Ieri pomeriggio l’aggressione al Premier Silvio Berlusconi, al termine di un comizio a Milano. Qualcosa non ha evidentemente funzionato nel servizio di sicurezza, 20 giorni di prognosi per il Cavaliere. Solidarietà da tutto il mondo politico, uniche voci fuori dal coro quelle di Di Pietro e Bindi. L’aggressore, Massimo Tartaglia, 42 anni, con problemi psichici, è stato arrestato. Nel frattempo una sola cosa è certa: nel Paese si respira un clima d’odio, come dimostrano le migliaia di pagine web inneggianti all’aggressore.
L’EPISODIO DI DOMENICA IN PIAZZA DUOMO: UN AGGRESSORE COLPISCE AL VOLTO IL PREMIER
Un gesto sconsiderato di una persona con problemi psichici, ma anche un gesto che non sorprende. Casomai preoccupa. L’aggressione al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha fatto il giro del mondo, è l’apice, per il momento, di una deriva inquietante che sta attraversando il Paese.
Erano le 18.30 di ieri quando, al termine del comizio per la campagna di tesseramento del Pdl, mentre Berlusconi si trovava in mezzo alla folla, è stato colpito al volto all’improvviso da un corpo contundente. Il Premier si è accasciato al suolo, mentre gli uomini della scorta hanno immediatamente immobilizzato l’aggressore. Davanti alle telecamere che hanno ripreso la scena, Berlusconi si è rialzato, visibilmente sotto shock, con la guancia sinistra coperta di sangue e il volto spaccato. La scorta l’ha trascinato prontamente in macchina, subito dopo il Premier ha voluto uscire dalla macchina e, in piedi sul predellino, ha rivolto lo sguardo alla folla, e qualche parola.
L’aggressore si chiama Massimo Tartaglia, ha 42 anni e da dieci è in cura per problemi mentali al Policlinico di Milano. Ha colpito il Premier con un souvenir di Milano, una riproduzione in metallo del Duomo. In tasca gli è stato trovato un altro souvenir, una bomboletta di spray urticante e un piccolo crocefisso. Tartaglia risulta sconosciuto alla Digos: come precedenti risulta alla polizia solo il ritiro della patente per motivi di viabilità. Tartaglia è stato formalmente arrestato durante l’interrogatorio tenuto in questura. Le accuse sono di lesioni pluriaggravate dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa e dalla premeditazione. In giornata il procuratore aggiunto Armando Spataro inoltrerà al gip la richiesta di convalida del fermo per Massimo Tartaglia. L’accusa nei suoi confronti è di lesioni multiple aggravate dalla premeditazione e dal fatto che la parte offesa, il premier appunto, è pubblico ufficiale.
“Non sono io. Io non sono nessuno” avrebbe detto l’uomo subito dopo l’aggressione al premier, mentre le guardie di sicurezza lo portavano via. L’uomo è stato prima trattenuto dalla folla che gli si è scagliata scontro. Poi è stato sottratto al linciaggio dagli uomini della società che si stava occupando di sicurezza durante il comizio del premier.
Secondo il coordinatore regionale del partito, il premier “ha fatto come se stesse per svenire, poi si è tirato su, lo ha guardato negli occhi, è risalito in macchina, ha cercato di uscire dall’auto per parlare al contestatore e chiedergli la ragione del gesto. A quel punto la scorta ha trattenuto Berlusconi dall’uscire, è stato soccorso subito dal suo medico personale ed è stato portato al San Raffaele”.
LE CONDIZIONI DI SALUTE DEL CAVALIERE
Portato all’ospedale San Raffaele, Berlusconi è stato sottoposto a una Tac, una visita maxillofacciale ed un intervento di sutura, quindi è stato ricoverato, in osservazione, dove resterà almeno sino a domani. E’ atteso per le 12 circa il bollettino medico con gli aggiornamenti sulle condizioni di salute del Premier Berlusconi. Il primo bollettino parla della frattura del setto nasale, di due denti incisivi e di una ferita al labbro con contusioni al volto ed evidenti tagli e graffi. Il Presidente del Consiglio è stato dichiarato guaribile in venti giorni.
Per Silvio Berlusconi, che ieri sera ha ricevuto la visita dei figli, ed è apparso sereno, questa mattina al risveglio una richiesta: i giornali. E sempre in mattinata si è registrata una lunga coda di visite, compresi i Presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, oltre al Segretario del Pd Bersani. Intanto cartelli, bandiere e slogan sotto le finestre dell’Ospedale San Raffaele di Milano. “Presidente Berlusconi, una pronta guarigione. Gli italiani veri sono con te sempre”.
I CONTESTATORI IN PIAZZA COMIZIO DISTURBATO
Va rilevato che già durante il comizio Berlusconi era stato contestato da un gruppo di persone che si trovavano sul lato destro del palco. Un gruppo piuttosto numeroso di infiltrati ai quali Berlusconi ha rivolto parole di disapprovazione dal palco, ricevendo una autentica ovazione.
