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Olio di colza e batteri Ogm contro l’inquinamento

da Redazione

Secondo l’Itstat sono l’agricoltura, il manifatturiero, l’energia, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti i settori produttivi che hanno generato le maggiori emissioni nocive, a livello italiano, nel periodo che va dal 1990 al 2007. Per cercare di porre rimedio all’impatto inquinante delle attività umane, l’agenzia Veneto Agricoltura promuove un incontro sulla produzione di olio di colza e del suo utilizzo come biocarburante per il funzionamento delle macchine agricole. E dall’America arriva il batterio "energetico" Ogm.

La lotta all’inquinamento passa anche attraverso l’uso di carburanti “verdi”. L’Istat infatti ha reso noto i dati di uno studio, durato quasi vent’anni, sulle fonti di inquinamento atmosferico. A farla da padrone, in questa triste classifica, sono l’agricoltura, il manifatturiero, l’energia, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti. Per contrastare almeno in parte questo trend, l’agenzia Veneto Agricoltura dai padiglioni della Fieragricola di Verona, ha organizzato un workshop centrato sulle fonti alternative di energia. Si discuterà sull’iniziativa presa dal comune di Venezia di alimentare i vaporetti turistici ad olio vegetale puro e sull’utilizzazione del biogas, derivato dagli allevamenti, per la produzione di biometano per il trasporto su gomma. Inoltre verrà presentata l’azione pilota dell’azienda “Vallevecchia” di Veneto Agricoltura, , sulla produzione dell’olio di colza e del suo utilizzo come biocarburante per il funzionamento delle macchine agricole. Per i visitatori della celeberrima Fieragricola di Verona, giunta alla sua 109esima edizione, è stato allestito un apposito stand per la filiera delle bioenergie, e sarà esposto il primo trattore italiano alimentato con olio di colza. I biocarburanti, fin dalla loro comparsa sul mercato, suscitano pareri contrastanti. Chi li elogia per la diminuzione delle emissione di agenti inquinanti per il pianeta, chi li osteggia perché sottraggono risorse alimentari all’umanità e perché li ritengono una falsa soluzione al problema. I detrattori spingono perché si trovi il sistema per “estrarre” energia dagli scarti di lavorazione o con vegetali che crescano in ambienti ostili, e che quindi non sottraggano terre coltivabili per l’alimentazione dell’uomo. Proprio in questa direzione lavorano gli scienziati dell’università californiana di Berkeley e dell’azienda americana LS9. I ricercatori hanno illustrato, sulle pagine della rivista Nature, la possibilità di produrre biodiesel grazie al batterio Escherichia coli, dopo essere stato geneticamente modificato. La novità sta nel fatto che questo microrganismo sarebbe in grado di convertire la cellulosa e gli scarti di prati e raccolti in carburante pulito, senza sottrarre così risorse al genere umano. Il batterio Ogm, secondo gli studiosi Usa permeterebbe di ottenere e “digerire” gli zuccheri anche a partire dalla cellulosa. In tal modo si abbandonerebbe la produzione di combustibili derivanti da mais, zucchero, colza, eccetera, sfruttando legno, paglia e tutti gli scarti agricoli o forestali che attualmente non hanno un’utilizzazione in tal senso. “Il biocarburante che siamo riusciti a produrre con Escherichia coli, libera almeno il doppio dell’energia prodotta con il bioetanolo – ha spiegato Eric Steen, uno degli autori dello studio – inoltre, a differenza del bioetanolo, queste molecole possono sostituire direttamente i normali combustibili senza bisogno di alcuna modifica degli attuali sistemi di combustione”.
 

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