La Svizzera ha detto no alla costruzione di nuovi minareti. È questa la scelta del 57,5% dei circa cinque milioni di cittadini della Confederazione chiamati alle urne per il referendum per mettere al bando la costruzione delle torri che, a detta degli organizzatori, sono simboli di una “rivendicazione di potere politico-religiosa” dell’Islam.
Il risultato, preceduto da un clima di tensione che ha visto anche atti di violenza e vandalismo, ribalta tutti i sondaggi che pronosticavano una netta vittoria dei contrari al divieto. La smentita, dovuta anche all’elevata affluenza alle urne (53%), arriva da 22 cantoni sui 26 della Confederazione. Solo Basilea-città, Vaud, Ginevra e Neuchatel hanno respinto la proposta. Verrà pertanto modificato l’articolo 72 della Costituzione che regola i rapporti fra lo Stato e le confessioni religiose: il divieto della costruzione dei minareti vi verrà inserito come una misura “atta a mantenere la pace fra i membri delle diverse comunità religiose”. Lo stop all’edificazione di nuove torri (che a tutt’oggi sono quattro, mentre i musulmani residenti in Svizzera sono circa 400mila) “non è un no al diritto di preghiera”, ha commentato Oskar Freysinger dell’Unione democratica di centro, ma è un modo “per mettere un freno agli aspetti politico-giuridici dell’Islam”. Se per il presidente delle organizzazioni islamiche Farhad Afshar il risultato del referendum è “indegno della Svizzera”, il governo elvetico (di cui fa parte anche l’Udc) sottolinea che continueranno a essere costruite moschee. L’esecutivo, però, accusa anche che il risultato è l’espressione della paura: “Sono scioccata, il referendum è stato strumentalizzato”, ha commentato il ministro degli esteri Micheline Calmy Rey. C’è delusione anche da parte dei vescovi svizzeri. Mons. Felix Gmur ai microfoni di Radio Vaticana associa la questione alla polemica sull’affissione del Crocifisso nelle aule solastiche: “La religione non può essere un fatto privato. C’è una contraddizione in tutte le sue società europee – ha detto il prelato – come dimostra la questione aperta sui crocifissi in Italia”. E le reazioni nello Stivale non sono mancate. Plaude la Lega con Castelli e Borghezio, che premia il coraggio della Svizzera “che vuole rimanere cristiana” a fronte di un’Europa sempre più “islamizzata”. Soddisfatto anche il capogruppo Pdl al Senato Gasparri che sostiene che del dilagare dell’immigrazione si è “stancata anche la paziente Svizzera”. Il voto ha riguardato anche la proposta, bocciata dal 67,9% degli elettori, di bloccare l’esportazione di materiale bellico.