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Draghi e Tremonti alzano gli scudi

da Redazione

Ministro e Governatore sono sempre più ai ferri corti. Ma quanto è rientrato davvero, 35 o 93 miliardi?

Uno dei due non dice la verità. A tal punto che l’Ocse ha preso molto sul serio la vicenda avviando un’indagine. Super Mario Draghi e Genietto Tremonti sono sempre di più ai ferri corti. Le cifre sullo scudo fiscale, croce e delizia del commercialista di Sondrio, diffuse da Bankitalia smentiscono clamorosamente i dati del ministero dell’economia. Secondo i dati di Palazzo Kock sono soltanto 35 miliardi i capitali effettivamente rientrati in Italia, cifra molto diversa a cospetto dei giganteschi 93 miliardi indicati dal Ministero del Tesoro alla fine della prima tranche di scudo del 15 dicembre 2009. Ma come si spiega un divario di dati così grande? Sembra di risentire, in versione finanziaria, il solito balletto di cifre tra questura e organizzatori sui presenti alle manifestazioni. Ma qual è la causa dello schiaffo di Bankitalia?. Si contesta per ora al governo di “aver giocato sull’ambiguità”, ossia di non aver distinto in due tabelle i 35 miliardi derivanti da rimpatri veri e propri dai circa 50 miliardi registrabili sotto la voce attività rimaste investite all’estero mediante regolarizzazione o rientro puramente giuridico. E’ esploso di fronte a tanto ardire il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli, che in ricetta leghista è andato subito in soccorso del politico del PDL più vicino alla Lega. In salsa verde ha semplificato: “Banca d’Italia, o banca d’opposizione? Siamo ormai purtroppo abituati alla politica del ‘tanto peggio tanto meglio. L’operazione scudo fiscale – ha aggiunto – rappresenta il più grande successo di sempre: Bankitalia torni ai suoi doveri istituzionali”. Tremonti non ci sta naturalmente e fa lo spiritoso, l’austero Draghi invece come sempre fa parlare solo i numeri. “Mi dicono che è stato scudato anche un cavallo – ha affermato nei giorni scorsi il ministro – che operava su territorio nazionale, ma che aveva un titolo giuridico fuori”. Giulietto tra le righe voleva dir questo: impossibilità effettiva di imporre il rientro anche fisico di capitali. Spiega ancora: “Se uno rimpatria un portafoglio titoli, e dentro ha investimenti in fondo europeo, non si può imporre di spostare il fondo europeo per riportarli in Italia”. Però, prima che venisse rilevata dai dati di Bankitalia l’anomalia di cui si parla, non era stata evidenziata da alcuna fonte ufficiale e soprattutto non era stata resa nota ai non addetti ai lavori. Resta comunque il fatto, come annunciato dal governatore Draghi al Forex nei giorni scorsi, che l’Ocse, attraverso il Gruppo di azione finanziaria internazionale sta prendendo in esame, sotto il profilo della carenza delle norme anti-riciclaggio, lo scudo fiscale italiano. Il presenzialista direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera ha contestato indirettamente i dati snocciolati da Bankitalia: “I giochi statistici possono essere diversi, ma è la somma che fa il totale. Lo scudo fiscale 2009 si è concluso con uno straordinario successo: 93 miliardi di euro rimpatriati in Italia ad ogni effetto e due miliardi regolarizzati”. Ma di fatto non smentisce i numeri di Draghi: non dice infatti quanta parte di capitali regolarizzati sono rimpatri fisici e quanti rimpatri giuridici. E l’opposizione lo invita a smetterla di fare politica. Anche San Marino ne sa qualcosa. Ma Maria Cecilia Guerra su Lavoce. Info, che aveva lanciato per prima la polemica torna a puntualizzare. “I dati della Banca d’Italia permettono un’informazione statistica più accurata (non giochi statistici!). La Banca d’Italia distingue fra i rimpatri solo giuridici e i rimpatri veri e propri, perché compila le statistiche della bilancia dei pagamenti. Solo i rimpatri veri e propri danno luogo a flussi di capitali verso l’Italia da registrare nella bilancia dei pagamenti. I rimpatri giuridici riguardano invece attività che restano all’estero, ma di cui assume la gestione o la custodia un intermediario residente in Italia. Così i rimpatri veri e propri sono stati di 35 miliardi”. La Banca Centrale di San Marino intanto in questo momento di transizione non vuole rilasciare numeri aggiornati. Rimangono quindi i dati al 15 dicembre: 2009 i deflussi complessivi dovuti allo scudo fiscale ammontavano a 3,48 miliardi di euro. Considerando gli effetti sulla sola raccolta diretta (depositi e debiti rappresentati da titoli), i deflussi sono stati pari a 2,98 miliardi. Per valutare gli effetti sulla liquidità delle banche, occorre peraltro riferirsi unicamente ai rimpatri di capitale che si configurano come un vero e proprio deflusso monetario. Al 15 dicembre si sono registrati rimpatri monetari per 2,3 miliardi di euro. Qualche giorno fa il direttore generale della Banca di San Marino ha dichiarato ha drenato complessivamente dalle banche del Titano circa 4,7 miliardi. Chi vivrà vedrà.

Saverio Mercadante

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