A voler leggere tra le righe, continua la campagna mediatica contro San Marino. Guardando agli ultimi articoli (Corsera) sulla vendita di Delta sarebbe sin troppo facile interpretare con un pizzico di malignità la situazione: l’utile operativo della società controllata Carisp negli ultimi anni è passato da +23,8 milioni (2007) a +21,4 milioni (2008) a -348 milioni (2009). Possibile? Sembra una strumentale corsa al ribasso. Che Tito Masi, Presidente della Fondazione San Marino, non commenta.
Continua lo stillicidio di notizie su Delta. E mentre l’Ad di Intesa Sanpaolo Passera si limita a dire che la due diligence continua, la Fondazione San Marino si limita ad un no comment: il momento infatti è troppo delicato. Eppure le cifre che girano un commento lo meriterebbero.
Comunque sia Tito Masi, presidente della Fondazione San Marino Cassa di Risparmio – Sums, in merito all’articolo apparso ieri sul Corriere della Sera relativo alla cessione delle quote in Delta della Cassa di Risparmio di San Marino, di cui la Fondazione detiene la proprietà, preferisce non parlare: "Siamo impegnati al massimo in passaggi fondamentali della trattativa di vendita. Per cui preferisco non commentare, per non turbare i lavori in corso".
Le trattative con il gruppo Intesa Sanpaolo per la cessione della holding bolognese, o meglio di alcune sue parti, quelle in attivo, va avanti, e, sebbene nessuna offerta sia ancora arrivata, Masi preferisce non commentare l’articolo del quotidiano milanese, nel quale si parla di 348 milioni di euro di perdita per Delta e di 1,8 miliardi di esposizione verso le banche sammarinesi (in gran parte, 1,5 miliardi, proprio verso la Cassa di Risparmio). Ma soprattutto il primo numero stride con i risultati degli esercizi precedenti. L’utile operativo di Delta alla fine del 2007 era di circa 23,8 milioni di euro; e di circa 21,4 milioni alla fine del 2008. In poco tempo si sarebbe dunque passati da un forte attivo, certificato e controllato anche da Banca d’Italia, a un passivo di quasi 350 milioni. Un vero e proprio tracollo. Senza dimenticare che le società che hanno certificato i conti del 2007 e del 2008, e la perdita del 2009, sono le stesse. L’ipotesi che si fa largo è che dunque sia in corso un gioco al ribasso per svalutare la holding bolognese, abbassandone il prezzo di vendita.