L’agenda è praticamente pronta (a breve saranno indicate priorità e tempi) ma ne dovrà parlare con i partner della coalizione: Umberto Bossi (il suo alleato più fedele, ormai ‘padrone’ del Nord dopo il nuovo exploit della Lega), e Gianfranco Fini (cofondatore del Pdl, che dovrà fare i conti con il rafforzato peso politico della coppia ‘Silvio-Umberto’). Allo stato, il presidente della Camera non ha sentito il premier (né è stato fissato un colloquio), ma ha chiamato tutti i governatori che hanno vinto per complimentarsi. Il Cavaliere, raccontano ambienti del Pdl, pensa innanzitutto a una riforma organica della giustizia, ”con la separazione delle carriere, modifica del Csm e il varo di una normativa più rispettosa della privacy in tema di intercettazioni”. C’è chi assicura che il presidente del Consiglio sarebbe intenzionato a mettere mano al sistema giudiziario partendo dall’approvazione immediata proprio della legge sulle intercettazioni. Il premier, poi, sarebbe pronto a rilanciare la riforma istituzionale con l’elezione diretta del presidente della Repubblica o del premier e la riduzione del numero dei parlamentari.
Resta sul tavolo sempre la riforma fiscale, che, riferiscono fonti del Pdl, ”è la strada maestra per razionalizzare e ridurre la spesa pubblica” (in sintonia con la ‘politica rigorista’ di Tremonti). In cantiere c’è poi la ”individuazione dei siti per il ritorno al nucleare” e ”l’abbassamento del costo della bolletta energetica che penalizza le nostre imprese”. Ora si può cambiare il Paese nelle sue strutture portanti e lo si può fare grazie al mandato rafforzato degli elettori e ad una fiducia che non è mai venuta meno, avrebbe detto il leader del Pdl. Berlusconi, assicurano fonti della maggioranza, ”lo vorrebbe fare collaborando con l’opposizione, ma dipende da loro, non da noi”. Insomma, dalle parti di palazzo Grazioli sono molto scettici sulla volontà di Bersani di aprire una stagione di collaborazione istituzionale e vogliono ”capire davvero quali sono i suoi progetti”.
Dopo il voto il Pd naviga in acque agitate e il Pdl si chiede: ”Bersani sarà in grado di rispondere positivamente all’appello sulle riforme condivise?”. In ogni caso, il premier non ha dubbi: il centrodestra andrà avanti da solo, perché ha i numeri in Parlamento per farlo e il Paese non può più aspettare. Servirà, quindi, spiegano ambienti del Pdl, ”capire davvero quali sono i progetti del segretario del Pd, che non potrà più nascondersi. Dovrà dire che strategia ha in mente e quali sono i compagni di strada che vuole con sé”.
Il Popolo della libertà non ha dubbi: ”Al di là del forte astensionismo, ‘variabile’ pericolosa ma in parte anche fisiologica di questa tornata, adesso inizia una nuova stagione per il governo del paese, per il futuro del Pdl e per la strategia del presidente del Consiglio e leader del partito di maggioranza del Paese”. In questi due anni, spiegano fonti del Pdl, il governo, Berlusconi e la maggioranza moderata hanno fatto quanto dovevano per bloccare la crisi, avviando la riforma della scuola, ripristinando la sicurezza e combattendo le vere mafie”. Gli ex di Fi, in particolare, spiegano: ”Siccome le elezioni sono andate più che bene, con un successo insperato nel Lazio e nel Piemonte, il premier ha ricevuto un forte mandato riformista e non potrà che procedere speditamente”. Dal giorno dopo il voto, dunque, la mission è attuare quella ‘Rivoluzione liberale’ che ha ”nel suo dna la riduzione della pressione fiscale” (lungo due direttrici: taglio dell’Irap e quoziente familiare) e le grandi riforme: dalla giustizia alle istituzioni. Berlusconi è convinto che la maggioranza non può restare invischiata nella ‘tattica della guerriglia’ e del rinvio perenne. Da qui la necessità di cambiare il sistema giudiziario, partendo subito dal provvedimento sulle intercettazioni. Questo tema sarà uno dei piatti forti del ‘chiarimento’ con il presidente della Camera. Le ”nuove incursioni giudiziarie che hanno inquinato” anche l’ultima campagna elettorale, ragionano nel partito, sono state il segnale che ”non si può più tergiversare”: occorre ristabilire l’equilibrio tra politica e giustizia perché, spiegano le stesse fonti, ”gli eletti dal popolo non possono essere messi costantemente sotto scacco dall’ordine giudiziario”. Insomma, il 2010 deve essere l’anno delle riforme e di una ‘fase due’ del governo, anche perché, sottolineano ambienti parlamentari del Pdl, ”il momento è propizio, perché per la prima volta, da quando Berlusconi è sceso in campo, ci sono tre interi anni senza appuntamenti elettorali intermedi”.
