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Dopo la Bomba (Tomba) il Razzo: Razzoli salva l’Italia in slalom

da Redazione

C’era una volta la Bomba, alias Alberto Tomba. Vinceva, stravinceva, si sdraiava e si rialzava ma sapeva essere sempre il più forte di tutti. Giuliano Razzoli, alias il Razzo, emiliano come Tomba, ha fatto forse meno numeri ma è riuscito lo stesso a emozionare. E vincendo lo slalom maschile, a salvare in parte la spedizione azzurra a Vancouver. Proprio nella penultima giornata dei giochi.

Un "Razzo" brilla a Whistler. Quando ormai tutte le speranze di vincere ancora una medaglia sembravano svanite, l’Italia si risveglia e dopo un lungo digiuno torna a sorridere con Giuliano Razzoli. Il 25enne di Reggio Emilia ripercorre le orme di un suo illustre corregionale, Alberto Tomba, e riporta l’Italia sul gradino più alto nello slalom olimpico, risultato che mancava da Calgary ’88, merito, manco a dirlo, proprio del fuoriclasse bolognese. Un oro preziosissimo, che riscatta parzialmente la deludente Olimpiade italiana e rilancia soprattutto lo sci alpino maschile, che non andava a podio da Lillehammer ’94 (argento di Tomba) e che non vinceva un oro dal gigante di Albertville ’92.
Già al comando dopo la prima manche, Razzoli non si fa tradire dall’emozione e conserva – con tanti brividi – il primo posto fino alla fine, davanti al croato Ivica Kostelic e allo svedese Andre Myhrer.
"Mi fa piacere aver fatto piangere Tomba, per lui era facile vincere, ne ha vinte tante di gare… – le parole di ‘Razzo’, al traguardo abbracciato proprio dall’olimpionico e poi premiato dal presidente della Fisi Morzenti – Oggi per me è stato facile, sapevo di essere il più forte, me ne sono convinto dopo la prima manche. E’ stata dura ma è andata bene, anche se 2-3 errorini li ho fatti". Grande gioia a Casa Italia. "Mi sono commosso, non lo nego – ha ammesso il presidente del Coni, Gianni Petrucci – E’ stato grande, ha dominato la prima e seconda manche ed ha conquistato un oro che conta, che meritava lui come la federazione e lo staff tecnico". Al numero uno dello sport italiano arrivano i complimenti di Silvio Berlusconi ("è stata una gara eccezionale, l’ho seguita dal vivo e mi sono emozionato", le parole del premier), del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, di Franco Carraro e Massimo Moratti. "La vittoria di Razzoli è bella e importante e va celebrata – il commento del presidente della Fisi, Giovanni Morzenti – ma non basta a colmare le lacune che la Nazionale ha mostrato durante tutto il resto dell’Olimpiade".
Ancora una volta, Razzoli a parte, solo delusioni per gli azzurri. Gli altri slalomisti non sono andati bene: Manfred Moelgg, quinto dopo la prima manche, ha chiuso settimo, fuori Thaler e Deville.
Dal fondo femminile nessuna medaglia anche nella 30 km: Marianna Longa ha retto il ritmo delle migliori per due terzi di gara, salvo poi perdere terreno e chiudere 12esima, Antonella Confortola si è piazzata al 17esimo posto, non è nemmeno partita Sabina Valbusa. A entusiasmare il pubblico del Whistler Olympic Park è stato così il duello vinto quasi al fotofinish da Justyna Kowalczyk su Marit Bjoergen, che con l’argento di oggi arriva comunque a cinque medaglie (in precedenza tre ori e un bronzo).
Nel gigante parallelo maschile di snowboard, vinto dal canadese Anderson, Roland Fischnaller e Meinhard Erlacher escono di scena già nelle qualificazioni, mentre Aaron March non va oltre gli ottavi. Nell’inseguimento a squadre di pattinaggio di velocità (trionfo Canada tra gli uomini, oro Germania al femminile), Fabris e soci perdono anche la finale C contro la Corea del Sud e da campioni olimpici in carica salutano con un anonimo sesto posto.
Dal bob a quattro una piccola nota lieta, con Simone Bertazzo, Samuele Romanini, Danilo Santarsiero e Mirko Turri che recuperano una posizione e si piazzano al nono posto, a pari merito con Russia1, nel giorno del trionfo statunitense, con gli Usa che vincono l’oro dopo 62 anni di attesa.
Nel curling, infine, arriva per il Canada il 13esimo oro di questi Giochi: eguagliato il primato stabilito dall’Unione Sovietica nel 1976 e poi imitato dalla Norvegia nel 2002. Alla fine saranno 14, grazie all’hockey.

 

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