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Malitalia, ma l’Italia… la raccontano Aprati e Ferro

da Redazione

Ci sono due modi di considerare l’Italia, all’estero. C’è il Belpaese, quell’insieme di luoghi d’arte, bellezze architettoniche, panorami mozzafiato e grande cucina che ha dato vita ad un vero luogo mitico, meta di Grand Tour e viaggi alla scoperta della cultura; e c’è la Malitalia, il luogo d’origine delle mafie, il paese dell’omertà…

Ci sono due modi di considerare l’Italia, all’estero. C’è il Belpaese, quell’insieme di luoghi d’arte, bellezze architettoniche, panorami mozzafiato e grande cucina che ha dato vita ad un vero luogo mitico, meta di Grand Tour e viaggi alla scoperta della cultura; e c’è la Malitalia, il luogo d’origine delle mafie, il paese dell’omertà, dei silenzi, dell’indifferenza e della lotta tra due diversi stati: lo stato civile e lo stato mafioso.

 

Ma il titolo del libro e del dvd di Laura Aprati ed Enrico Fierro apre subito uno squarcio, un dubbio, un dilemma. Malitalia può essere letto anche in un altro modo: ma l’Italia. E’ l’estrema ricerca di una speranza, di uno spiraglio, di un’uscita di sicurezza da un pantano che ha immobilizzato la società italiana. Questo quadro, nel contempo amaro e speranzoso, emerge pagina dopo pagina nel racconto che i due giornalisti fanno delle tre regioni martoriate del sud Italia: Campania, Calabria e Sicilia. Un vero e proprio reportage, insomma, nato sul territorio che gli autori hanno percorso in lungo e in largo per cercare di cogliere la vita quotidiana dei paesi in cui la stretta della mafia è, da sempre, più dura.

“Quando si sente parlare della mafia sui giornali – commenta l’autrice Laura Aprati – è sempre in concomitanza con un omicidio eccellente, o quando il fatto di cronaca riguarda un politico, o ancora per gli arresti clamorosi, quelli dei latitanti più ricercati. Ma la mafia, in quelle regioni, è quotidianità”.

 

Ed è proprio questa quotidianità una delle due chiavi di lettura del testo, come ha ribadito anche Massimo Corleo, magistrato del Tribunale di Trapani, che la mafia la affronta da una vita.

“La situazione della Sicilia di oggi – ha dichiarato Corleo durante la presentazione del libro alla libreria Mega, di Forlì, lo scorso martedì 26 gennaio – è molto diversa da quella di 20 anni fa. E’ una società in cui c’è meno omertà, in cui lo stato non è automaticamente la seconda scelta, per qualsiasi problema, rispetto alla mafia. Ma dobbiamo metterci in testa che quella contro la mafia è una battaglia generazionale, che si vince in tempi lunghi, e solo educando alla civiltà”.

 

Leggendo, guardando e ascoltando le storie emerge subito che la lotta è impari e durissima. Lo stato italiano è un apparato elefantiaco, ingolfato dalla burocrazia, che non solo deve combattere la mafia sul territorio, ma deve anche inseguirne le trame segrete e, cosa più difficile, deve riconquistare la fiducia dei cittadini, di tutte le persone che, ogni giorno, scelgono la mafia. Perché quella della mafia è una scelta che spesso si fa per paura, per timore, ma anche per convinzione, per tornaconto, oppure perché non c’è alternativa. E di fronte a questo moloch, svantaggiato e lento, c’è un essere dinamico, veloce, capace di cogliere tutte le opportunità, tanto da dare vita anche a storielle paradossali e divertenti, come quella raccontata dallo stesso Corleo. “Proprio pochi mesi fa, i cacciatori – un corpo di polizia che batte l’Aspromonte alla continua ricerca di latitanti – hanno catturato un latitante di lunga data che viveva isolato nel mezzo dell’Aspromonte. Un uomo anziano, che non sapeva leggere né scrivere, ma aveva imparato ad usare skype per comunicare con un suo parente in Australia con cui organizzava gli spostamenti delle partite di droga”.

 

Quando il viaggio si sposta dalla Sicilia di Trapani e Palermo alla Calabria e alla Campania, le cose si fanno, se possibile, ancora più dure. Qui è difficile trovare quel barlume di speranza percepito sull’isola. A Casal di Principe la camorra paga 900 mila euro di stipendi al mese. Sono persone stipendiate dalla camorra, che mette loro a disposizione avvocati, professionisti, e tutto quello che serve. A Napoli, i magistrati parlano senza mezzi termini di soldati, per quegli oltre 3.000 ragazzi sparsi per la città sempre pronti a lavorare come vedette, corrieri o per qualsiasi altro servizio, e che prendono molto più di un lavoro a tempo pieno ben pagato.

 

Vale la pena, davvero, cominciare questo viaggio tra le pagine del libro e tra le immagini – non facili – del dvd. Perché è la storia con cui dobbiamo fare i conti; perché se non c’è stato civile la battaglia è persa in partenza, e perché – e questa è l’altra chiave di lettura del libro – la mafia non si ferma solo a quelle regioni, ma vive e prospera nelle economie più floride e meno controllate, del nord Italia, del nord Europa, e oltreoceano. Parla il linguaggio universale dell’economia. Lo stesso che parliamo noi.

 

www.malitalia.it

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