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Giù dal tetto… gli stipendi d’oro

da Redazione

Un buco nell’acqua. Dopo le roboanti promesse di qualche tempo fa, la Camera ha approvato un emendamento che elimina il tetto agli stipendi dei super manager. Secondo Soglia, relatore e promotore dell’emendamento, la norma “sarebbe stata incostituzionale e demagogica”. Critico il partito di Di Pietro.

Nessun tetto agli alti dirigenti di banche e società quotate in Borsa. A stabilirlo la Commissione Finanze della Camera, che ha approvato l’emendamento del relatore della maggioranza, Gerardo Soglia, che elimina il tetto agli stipendi dei manager delle società quotate e che vieta l’assegnazione delle stock option ai vertici del settore bancario. A darne notizia è lo stesso Soglia, facendo sapere che resta intatta invece la previsione secondo cui i sistemi retributivi devono essere “in linea con le politiche di prudente gestione del rischio della banca e con le sue strategie di lungo periodo”. Il relatore giustifica l’atto affermando “presenta profili di incostituzionalità, e disincentiva le società a entrare nel mercato borsistico italiano spingendole verso i mercati stranieri”. Il capogruppo Italia dei Valori in commissione Finanze, Elio Lannutti, dà la sua visione dei fatti “possibile che ben 315 senatori non si siano accorti che la norma sul tetto ai lauti stipendi di manager e banchieri presentasse profili di incostituzionalità, e che disincentivasse le societàa entrare nel mercato borsistico italiano? La verità è che governo e maggioranza rispondono sempre e solo ai desiderata di banchieri e Confindustria, adusi a socializzare le perdite e capitalizzare i profitti” ha concluso il senatore Lannutti.
 

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