Home NotizieSan Marino Dimissioni di Gatti oggi se ne saprà  di più

Dimissioni di Gatti oggi se ne saprà  di più

da Redazione

Subito dopo Pasqua si conoscerà il futuro del Governo di San Marino, ma già oggi, dopo il summit del Patto per San Marino, se ne saprà di più. Resta da capire se coalizione di maggioranza accoglierà le dimissioni già presentate dal Segretario alle Finanze, se cadrà almeno un’altra testa (sul piatto c’è anche quella del Segretario agli Esteri Antonella Mularoni), se ci saranno altri sconvolgimenti. L’unica strada che nessuno vorrebbe imboccare è quella della crisi di governo con il ritorno alle urne: per il Titano sarebbe drammatica.

di Loris Pironi

 

Tempi brevi per una soluzione alla verifica di governo che si è aperta questa settimana al seguito delle palesi difficoltà nei rapporti con l’Italia. Le dimissioni del Segretario alle Finanze Gabriele Gatti sono state consegnate al Segretario Politico del suo partito, il Pdcs, Pasquale Valentini, fra l’altro il principale indiziato per la sua sostituzione alla Segreteria alle Finanze. Ma se i tempi sono brevi, l’esito è tutt’altro che scontato e il futuro resta avvolto nel buio. Questa mattina è prevista una nuova riunione del Patto per San Marino, senza i membri del Congresso di Stato. Probabilmente dopo questo incontro se ne saprà qualcosa di più, anche se una soluzione definitiva arriverà probabilmente dopo Pasqua. E’ una questione di rapporti interni tra i partiti, di equilibri, primo fra tutti quello che lega il Pdcs ad Alleanza Popolare. E’ anche una questione di nomi, e ovviamente di poltrone. Di equilibri, appunto, tra le forze in campo e all’interno dell’esecutivo.

L’idea alla base di questa svolta è che la maggioranza deve rilanciare la propria azione. E poiché la situazione con Roma è in fase di stallo, si cerca di forzare i tempi con un rimpasto di governo che in particolare dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – veder avvicendarsi il Segretario alle Finanze. Il punto fermo di tutta la partita dovrebbe essere proprio questo, ma la situazione resta fluida. Il Partito Democratico Cristiano non vuole essere l’unico a dover fare un passo indietro, e quella di Gatti non dovrebbe essere l’unica testa a cadere. Del resto anche Antonella Mularoni, Alleanza Popolare, Segretario agli Esteri, l’altra incaricata a trattare con l’Italia, ha già dato la propria disponibilità a rimettere il proprio mandato. E Alleanza Popolare, che è insieme agli Europopolari sulla barricata per arrivare alle rapide dimissioni del Segretario Gatti, potrebbe essere costretta in questo braccio di ferro interno a dover rinunciare al proprio Segretario di Stato di punta. Ma in questo rimpasto Gatti e Mularoni uscirebbero dal Congresso di Stato o cambierebbero poltrona? E chi entrerebbe al loro posto? La questione è tutta negli equilibri delle forze in campo e vede faccia a faccia tre partiti, Pdcs, Ap ed Eps, con tutti gli altri a guardare.
La breve nota ufficiale che ieri ha chiuso il vertice di maggioranza andato in scena mercoledì notte Intanto non ha potuto far luce su quale sarà la soluzione finale della vicenda.
"Il Patto – recita la nota – si è riunito per coordinare e approfondire ogni azione pratica e utile per affrontare le emergenze del Paese in un percorso di fattivo rilancio dell’attività del governo e della maggioranza". Dunque, nessuna decisione definitiva è stata presa e il Pdcs ha chiesto tempo per proseguire il confronto, la verifica delle basi su cui poggia l’alleanza, approfittando anche delle festività in corso e di quelle pasquali, ormai prossime.
Dunque, "Nei prossimi giorni e comunque in tempi rapidissimi si continuerà il lavoro per indirizzare ogni sforzo alla risoluzione dei problemi e in particolar modo quelli del rapporto con l’Italia e della crisi economica". Ed è appunto in tale percorso che "si inseriscono le dimissioni che il Segretario Gatti ha consegnato al suo partito affinché la ricerca delle condizioni di questo rilancio avvenga libera da ogni problema di tipo personale". Come ha giustamente ribadito anche il Segretario Valentini in queste calde ore, il problema non è Gatti sì o Gatti no.

L’unica strada da evitare, per tutti, è la crisi di governo. Che riporterebbe il Paese indietro di due anni. O forse più.

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