Dopo quattro anni di ripensamenti, da gennaio in Italia è legge.
Con essa, anche i consumatori possono richiedere un’azione collettiva che, altrove, è già una prassi consolidata. Un solo giudice, in un solo processo, può far risarcire i danni individuali e quelli rivendicati da una pluralità di consumatori, nel caso in cui i fatti abbiano un’origine comune. Con alcuni limiti. La class action, ad esempio, non è applicabile agli illeciti pregressi e quindi non servirà per i danni dei crac finanziari del passato: Parmalat, Cirio o Alitalia… Si potrà, invece, grazie a quest’azione legale collettiva, fare una causa comune per ottenere il risarcimento degli illeciti avvenuti a partire dal 16 agosto 2009, specie nelle cause derivanti dal mancato rispetto dei contratti per servizi di fornitura, l’acquisto di prodotti difettosi o l’utilizzo di pratiche commerciali scorrette; con l’avvertenza che se i consumatori aderiscono ad una causa comune, perdono poi il diritto di procedere singolarmente. Insomma una class action all’italiana, diversa da quella adottata in altri Paesi per consentire ai più deboli di contrastare gli abusi subiti dai soggetti più forti. In particolare, lamenta l’Adiconsum, non si può “affidare ai consumatori l’onere di avviare un’azione collettiva quando gli stessi hanno già difficoltà a ricorrere al giudice per i propri problemi. Il testo approvato dal Parlamento è una normativa inefficace, inutilizzabile sia nel caso della speculazione sulla pasta, che dei ritardi dei treni o degli addebiti in bolletta per servizi non richiesti, e neanche nel caso degli aumenti delle commissioni venuti alla luce con l’indagine dell’Antitrust”, anche se, per altri versi, questa legge è una straordinaria opportunità a disposizione dei consumatori italiani, troppo spesso offesi dalle scorrettezze del mercato. La norma si applica anche con la pubblica amministrazione nonostante che la causa collettiva verso la P.A. non preveda risarcimenti, come nel caso dei ricorsi collettivi nel settore privato, puntando al miglioramento del servizio. Le disposizioni mirano a garantire il cittadino da ogni violazione degli standard di qualità del servizio pubblico correggendone le storture. Indirettamente, poi, vuole essere uno strumento di tutela e di accrescimento democratico nella trasparente gestione della cosa pubblica.