“Arrivare alla firma di un trattato condiviso sul clima non è possibile: non è stato preparato e troppi partner non sono pronti". Parole poco tenere, quelle del Presidente della Commissione europea José Barroso, nei confronti della conferenza sul clima di Copenhagen.
L’Ue promette di tagliare le emissioni del 30% nel 2020 rispetto al 1990 se gli altri faranno almeno il venti. Ieri, le indiscrezioni su una bozza di intesa scritta dai danesi ha fatto saltare i nervi al club dei meno ricchi. Il testo fissa un percorso di rientro molto duro per gli emergenti, ai quali sarebbe consentito di generare un volume di emissione di circa la metà rispetto alle economie avanzate, 1,44 tonnellate di anidride carbonica pro capite contro 2,67. Il documento ha provocato la reazione “furiosa” degli interessati, e una preoccupante considerazione del Presidente della Commissione europea José Barroso. “Arrivare alla firma di un trattato condiviso sul clima non è possibile: non è stato preparato e troppi partner non sono pronti. L’unico obiettivo possibile è riuscire a trovare un accordo sull’emissione dei gas nocivi che magari verrà messo in termini di legge affinché possa diventare un trattato in futuro". Parole poco tenere, quelle del presidente della Commissione europea José Barroso, nei confronti della conferenza sul clima di Copenhagen. Per il numero uno dell’esecutivo europeo bisogna limitarsi al raggiungimento degli obiettivi minimi. “Nell’accordo – prosegue – bisogna anche prevedere contributi per aiutare i Paesi in via di sviluppo, in modo che non si adattino ai pessimi standard di emissioni di gas serra di quelli industrializzati”. Sul pianeta che si scalda l’Europa prova a non mollare. I capi di Stato e di governo dell’Ue chiedono alla Conferenza sul Clima di Copenhagen di giungere “preferibilmente entro sei mesi” a “un’intesa che porti ad uno strumento vincolante in vigore dal gennaio 2013” alla scadenza del protocollo di Kyoto. Intanto a Copenhagen, la Gran Bretagna ha portato la richiesta all’Europa di una drastica e reale riduzione delle emissioni inquinanti, lasciando da parte timori e divisioni. “I nostri Paesi devono essere tanto ambiziosi quanto pretendono di esserlo – dichiara il premier Gordon Brown in un’intervista al quotidiano The Guardian – Le buone intenzioni non sono sufficienti. Dobbiamo creare una situazione in cui l’Unione europea sia convinta di andare verso il 30%” di riduzione delle emissioni entro il 2020.” La Finlandia ha comunicato, ed in questo è il primo paese ad averlo fatto, che darà un contributo di 60 milioni di dollari al programma Fao, a favore dell’attenuazione del cambiamento climatico nel settore agricolo dei paesi in via di sviluppo. Lo riferisce un comunicato dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Il programma multidonatori punta a promuovere entro il 2015 un’agricoltura sostenibile a basse emissioni nei paesi in via di sviluppo, in collaborazione con gli stessi paesi e con altre organizzazioni. La Finlandia fornirà un sostegno iniziale di circa 3.9 milioni di dollari per il periodo 2010-2011 e la Fao cercherà ulteriori finanziamenti da altri donatori.