Il pianeta è uno solo, e a Copenhagen i grandi della Terra dovranno dare una sterzata. Ma la svolta può arrivare anche con i piccoli gesti. Ecco come ciascuno può contribuire. Intanto nel Bella Center di Copenhagen è in corso il vertice sul clima. Al summit attesa anche una delegazione del Titano.
E’ una questione morale, anzi è la vera questione morale. Per ridurre i consumi di energia in ambito domestico occorre prima sapere dove e quanto si consuma. Escludendo l’automobile, il 79% dei consumi energetici in ambito domestico è dovuto al riscaldamento. Mentre dentro al Belle Center di Copenhagen i Grandi discutono le strategie, la rivoluzione può partire anche dai singoli cittadini. Bastano semplici gesti, e un po’ di attenzione. I costi di riscaldamento ad esempio possono essere ridotti drasticamente anche grazie a un buon isolamento termico della casa. Le caldaie e gli impianti che hanno più di 20 anni dovrebbero essere assolutamente sostituiti, sia perché in genere hanno perso efficienza, sia perché la tecnica della combustione, nel frattempo, ha fatto notevoli passi avanti. Abbassando di un grado centigrado la temperatura nelle stanze si risparmia circa il 6% di energia. La sensibilità riguarda anche altre “stanze” della casa: è buona norma evitare di coprire i termosifoni con tende, mobili o copritermosifoni, che impediscono la libera circolazione del calore e lo spreco di calore può arrivare fino al 40%. Se si regola il termostato del frigorifero a seconda della temperatura ambiente (raffreddare troppo i cibi in inverno, ad esempio, è inutile e fa aumentare i consumi) si può arrivare a un risparmio del 10-15%. Per il monitor è vantaggioso preferire quelli “basso emissivi” che, oltre ad emettere meno radiazioni fastidiose alla vista, sono meno energivori degli altri (fino al 40% di consumo in meno). In un’abitazione con tre apparecchi in standby per tutta la giornata, il consumo in un anno può ammontare a circa 263 kWh, che corrisponde a circa 150 lavaggi con la lavatrice e a circa 25 euro di spesa. Basta davvero poco, in fondo, per essere felici assieme all’ambiente.
PROSSIMA FERMATA: IL PIANETA VERDE
Dalla stanza dei bottoni di Bella Center di Copenhagen escono i primi rumors. Agli obiettivi annunciati – dare un seguito al Protocollo di Kyoto e limitare la crescita della temperatura del mondo a due gradi centigradi, attraverso una drastica riduzione della emissioni di gas a effetto serra; per raggiungere questa meta, il taglio entro il 2020 dovrebbe raggiungere il 25-40%, a fronte di impegni annunciati dai Paesi industrializzati che permetterebbero però un calo solo tra il 12 e il 16% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990 – fanno da contraltare le ire funeste dei Paesi più poveri contro un presunto tentativo del ‘mondo ricco’ di accaparrarsi la regia della lotta al clima. A far scoppiare il caso è stata una bozza – riservatissima – di un testo stilato dalla presidenza danese del summit, che fisserebbe al 2050 diritti di emissione pro-capite doppi per i Paesi sviluppati rispetto a quelli meno industrializzati. “Una grave violazione che minaccia il successo del processo negoziale”, ha messo subito chiaro il delegato sudanese Lumumba Stanislas Dia Ping a nome del G-77, ovvero la coalizione di 130 Paesi in via di sviluppo. La Danimarca ha negato l’esistenza di un “testo segreto” per un accordo, ha precisato che ci sono solo “bozze di lavoro”. Ma il danno è fatto e il vertice sembra destinato a continuare sotto il segno della sfiducia dei Paesi poveri. Mercoledì a un presidente della Commissione Ue molto realista e convinto che non ci sarà un trattato a Copenhagen (diventata in questi giorni ‘Hopehagen’, ndr), ha tentato di fare da contrappeso il segretario generale Onu, Ban Ki-moon, che si aspetta “un accordo solido, che entri immediatamente in vigore”. José Manuel Barroso da parte sua ritiene fattibile un’intesa di massima anche con obiettivi importanti, ma un testo vincolante “non è possibile, non è stato preparato, ci sono alcuni partner che non sono pronti”, Cina e India in particolare. Intanto l’Organizzazione metereologica mondiale ha messo sul piatto nuovi dati allarmanti sul riscaldamento del globo: il decennio 2000-2009 sarà il più caldo da quando l’uomo ha cominciato a registrare le temperature in modo sistematico, quindi dal 1850. Il rapporto ha fatto il giro del mondo e rilanciato il dibattito sull’attendibilità delle previsioni, anche sull’onda del ‘Climategate’, l’affaire dei climatologi accusati di manipolare i dati sui pericoli da surriscaldamento del pianeta. A Copenhagen è attesa anche una delegazione del Titano: saranno presenti i rappresentanti delle Segreterie al Territorio e agli Esteri e l’Università.
Alessandro Carli