Ultimi giorni prima del vertice sul clima. Ma a Copenhagen si “suonano” obiettivi diversi: una strada lastricata di buone intenzioni. Ma basteranno?
Gli ultimi giorni prima di Copenaghen sono almeno lastricati di buone intenzioni. La Cina sembra che stia tornando sui suoi passi rinunciando alla realpolitik; arriva il sì dell’Europarlamento alla posizione che l’Ue presenterà al vertice sul cambiamento climatico, con il rilancio dell’impegno comunitario che si traduce nella richiesta ai paesi partner di almeno 30 miliardi all’anno per i Paesi in via di sviluppo fino al 2020. Si tratta di misure per le quali è stato calcolato un impegno finanziario che ammonterebbe a 10 miliardi l’anno per il periodo 2010-2012. Ma la notizia rimane l’anticipazione di Reuters sulla bozza preparata dal governo danese in vista della conferenza sul clima che propone una riduzione del 50% delle emissioni inquinanti entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990. Il testo, che è una proposta e potrebbe diventare la base per un accordo politico al termine degli incontri di Copenaghen, suggerisce inoltre che l’80% del taglio delle emissioni inquinanti sia a carico dei paesi ricchi. La bozza prosegue affermando che è necessario mantenere l’aumento medio globale di temperature entro e non oltre i 2 gradi Celsius. Gli eurodeputati hanno invitato i capi di governo dei paesi europei a considerare una priorità il conseguimento di un accordo concordato al Summit di dicembre. Brutta notizia dell’ultima ora. L’India respinge la proposta di riduzione del 50% delle emissioni: taglio solo del 24% entro il 2020.