Nel suo intervento, il Cavaliere oltre ai suoi classici cavalli di battaglia (la disinformazione, i giudici, i provvedimenti in campo economico) aveva anticipato che alle regionali il Pdl correrà con Santanchè e Storace, ed aveva ricevuto applausi affermando: “Mi dipingono come un mostro ma non credo di esserlo: intanto perché sono bello e poi perché sono quello che si dice un ‘bravo fioeu’”, in dialetto meneghino. Poi però i fischi sono arrivati copiosi da un gruppo di contestatori al lato della piazza. Berlusconi prima ha parlato di “una sinistra che al contrario di quelle europee che sono diventate socialdemocratiche, è fortemente impregnata dei concetti del marxismo”. Ha cambiato nome, ha detto il Cavaliere, e di recente “ha anche fatto addirittura un passo indietro”. Berlusconi avrebbe forse voluto richiamare il passato da uomo di partito dell’ex Pci di Pier Luigi Bersani, che in mattinata aveva parlato di lui dicendo, con un chiaro riferimento al Pifferaio di Hamelin dei fratelli Grimm, che “non abbiamo niente da guadagnare da un modello di democrazia populista dove c’è un miliardario che suona il piffero e tutti i poveracci che gli vanno dietro”. Ma è stato proprio a questo punto che le contestazioni dal lato della piazza lo hanno costretto ad un’interruzione. “Ecco perché siamo qui – ha detto il premier rivolgendosi direttamente ai contestatori -: perché queste cose noi non le faremo mai. Noi siamo per la libertà, a differenza vostra siamo sempre disponibili a confrontarci parlando”. Ed ha chiuso con un triplice “Vergogna, vergogna, vergogna”, tra gli applausi della piazza. Poi, a fine comizio, il fattaccio.
LA SOLIDARIETÀ A 360 GRADI (O QUASI)
Il premier riceve solidarietà praticamente a 360 gradi: il capo dello Stato, i presidenti delle Camere Schifani (“atto gravissimo e incivile di intolleranza”) e Fini, il leader di Confindustria, e anche il Vaticano (“fatto grave e preoccupante”) e la Cei, che ribadisce l’invito a “un clima culturale più sereno”. Di fronte alla violenza e all’aggressione non c’è “casacca” che tenga. Bossi parla di “clima di terrorismo”, e anche Giampaolo Pansa, in una intervista al Corriere evoca gli anni ’70 e il rischio di una deriva che possa portare a episodi drammatici come il delitto Calabresi. Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani parla di “gesto inqualificabile che va fermamente condannato”, Massimo D’Alema invita a “non alimentare il clima di contrapposizione e violenza”, mentre da Pierferdinando Casini arriva una “solidarietà senza se e senza ma”.
‘Ferma condanna per il grave episodio di violenza’ nei confronti di Berlusconi è stata espressa oggi anche dal vice presidente del Csm Nicola Mancino. Torna quindi di grande attualità, secondo Mancino, l’invito ‘pressante del capo dello Stato ad abbassare i toni della polemica’. Ma è subito bagarre nel plenum del Csm per le dichiarazioni del consigliere laico Gianfranco Anedda che attribuisce l’episodio al ‘clima di odio’ che c’è nel Paese e al quale, ha detto, "non sono estranei i magistrati".
LE VOCI FUORI DAL CORO. DI PIETRO: IL PREMIER ISTIGA. BINDI: NON FACCIA LA VITTIMA
Antonio Di Pietro, leader dell’Idv ha ripetuto cento volte in queste ultime ore come un mantra che “deplora e condanna” l’uso della violenza. I però e i ma nei suoi discorsi però si sprecano, tanto che le sue parole – certo non sorprendenti – hanno ricevuto la condanna unanime di tutto il resto dell’arco costituzionale. Del resto proprio una settimana fa era in piazza al No-B day, e qualcuno avrà pur preso alla lettera i suoi proclami.
“Io non voglio che ci si mai violenza, ma Berlusconi con i suoi comportamenti e il suo menefreghismo istiga alla violenza” ha commentato Di Pietro, che ha rincarato la dose: “Condivido le rimostranze dei cittadini che ogni giorno vedono un premier che tiene bloccato il Parlamento per fare leggi che servono a lui e soltanto a lui, mentre milioni di cittadini perdono il lavoro e faticano ad arrivare a fine mese”. A questo punto come non ricordare le sue profetiche parole di pochi giorni fa, quando aveva sostenuto che “Se il Governo continua ad essere sordo ai problemi dei cittadini si andrà allo scontro di piazza” e “ci scapperà l’azione violenta”. Poi, dopo la presa di distanza da parte del Pdl al completo, dell’Udc e anche del Pd, in una nota dell’Italia dei Valori si afferma: “Come al solito quando si tratta di criticare l’Idv i soliti ‘Soloni’ capiscono fischi per fiaschi. Ribadisco allora che noi tutti deploriamo e condanniamo l’aggressione subita dal presidente del consiglio. Ci mancherebbe altro! Però non può e non deve legittimare e giustificare la dilagante esasperazione che l’assenza di politiche economiche e sociali di questo governo sta provocando nei confronti di miglia di lavoratori e padri di famiglia. Non è prendendosela con me che si risolvono i problemi, ma affrontandoli e dando risposte ai bisogni dei cittadini, cosa che il governo Berlusconi non ha fatto e non pare abbia alcuna intenzione di fare”. Concetto ripreso in mattinata anche a Radio24: “Non potete prendervela col medico che in ospedale diagnostica il tumore, prendetevela col tumore!”.
