Home categorieAmbiente In assenza di rinnovo contrattuale garantita la copertura dell’inflazione

In assenza di rinnovo contrattuale garantita la copertura dell’inflazione

da Redazione

L’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese prende carta e penna e risponde alla CSU, che nei giorni scorsi ha attaccato gli industriali sulle tabelle retributive.

Secondo i sindacati infatti le tabelle “sono prive di ogni efficacia perché non riconosciute da un accordo contrattuale”. Assoindustria, in una missiva, spiega di aver mantenuto l’impegno di garantire la copertura dell’inflazione aggiornando le tabelle retributive dello 0,765 per cento per il 2009 e dell’1 per cento per il 2010, tenuto conto che l’inflazione media annua registrata nel 2009 è stata pari allo 0,7 per cento e che quella prevista per il 2010 dovrebbe attestarsi tra lo 0,80 per cento e l’1,3 per cento. Giovanni Ghiotti e Marco Beccari hanno accusato l’Associazione degli industriali di trasmettere tabelle retributive, relative al contratto di lavoro del settore industriale biennio 2009-2010 non concordate tra le parti. Inviare unilateralmente percentuali che non sono state sottoscritte tra associazioni sindacali e associazioni imprenditoriali – proseguono i due segreteri generali dei sindacati – rappresenta una grave scorrettezza che lede ogni più elementare regola delle relazioni sindacali”. La replica degli industriali non si è fatta attendere: le ragioni della mancata firma dell’accordo tripartito (cui peraltro manca anche quella dell’Associazione Bancaria che ha invece riconosciuto con un altro, responsabile accordo sindacale un aumento dello 0,50% per l’anno 2009) sono state più volte espresse e si legano alla grande preoccupazione per la crisi che ha investito il mondo delle imprese e più in generale il sistema-Paese. “Gli obiettivi – rincalza Assoindustria – sono quelli di garantire appunto il potere d’acquisto delle retribuzioni e assicurare un futuro alle nostre aziende e all’intero Paese, prevedendo costi sostenibili per le aziende, anche tenuto conto degli ulteriori oneri di cui dovranno farsi carico per gli ammortizzatori sociali e il sistema previdenziale. Il sindacato – sottolinea l’ANIS – evidentemente si preoccupa più di salvare la faccia che i posti di lavoro”. Nell’occasione – prosegue – è inoltre emersa in tutta la sua contraddizione la questione dell’erga omnes che porterebbe, ove mal interpretata, a far sì che una minoranza s’imponga alla maggioranza delle imprese industriali rappresentate dall’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese, con tutti gli evidenti rilievi d’incostituzionalità”. Ma cos’è successo? I primi di marzo la CSU ha concluso la serie di incontri con le associazioni economiche, le stesse – UNAS, USC, USOT e OSLA – che hanno sottoscritto l’accordo tripartito del 9 luglio 2009, per proseguire la campagna sindacale “Rompiamo l’immobilismo” e rilanciare le tematiche prioritarie per il paese. Negli incontri, i responsabili della CSU hanno illustrato le fortissime preoccupazioni del movimento sindacale per la grave situazione economica e sociale che vive il paese, nel bel mezzo di una doppia crisi (interna e internazionale), che continua a provocare la perdita di posti di lavoro in particolare nel settore industriale; l’aggravarsi dei rapporti con la vicina l’Italia, che ha portato ad un vero e proprio accerchiamento della guardia di finanza ai confini della Repubblica di San Marino; il conflitto all’interno delle istituzioni. La risposta è nei gesti concreti: proprio in questi giorni l’Assoindustria sta incontrando le massime autorità istituzionali del Paese (la settimana scorsa una delegazione degli industriali è stata ricevuta dagli Eccellentissimi Capitani Reggenti, e allo stesso tempo sono stati incontrati anche i capigruppo consiliari, ndr) per renderle partecipi “delle forti preoccupazione del mondo imprenditoriale in un momento in cui sembrano essere calpestati i valori fondanti la nostra comunità; l’etica, il lavoro, l’impegno e la professionalità di tanti sammarinesi. Abbiamo chiesto l’impegno di tutti – rimarca l’associazione presiduta da Paolo Rondelli – per il rilancio della competitività, che passa necessariamente attraverso una migliore capacità di organizzazione del lavoro. L’orario, la flessibilità – le stesse che si ritrovano in Italia ed in Europa – aiutano le imprese (su questo argomento gli industriali, a dicembre, avevano individuato 15 punti, 15 nodi che, ‘stanno sensibilmente ostacolando l’operatività quotidiana delle nostre imprese’, ndr)”. “Continuando solo a prendere atto della delicata situazione e dei rischi che comporta senza agire di conseguenza come fa il Sindacato – conclude Assoindustria – si rischia di agire contro gli interessi delle imprese dei lavoratori e del paese”.

Alessandro Carli

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