Paolo Bonaiuti infanto, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, parla del rapporto ribaltato nella conferenza Stato-Regioni: “Prendere noi la conferenza Stato-Regioni? Io non mi baso sulle intenzioni ma sui fatti: oggi per numero di regioni amministrate e per la loro importanza si è, come dato di fatto oggettivo, ribaltato il rapporto precedente. Poi vedremo".
Sul fronte Italia dei Valori, l’ex magistrato Luigi De Magistris sulla scia del numero 1 dell’Idv Antonio Di Pietro chiede al Pd “un ricambio generazionale. Il partito, ha affermato De Magistris ad Affariitaliani.it, ha conseguito un risultato "soddisfacente, sul 7%" e in Calabria "il 10% con Callipo. Che è stato – ha aggiunto – il più eletto tra i terzi e ha superato altri, come la Poli Bortone, che sono da tempo molto radicati sul territorio". E’ il Centrosinistra, invece, a deludere: "Per le elezioni politiche deve costruire un forte rinnovamento della classe dirigente" e non ripetere "gli errori più clamorosi in Calabria e in Campania". "Dobbiamo guardare al futuro – spiega De Magistris – non mi interessa lo zero virgola in più o in meno. C’è un grande partito dell’astensione e molti del Centrosinistra non sono andati a votare". "Se il Centrosinistra vuole vincere le Politiche -sottolinea- deve ricostruire e rafforzare la sua classe dirigente rinnovandola, perché non possiamo andare avanti con rimasticature interne di una classe dirigente che ha già dato prova di sé e in modo non soddisfacente". Quanto alla possibilità di Bersani candidato premier nel 2013, per De Magistris è un’ipotesi "prematura", e poi: "Penso che il candidato premier non lo debba scegliere la nomenclatura ma l’enorme base del Centrosinistra".
Sulla sponda Lega, Zaia è un fiume in piena. ”Federalismo, federalismo, federalismo”: Luca Zaia ha sintetizzato in questo slogan ripetuto i primi punti all’ordine del giorno della sua agenda di neo presidente del Veneto. Nella prima conferenza stampa ufficiale dopo l’elezione, nella sede della Lega a Villorba, Zaia ha sottolineato che la sua è stata una vittoria di squadra e ha ringraziato tutti i partiti della coalizione di centrodestra. Il nuovo governatore del Veneto ha chiesto anche l’aiuto dei media ”perché la stagione delle riforme – ha detto – ha bisogno che il popolo sia informato su quanto si sta facendo”.
In casa Udc invece Pier Ferdinando Casini invita i poli a riflettere, e chiede di accogliere l’appello del Presidente Napolitano. Riflettere sull’astensionismo e sui segnali di protesta interni ai poli, rispondere all’appello di Napolitano con i fatti, ovvero con riforme stabili e condivise. Casini interviene a margine della cerimonia a Montecitorio per i 95 anni di Pietro Ingrao. "Il risultato – dice Casini – va oltre la contabilità dei partiti e delle regioni. Forme nuove di protesta nei poli e l’astensionismo alto devono suscitare una riflessione". In generale "le riforme sono una soluzione" ma "bisogna accogliere l’appello di Napolitano passando dalle parole ai fatti, con riforme stabili e condivise, non che durino lo spazio di un mattino".
