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La Dainese fugge dall’Italia

da Redazione

Il famoso marchio Dainese si appresta a trasferire interamente la sua produzione in Tunisia. L’azienda vicentina già attiva nel paese nordafricano ha siglato un accordo con i sindacati per mettere a rotazione in Cassa Integrazione 120 addetti per arrivare a un taglio definitivo di 80 lavoratori.

Un altro importante marchio italiano, la Dainese, sposterà tutto il reparto produttivo all’estero. La società di Molvena, in provincia di Vicenza, impegnata nel settore dell’abbigliamento e accessori per centauri ha deciso di trasferire in Tunisia l’intera produzione, dove è già operativo uno stabilimento che occupa circa 500 addetti. In Veneto rimarrà solo lo studio e la progettazione dei nuovi prodotti, tra cui l’ambizioso obiettivo di creare una tuta per motociclisti con air-bag incorporato. A fare le spese di questa ristrutturazione sarà il ramo produttivo. Infatti la Dainese ha raggiunto un accordo con i sindacati per mettere a rotazione in Cassa Integrazione 120 persone per arrivare a un taglio definitivo di 80 lavoratori. Questa operazione è necessaria per ridurre notevolmente i costi e permettere alla griffe italiana di rimanere competitiva sul mercato globale.
“Questa azienda – afferma Lino Danese, fondatore e presidente della ditta vicentina – è nata ed è potuta svilupparsi grazie all’apporto fondamentale delle cucitrici di Molvena. Ora i tempi sono cambiati ma alcuni figli di quelle cucitrici si sono laureati e sono entrati in questa azienda come ingegneri. E in futuro la progettazione, lo studio, l’innovazione saranno potenziate, in vista delle nuove sfide che andremo a raccogliere sul mercato”.
“Purtroppo la congiuntura negativa ha avuto conseguenze importanti sulla nostra produzione – spiega Franco Scanagatta, l’amministratore delegato -. Se il fatturato delle settore moto oltre i 300 di cilindrata ha conosciuto un crollo del 40% era inevitabile attendersi una ripercussione anche sui nostri prodotti. I nostri concorrenti, tra l’altro, operano in Cina e in altri paesi asiatici da diversi anni mentre noi abbiamo sempre preferito mantenere qui il controllo. Dirò di più, noi abbiamo fatto il percorso contrario, portando dall’Asia alla Tunisia, dove è più semplice garantire la qualità”.
 

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