Home FixingFixing L’Anis sale a Palazzo per chiedere discontinuità 

L’Anis sale a Palazzo per chiedere discontinuità 

da Redazione

Le imprese sono gravemente preoccupate per la perdita di competitività. Inizia una fase di confronto con la politica sui tanti problemi irrisolti. La crisi attanaglia il Paese e ai noti problemi di rapporti internazionali (leggasi con l’Italia) si è aggiunta la nuova fase di crisi istituzionale legata alle dimissioni dei vertici di Banca Centrale.

La posizione assunta dall’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese in questi mesi è granitica: serve un cambio di passo, che sia tangibile all’interno e che non si possa mettere in discussione neanche dall’esterno, da dove sono arrivati ripetuti attacchi, talora strumentali. Questo mercoledì i vertici dell’Anis hanno avuto un incontro con l’Eccellentissima Reggenza, incontro sul quale è stato mantenuto il massimo riserbo istituzionale. Sicuramente è stata portata a Palazzo la preoccupazione che attanaglia le imprese, e verosimilmente si è fatto il punto sulle numerose criticità di questi ultimi tempi. A questo incontro si aggiunge quello già chiesto ufficialmente da tempo all’Esecutivo e a un giro di confronti con le forze politiche che dovrebbe essere richiesto nei prossimi giorni. Insomma, l’Anis – nel pieno rispetto dei ruoli e con spirito costruttivo – come sottolineano dalla sede dell’Associazione, vuole provare in questa delicata fase a dare il proprio contributo per tirare le fila. E incominciare a mettere a segno qualche punto. Non si parla tanto del progetto economico di rilancio del Sistema San Marino passato dal tavolo del Congresso di Stato questa settimana, anche perché al di là delle enunciazioni sui giornali ancora non c’è stato il tempo per prendere visione del progetto. Ma i problemi da affrontare, quelli sì sono parecchi, e saranno al centro del confronto con le forze politiche nelle prossime settimane. Le previsioni sull’immediato futuro sono sin troppo facili: l’emorragia di posti di lavoro purtroppo proseguirà per tutto il 2010, il deficit pubblico aumenterà ancora, il sistema finanziario uscirà dallo scudo fiscale e dal giro di vite internazionale (leggasi fine del segreto bancario) con le ossa rotte. Accettare passivamente tutto questo sarebbe da irresponsabili, e l’Anis – in attesa di dichiararlo faccia a faccia ai diretti interessati – lascia intendere la propria intenzione di fornire un contributo nella direzione di una coraggiosa reazione e di una seria programmazione a medio e lungo termine. I tanti problemi irrisolti più volte evidenziati (la difficoltà nei rapporti con l’Italia che si traduce anche in piccole complicazioni quotidiane per le imprese, la perdita di credibilità dovuta alla crisi di Banca Centrale, l’eccessiva burocrazia, l’alto costo del lavoro…) provocano una perdita di competitività per le aziende del Titano. Ciò che l’Anis chiede oggi alla politica, insomma, è l’attuazione di una vera fase di discontinuità, perché semplici aggiustamenti, oggi, non possono più essere sufficienti. Anche perché quando la crisi finirà, e dovrà finire, l’economia sammarinese non può restare ferma al palo. Questo sì sarebbe un dramma, da cui il Paese farebbe davvero fatica a riprendersi.

Loris Pironi

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