Da diversi punti di vista sono identici i concetti espressi da Rosy Bindi, Presidente del Pd (anche lei in piazza al No-B Day, come Di Pietro), in un’intervista alla Stampa di oggi – dove per inciso il direttore Calabresi nel suo fondo sosteneva che in certi momenti devono essere cancellate dal dizionario le parole ‘ma’ e ‘però’.
Anche Rosy Bindi, dunque, esprime “La solidarietà a Berlusconi e la condanna del gesto”, poi però sostiene che comunque “tra gli artefici di questo clima c’è anche Berlusconi”, che “non può sentirsi la vittima. Questi gesti vanno sempre condannati, mai giustificati. Qualche volta però sono spiegabili. Certo, se si continua a dividere questo paese, alla fine…”. La Bindi non ha dubbi, “motivi di esasperazione ce ne sono molti, legati alla crisi economica che alcuni pagano con prezzi altissimi. La sensazione più diffusa è che non sai più a chi rivolgerti, non sai più chi ti tutela. C’è perfino una rottura in parte creata ad arte del movimento sindacale. E poi c’è uno scontro politico che si porta dietro sicuramente frange estremiste o persone che perdono la testa, ma chi ha più responsabilità fa di tutto per dividere il paese. Sbagliano i contestatori, non si disturbano le piazze degli altri, è anche vero che c’è modo e modo per zittire le persone. E anche oggi il premier – dice la Bindi riferendosi al comizio di ieri sera a Milano tenuto prima dell’aggressione – ha mantenuto toni duri, mancava solo la frase e per tutto questo ora andiamo al voto”.
SU FACEBOOK C’E’ GIA’ UNA PAGINA DI FANS DI TARTAGLIA: SONO 40 MILA
Su Facebook è nata immediatamente una pagina di fans di Tartaglia, che conta in poche ore già 40 mila simpatizzanti dell’aggressore di Berlusconi. Immediata è anche la richiesta, arrivata dall’On. Massimo Calearo di Alleanza per l’Italia, di oscurare la pagina. “Questa è gente che va curata, sono dei pazzi” afferma Calearo, ”come un matto è colui che ha colpito il presidente del consiglio”. Il parlamentare vicino a Rutelli, dopo aver espresso ”la più ferma condanna” di quanto accaduto, auspica che ”adesso si ritorni ad un clima di civiltà”. Commentando ad Antenna 3 le dichiarazioni di Di Pietro, Calearo puntualizza che ”con quest’uomo è impossibile dialogare” e fa sapere che ”sono numerosi i parlamentari” di Idv che abbandonano questo partito ed aderiscono ad ”Api”, ”non condividendo il continuo attacco al premier”.
LA FALLA NEL SISTEMA DI SICUREZZA
Un paio di mesi fa gli analisti dei servizi di sicurezza avvisarono che il capo del governo dalla possibilità che “isolati mitomani mettano a segno gesti violenti». In particolare veniva sottolineata la necessità di “evitare contatti ravvicinati con il pubblico so¬prattutto in occasione di circostanze occasio¬nali e non pianificabili che per la loro natura non consentono la puntuale e preventiva pre¬disposizione riguardante i servizi di tutela”.
Ma i problemi legati alla mancata sicurezza al Presidente del Consiglio ieri sono stati due. Il doppio anello intorno al presidente del Consiglio infatti non ha tenuto, e poi c’è stato anche un altro errore: la macchina con a bordo il premier non è partita, come dovrebbe avvenire in questi casi di emergenza, tanto che Berlusconi è addirittura sceso e si è mostrato insanguinato alla folla.
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni si è spostato in prefettura e ha convocato per questa mattina una riunione che possa servire a fare il punto della situazione, ma anche a ribadire la massima fiducia nei responsabili dell’ordine pubblico nel capoluogo lombardo. Due giorni fa la questura di Milano aveva comunicato la possibilità di disordini in piazza: nulla di organizzato, ma l’eventualità di contestazioni era messa in conto. E un paio di mesi fa gli analisti dell’Aisi misero in guardia Berlusconi sul fatto che “isolati mitomani mettano a segno gesti violenti” e consigliarono di “evitare contatti ravvicinati con il pubblico”. La polizia esclude la matrice terroristica, e continua a monitorare la situazione, in particolare i movimenti nei social network. I parlamentari del Pdl chiedono che il Copasir, l’organismo parlamentare di controllo dei servizi segreti, “accerti il livello di protezione del presidente del Consiglio che è questione di sicurezza nazionale”. Una verifica immediata sarà compiuta anche dal sottosegretario alla presidenza Gianni Letta, titolare della delega ai servizi segreti che già ieri sera ha preso contatto con i vertici dell’intelligence.