Home NotizieAttualità Non c’è pace per la Val di Susa

Non c’è pace per la Val di Susa

da Redazione

Continua il muro contro muro nella Val di Susa. I comitati No Tav hanno impedito l’inizio dei sondaggi previsti per oggi. Nelle valli piemontesi non si smette di vivere momenti di tensione dovuti alla realizzazione del collegamento ferroviario Torino-Lione.

Non si placa la protesta dei comitati No Tav della Val di Susa. Questa mattina sono ripartiti i sondaggi necessari per la realizzazione del collegamento ferroviario Torino-Lione, il cosiddetto Corridoio 5. I lavori per la costruzione della Tav continuano a dividere l’opinione pubblica. Da una parte chi è favorevole all’opera per non rimanere indietro rispetto a questo ambizioso progetto europeo, chi invece ritiene un’inutile dispendio di soldi e un grave pericolo per il delicato ambiente valligiano.
A Collegno, Orbassano e Torino i tecnici addetti ai carotaggi preliminari hanno potuto svolgere liberamente il proprio lavoro mentre sono stati bloccati i loro colleghi presso l’autoporto di Susa.
Qui gli esponenti del cartello No Tav, capitanati da Alberto Perino hanno impedito l’avvio dei sondaggi con un presidio partito nella giornata di sabato scorso. Perino, uno dei leader del movimento contrario alla realizzazione della linea Torino-Lione, ha affermato “continueremo a presidiare il territorio come segno di disobbedienza civile, dovunque cercheranno di fare sondaggi noi ci saremo e faremmo di tutto per difendere la nostra terra. Pensiamo di essere nel giusto, oggi abbiamo vinto una battaglia e abbiamo segnato un punto a nostro favore”.
Di tutt’altro avviso è Gemma Amprino, sindaco di Susa, “rispetto e capisco le preoccupazioni dei comitati locali, ma il progetto porterà sviluppo e non distruzione alle nostre valli”. Il primo cittadino non teme in alcun modo i sondaggi perché “l’acquisizione del maggior numero di dati ci permetterà di pianificare e attuare nel migliore dei modi i lavori e anche di utilizzare le somme di denaro pubblico nella maniera più oculata possibile”.
Infine la Amprino lancia un appello agli agguerriti comitati No Tav “evitate qualsiasi azione che sia contraria alla tutela della persona”. “Mi pare che ultimamente il clima sia migliorato, ci si può incontrare al bar, discutere e confrontarsi liberamente, cosa che negli ultimi anni purtroppo non succedeva” ha concluso il sindaco di Susa.

LA STORIA E I NUMERI DELLA LINEA TORINO-LIONE

La futura linea ferrata che collegherà Torino con Lione prevede un tragitto lungo circa 70 chilometri e sarà ad alta capacità e mista. Viaggeranno convogli sia per il trasporto passeggeri che per le merci. Oltre ad accorciare il tempo di percorrenza si intende creare una vera e propria “autostrada ferroviaria”, spostando secondo le stime degli addetti ai lavori dalle strade alla ferrovia circa 600.000 tir all’anno, anche in vista del forte incremento del traffico merci nei prossimi anni sul confine italo-francese.
Il corridoio internazionale sarà lungo circa una settantina di chilometri, da Saint Jean de Maurienne a Sant’Antonino di Susa. Il costo finale dell’opera dovrebbe attestarsi tra 15-20 miliardi, di cui 8-9 miliardi per la tratta internazionale, ma si tratta di stime, non essendoci ancora il progetto preliminare. L’obiettivo è arrivare in primavera a un progetto preliminare complessivo da sottoporre alla Valutazione di impatto ambientale (Via). Secondo le previsioni entro il 2012 dovrebbe essere conclusa la progettazione definitiva per giungere all’apertura dei cantieri nel 2013. La realizzazione dell’opera dovrebbe essere richiedere dieci anni di lavori e terminare quindi nel biennio 2022-2023.
La parte francese conta 46 chilometri di tunnel e sono stati terminati gli scavi di due dei tre cunicoli esplorativi. Il terzo e’ in fase di completamento.Della Torino-Lione si comincio’ a parlare 20 anni fa nel vertice italo-francese di Nizza del giugno 1990. In quella occasione i governi affermarono l’interesse per un nuovo collegamento tra i due paesi. L’anno successivo, Roma e Parigi incaricarono le rispettive società ferroviarie di avviare uno studio di fattibilità.
Nel 2004 scoppia la protesta anti-Tav con blocchi e proteste delle popolazioni locali, i Comuni soprattutto della Bassa Val di Susa, ritennero l’opera inutile, dispendiosa e dannosa per l’ambiente. Di qui la decisione dell’ allora governo Berlusconi di avviare un tavolo con esperti ad enti territoriali per la condivisione del progetto.

 

 

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