Una folla di meno di un migliaio di persone (informalmente, per il sindacato dovrebbero essere almeno il doppio, per altri invece erano appena 500, per il terzo sindacato appena 200…) sul Pianello per il gelido sciopero generale proclamato dalla CSU. Con il termometro abbondantemente sotto lo zero i lavoratori portati in piazza da Cdls e Csdl hanno incrociato le braccia per tutta la mattinata di ieri, dalle 9 alle 12, “per rompere l’immobilismo” come recita la campagna promozionale della manifestazione. All’interno la fotogallery della manifestazione.
Si è concluso lo sciopero generale indetto dalla Centrale Sindacale Unitaria. I lavoratori del Titano hanno incrociato le braccia mercoledì 16 dicembre, dalle ore 9 alle ore 12, con una manifestazione sul Pianello.
Il corteo è partito alle ore 9.15 da piazzale Bellucci, in Città, all’inizio di via Gino Giacomini, a due passi dalla sede dell’Assoindustria e alle 9.45 è partito alla volta delle mura del Centro Storico, dove è arrivato come da programma in piazzale della Libertà. Qui sono andati in scena i discorsi dei due Segretari Generali della Csdl e della Cdls – ricordiamo che il terzo sindacato, l’Unione Sammarinese dei Lavoratori ha bocciato la manifestazione di piazza di ieri – mentre alle 11.30 è arrivato il rompete le righe.
La manifestazione è andata in scena all’insegna dello slogan “per rompere l’immobilismo”, scelta dalla CSU per promuovere questa iniziativa di protesta rivolta principalmente contro l’ANIS e contro il Governo.
Rispetto all’ultimo sciopero generale sammarinese, datato ormai 2005, almeno a occhio, l’impressione è stata di una partecipazione in tono minore. Questo è spiegabile con il clima non certo primaverile, con la colonnina di mercurio scesa sotto lo zero, ma anche con la crisi che sta facendo sentire i propri morsi ancor più del freddo, con molti lavoratori che hanno probabilmente preferito non perdere in busta paga le ore di lavoro, tanto per assicurarsi una propria personale difesa del salario.
"E’ andata bene, siamo in tanti" ha affermato il segretario Csdl Marco Beccari, mentre da Palazzo Pubblico i consiglieri si affacciano incuriositi. Qualche esponente di sinistra Unita e del partito dei socialisti e dei democratici scendono anche in piazza. “Dovrebbero non solo guardare ma ascoltare", li invitano dal palco i sindacalisti, mentre Giovanni Ghiotti, segretario Cdls, sottolinea che "la gente ha capito il messaggio, con una fortissima astensione dai posti di lavoro". Anche nel settore pubblico, che il contratto ce l’ha.
Dal palco Beccari attacca l’Anis (“che rovina il Paese, vuole la disponibilità totale del lavoratore") e la volontà del governo di inserire nella legge Finanziaria temi che fanno parte della concertazione con le parti sociali.
Bocciato anche il terzo sindacato, l’Usl, contro il quale dalla piazza si elevano i cori "Vergogna e venduti".
Giuliano Tamagnini della Csdl, parla di "pericolo per la democrazia quando il potere politico si accorda con quello economico contro i lavoratori". E sostiene che è giunto il momento di chiudere sui contratti e sugli ammortizzatori sociali, di rilanciare il tavolo tripartito e di mettere mano a un vero progetto di rilancio dell’economia. Senza far pagare solo ai lavoratori il prezzo della crisi. Dalla Csu c’è la massima disponibilità al confronto, conclude Tamagnini.
Aspettando le cifre più o meno ufficiali, in piazzale della Libertà la folla dei manifestanti si è potuto contare molto meno di un migliaio di persone, probabilmente non più di 6-700 persone. Informalmente, dalla CSU si è parlato di circa 2 mila presenze sul Pianello cosa che, considerando il gioco delle parti e la inevitabile tara quando si tratta di conteggiare i manifestanti, confermerebbe la prima impressione. Qualche esponente della maggioranza, che dalle finestre di Palazzo Pubblico ha invece contato a malapena 500 persone, e c’è chi parla di non più di 3-400 manifestanti.
QUESTO SCIOPERO? PER L’ANIS E’ SEMPLICEMENTE ED ESSENZIALMENTE SBAGLIATO
In tarda mattinata di ieri le prime dichiarazioni. A rompere il ghiaccio è l’ANIS, che in una nota definisce "lo sciopero voluto dalla dirigenza della Centrale Sindacale Unitaria semplicemente ed essenzialmente sbagliato".
Per l’Associazione degli Industriali – che ieri pomeriggio si è confrontata in una Assemblea Generale Straordinaria – "San Marino sta vivendo il proprio momento più difficile dal dopoguerra ad oggi. Proprio l’altro ieri Banca Centrale ha affermato che lo scudo fiscale è costato al Paese 3 miliardi e 200 milioni di euro. Decine di aziende hanno scudato le loro quote. A questo quadro desolante si aggiungono i 500 posti di lavoro persi dall’inizio della crisi, la Cassa Integrazione con il suo costo sociale ed economico e minori entrate nel Bilancio dello Stato per ben cento milioni".
Nel giorno dello sciopero generale indetto da Csdl e Cdls l’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese si dichiara, "come è sempre stato finora, pronta al confronto. Cosa dimostrata anche dalla richiesta della scorsa settimana alla Csu, richiesta che non ha neppure ricevuto risposta, per incontrarsi proprio questo lunedì o martedì".
Secondo l’ANIS, che si dice pronta a fare la sua parte, "i problemi di San Marino non si risolvono di certo sventolando bandiere e palloncini colorati. Occorre rimboccarsi le maniche per rigenerare il nostro sistema economico, innanzitutto riducendo i costi, e con strumenti e provvedimenti concretamente utilizzabili dalle imprese".
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