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Dagli imprenditori parte un nuovo appello alla politica

da Redazione

Nelle tre assemblee zonali ANIS è emersa una seria preoccupazione per il rapporto con l’Italia. È da mesi che si dice che il rapporto è giunto ai minimi termini, ma ogni volta si aggiungono ulteriori gradini in questa discesa senza fine. Assoindustria: “Il Governo vada a Roma e ci resti fino a che non riuscirà a portare a casa un risultato”.

di Loris Pironi

 

Lo sforzo c’è, quello che manca, probabilmente, è la consapevolezza che anche mettendo tutte le energie, da sola, la Repubblica di San Marino non può spostare di un centimetro le posizioni dell’Italia. Così ferma ed arroccata nella convinzione che sul monte che si staglia a dirimpetto della riviera riminese non c’è proprio la volontà di cambiare, di andare nella direzione che il consesso internazionale chiede. E poi c’è anche un po’ di prepotenza, vistosa, manifesta – il Ministro Tremonti non fa neanche lo sforzo di celarla dietro qualche sporadica parola dal sapore di miele – la prepotenza del più forte contro il piccolo. Parliamo del Decreto incentivi, che già di per sé rappresenterebbe una sorta di colpo basso nella concorrenza con i competitor sammarinesi in certi settori, e che invece rappresenta un ulteriore danno per le imprese del Titano, per quell’articolo 1 che detta le regole nei confronti dei paesi che saranno inseriti nell’imminente black list italiana (nella quale ci sarebbe anche San Marino) o comunque in quelli dei paesi “a rischio”, creando ulteriori ostacoli e tendendo ad indurre le imprese italiane ad evitare di lavorare con le imprese sammarinesi. Lo sforzo che l’Italia chiede, sono le stesse imprese sammarinesi a pretenderlo. Perché la preoccupazione per lo stato delle relazioni tra Roma e il Titano è sempre più grande, e per non finire in ginocchio c’è la necessità assoluta di arrivare ad una normalizzazione dei rapporti che passa inevitabilmente da qualche rinuncia (la trasparenza) e da una brusca sterzata.

 

Cosa chiedono le aziende associate ANIS

È da mesi che si dice che il rapporto con l’Italia è giunto ai minimi termini, ma ogni volta si aggiungono ulteriori gradini in questa discesa senza fine. E questo è l’argomento che preoccupa maggiormente le imprese sammarinesi, è questa la questione che è stata al centro dei tre incontri organizzati questa settimana dall’Associazione dell’Industria Sammarinese con i propri associati per fare il punto della situazione. Il Presidente ANIS Paolo Rondelli e il Segretario Generale Carlo Giorgi hanno riferito agli imprenditori l’esito degli incontri andati in scena nelle ultime settimane con gli Eccellentissimi Capitani Reggenti e con i Capi Gruppo in Consiglio Grande e Generale. Hanno ripetuto loro quanto detto alla politica e le risposte ricevute. Hanno affrontato i vari problemi concreti che le aziende si trovano ad affrontare giorno dopo giorno, da quelli provocati dalla crisi internazionale a quelli sistemici (costo del lavoro, ecc.). Fino ad arrivare alla madre di tutte le questioni, il rapporto con l’Italia. Sul tavolo, ovviamente, il Decreto Incentivi e le sue conseguenze. E, in una sorta di relazione su due binari, nella direzione opposta corre il desiderio degli imprenditori “seri” del Titano di porre fine ad ogni sacca di dubbio e ad ogni possibile “zona grigia” per dimostrare che davvero San Marino ha intrapreso un cammino deciso verso ciò che gli organismi internazionali richiedono. In buona sostanza, se la trasparenza negli interscambi è ineludibile, tanto vale fare uno sforzo suppletivo per andare verso quella direzione già segnata, uno sforzo che però rappresenterebbe oggi la dimostrazione della volontà di San Marino di dare vita a concreti cambiamenti. Le proposte venute fuori nel corso delle tre assemblee zonali ANIS sono diverse. È stato chiesto di dare vita ad atti operativi forti e straordinari, a partire dalla possibilità che San Marino entri nel listing, che incominci a ratificare per la parte propria l’accordo contro le doppie imposizioni già parafato con l’Italia, che dichiari la propria disponibilità a scambiare informazioni secondo il modello Ocse 2005 che è quello universalmente riconosciuto per le operazioni tra i Paesi cosiddetti “virtuosi”. In una nota l’ANIS fa il punto su questi incontri e ribadisce che “San Marino vuole contrastare l’illegalità e le truffe a carosello al pari dell’Italia”. Il messaggio degli imprenditori è forte: “Se necessario il Governo vada a Roma e vi si trattenga fino a quando non riuscirà a portare a casa un risultato concreto ed incoraggiante”. Ciò che i soci ANIS chiedono è in sostanza uno sforzo straordinario per riuscire a recuperare quella credibilità e quella reputazione che hanno contraddistinto la Repubblica di San Marino e i suoi cittadini nei secoli, e che deve tornare ad essere motivo d’orgoglio e un punto di forza nelle relazioni internazionali.

 

La partita politica tra il Titano e Roma

Le sei revoche annunciate lunedì in Congresso di Stato dal Segretario all’Industria Marco Arzilli sono un segnale importante, un messaggio indiretto che capita a puntino. Però c’è aperta la partita politica, con la verifica di maggioranza attesa proprio in questo fine settimana che potrebbe portare cambiamenti importanti nell’assetto del Governo, un altro aspetto che probabilmente a Roma non disdegnerebbero prima di incominciare a pensare di poter tornare ad addolcire i toni, soprattutto dopo che si è arrivati in maniera così brusca al ribaltone di Banca Centrale, tanto poco gradito in Italia. Sempre a proposito di banche, s’intreccia in questo contesto la questione della cessione di Delta a Banca Intesa, un altro braccio di ferro che si disputa sull’asse San Marino – Roma, e che è legato anche alla credibilità del sistema San Marino.

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