Nel Bella Center di Copenhagen in corso il vertice sul clima. Al summit attesa anche la delegazione del Titano.
Dalla stanza dei bottoni di Bella Center di Copenhagen escono i primi rumors. Agli obiettivi annunciati – dare un seguito al Protocollo di Kyoto e limitare la crescita della temperatura del mondo a due gradi centigradi, attraverso una drastica riduzione della emissioni di gas a effetto serra; per raggiungere questa meta, il taglio entro il 2020 dovrebbe raggiungere il 25-40%, a fronte di impegni annunciati dai Paesi industrializzati che permetterebbero però un calo solo tra il 12 e il 16% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990 – fanno da contraltare le ire funeste dei Paesi più poveri contro un presunto tentativo del ‘mondo ricco’ di accaparrarsi la regia della lotta al clima. A far scoppiare il caso è stata una bozza – riservatissima – di un testo stilato dalla presidenza danese del summit, che fisserebbe al 2050 diritti di emissione pro-capite doppi per i Paesi sviluppati rispetto a quelli meno industrializzati. “Una grave violazione che minaccia il successo del processo negoziale”, ha messo subito chiaro il delegato sudanese Lumumba Stanislas Dia Ping a nome del G-77, ovvero la coalizione di 130 Paesi in via di sviluppo. La Danimarca ha negato l’esistenza di un “testo segreto” per un accordo, ha precisato che ci sono solo “bozze di lavoro”. Ma il danno è fatto e il vertice sembra destinato a continuare sotto il segno della sfiducia dei Paesi poveri. Mercoledì a un presidente della Commissione Ue molto realista e convinto che non ci sarà un trattato a Copenhagen (diventata in questi giorni ‘Hopehagen’, ndr), ha tentato di fare da contrappeso il segretario generale Onu, Ban Ki-moon, che si aspetta “un accordo solido, che entri immediatamente in vigore”. José Manuel Barroso da parte sua ritiene fattibile un’intesa di massima anche con obiettivi importanti, ma un testo vincolante “non è possibile, non è stato preparato, ci sono alcuni partner che non sono pronti”, Cina e India in particolare. Intanto l’Organizzazione metereologica mondiale ha messo sul piatto nuovi dati allarmanti sul riscaldamento del globo: il decennio 2000-2009 sarà il più caldo da quando l’uomo ha cominciato a registrare le temperature in modo sistematico, quindi dal 1850. Il rapporto ha fatto il giro del mondo e rilanciato il dibattito sull’attendibilità delle previsioni, anche sull’onda del ‘Climategate’, l’affaire dei climatologi accusati di manipolare i dati sui pericoli da surriscaldamento del pianeta. A Copenhagen è attesa anche una delegazione del Titano: saranno presenti i rappresentanti delle Segreterie al Territorio e agli Esteri e l’Università.
Alessandro Carli