Tornando sul fronte del centrodestra, Ignazio La Russa può tirare un sospiro di sollievo: non dovrà mangiare l’asino, come aveva promesso in caso di sorpasso della Lega sul Pdl al Nord. Il Coordinatore del Pdl ad Affaritaliani.it rileva che quella di Bossi sindaco di Milano è soltanto una battuta del leader del Carroccio: “Il Carroccio sa benissimo che, nonostante la disponibilità del tutto teorica di Bossi a fare il sindaco, Milano non è in discussione. Il Pdl in Lombardia ha vinto la battaglia più insidiosa: quella con la Lega visto che la sinistra non è pervenuta. La Lega a Milano ha il 14%: apprezzo la sua capacità di erodere voti alla sinistra, ma non a noi specie a Milano".
Gianfranco Fini invece riflette sull’astensionismo. "Oggi si deve rilevare che, a differenza di quanto accadeva negli scorsi decenni, la domanda di partecipazione che proviene dalla società tende a indirizzarsi al di fuori delle tradizionali forme di aggregazione politica; la stessa diminuita affluenza elettorale per le regionali di ieri lo dimostra". Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, parlando a Montecitorio all’incontro organizzato in onore dei 95 anni di Pietro Ingrao. La terza carica dello Stato ha parlato della "fiducia popolare nell`insieme della classe politica e alla identificazione tra l`interesse dei cittadini e l`azione delle Istituzioni: questa visione positiva del nostro popolo è ancora attuale, non cessa di essere valida, perché è la visione di una comunità dei cittadini che vuole partecipare alla vita pubblica con la matura consapevolezza dei problemi collettivi". "E’ una prospettiva – ha rilevato Fini – che le Istituzioni devono promuovere costantemente, oggi come tanti anni fa, perché la vitalità del sistema democratico continua e continuerà sempre a trarre primario alimento dalla qualità della proposta politica e dall`intensità della partecipazione popolare. Finita l`epoca dei partiti ideologici, oggi viviamo una fase in cui le istanze partecipative tendono a indirizzarsi verso il volontariato, verso il terzo settore".

E infine c’è Beppe Grillo, che dopo aver (involontariamente, si dovrebbe pensare) fatto vincere Berlusconi in Piemonte (Fassino ha detto che sarebbe bastato il 10% dei voti andati al Movimento Cinque Stelle per far rivincere Mercedes Bresso), si accanisce contro il Partito Democratico: dal suo blog, Grillo torna immediatamente ad attaccare il Pd e il segretario Pierluigi Bersani. ”Il Movimento si è inserito in una partita tra bari, in cui la combine elettorale era preparata a tavolino. Pdl e Pdmenoelle si spartiscono da 15 anni le zone di influenza del Paese e la gestione degli appalti”, scrive il comico, secondo il quale ”la prova provata dell’inciucio” è stata la scelta dei candidati. ”Scegliere Loiero in Calabria, Megaloman De Luca in Campania, e l’ectoplasma Penati in Lombardia è stato come salire su un ring con il braccio destro legato dietro alla schiena. Delle due l’una: o la direzione pdimenoellina è costituita da tafazzi masochisti, o è stato un voto di scambio a livello regionale”, aggiunge Grillo prendendosela con Bersani, che ha parlato invece di ”inversione di tendenza”. ”Rimuovetelo al più presto da segretario, delira, come ha delirato sulla TAV, sugli inceneritori, sulla gestione pubblica dell’acqua”. Quanto al Movimento, che ha conquistato mezzo milione di voti nelle cinque regioni in cui si è presentato, Grillo ha sottolineato che ”ora esiste, ha un programma, 60.000 iscritti, consiglieri regionali sicuramente in Piemonte e in Emilia Romagna. E’ un MoVimento di proposte, con un Programma, di giovani, di condivisione, di incensurati. Non è di destra, né di sinistra: è avanti”.

 

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