Il numero uno ad interim di General Motors Europa, Nick Reilly annuncia che il piano industriale di ristrutturazione di Opel prevede l’eliminazione di circa un quinto dei 50 mila addetti europei, pari a 9 mila, 9.500 posti.
Il piano di riorganizzazione costerà 3,3 miliardi di euro. E’ un’altra conferma che il vero grande problema dell’uscita dalla crisi sarà la ricollocazione dei disoccupati. Dall’inizio della tempesta quasi perfetta, metà 2008, sino ad oggi, 4,3 milioni di persone hanno perso il loro posto di lavoro in Europa. Lo afferma in questi giorni nella sua 21ma edizione il rapporto sull’occupazione in Europa, elaborato dalla Commissione Ue: forti perdite nell’industria e nelle costruzioni. Tutti i paesi membri dell’Ue hanno pagato un pesante tributo, a esclusione del piccolo Lussemburgo. Di fatto a settembre scorso il tasso di disoccupazione Ue è arrivato al 9,2% con una crescita del 2,5% rispetto ai dati di un anno prima, portando il totale dei senza lavoro alla cifra pesantissima di 22,1 milioni di persone senza impiego, con una crescita di qualcosa come 6,1 milioni di persone. Ma, come dire, c’è sempre qualcuno che è più uguale degli altri. E la strage dei posti di lavoro è stato durissima raddoppiando la disoccupazione in Irlanda e Spagna. E si è triplicata addirittura nei Paesi Baltici. In paesi come Austria e Olanda il fenomeno è stato molto più contenuto. A pagare la crisi, spiega l’Ue, gli uomini più delle donne, non facendo altro che riflettere settori dove la presenza maschile è decisamente più alta. Molto colpiti i giovani, le persone con un basso profilo professionale, gli immigrati o ancora quelli con contratti a tempo determinato, che di solito sono quelli più esposti alle variazioni del mercato del lavoro. Ultima annotazione: il 45% dei periodi di disoccupazione superavano un anno contro il 10% degli Usa. Ma lì hanno un altro problemino, il prossimo big bang: il debito pubblico americano ha superato la soglia dei 12mila miliardi di dollari.
Saverio Mercadante