Home FixingFixing Diario della crisi del 12 marzo 2010

Diario della crisi del 12 marzo 2010

da Redazione

I grandi colonizzatori del passato questa volta non riescono a batter cassa in Islanda.

I risparmiatori olandesi e britannici hanno preso sul muso lo schiaffo del “no” al referendum sulla legge Icesave. E quindi niente rimborsi, per ora, dopo il crack delle banche islandesi. E’ stato respinto con oltre il 90% dei voti il provvedimento varato dal governo islandese che prevedeva il rimborso, da qui al 2024, di 3,9 miliardi di euro ai circa 300.000 cittadini del Regno Unito e dei Paesi Bassi che avevano aperto il conto corrente presso la Icesave, banca on line del secondo gruppo bancario dell’isola, la Landsbanki. Perché insostenibile. Costringerebbe le famiglie islandesi a pagare oltre 40.000 euro a testa, e in un periodo di recessione senza precedenti per l’Islanda. Ma è considerata inaccettabile anche per un altro motivo: i cittadini islandesi dovrebbero pagare per i debiti fatti da una banca privata. Il presidente, Olafur Ragnar Grimsson che rifiutando di firmare la legge Icesave ha proclamato il referendum lancia ora un appello al premier britannico, Gordon Brown: “Prenda immediatamente un’iniziativa” in modo che si arrivi ad un accordo accettabile per il popolo islandese. Reykjavik spera adesso nella ripresa dei negoziati con Londra e L’Aja, forse già la prossima settimana. E dopo le tensioni delle scorse settimane arrivano segnali di apertura. E anche Bruxelles assicura come il risultato del referendum non rallenterà il processo di adesione dell’Islanda alla Ue, previsto per il 2012. Secondo alcune fonti la soluzione potrebbe essere il taglio del tasso di interesse sui rimborsi e congelare per due anni il pagamento degli stessi interessi. Sembra che giri il vento dopo le durezze delle scorse settimane. Insomma, si riporrebbero nel cassetto le accuse al governo islandese di avere a suo tempo taciuto e mentito sulla situazione delle banche dell’isola.

Saverio Mercadante

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