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Microsoft a Murdoch: lascia Google e tieni Bing

da Redazione

Secondo il Financial Times, Microsoft vorrebbe finanziare la News Corp. perché blocchi l’indicizzazione su Google, e consenta quella di Bing. Nella sua battaglia Rupert Murdoch avrebbe trovato un forte alleato.

Secondo quanto riportato domenica dal Financial Times, Microsoft avrebbe discusso l’ipotesi di sovvenzionare la News Corp. perché rimuova i siti di informazione dai risultati di ricerca di Google, e li lasci, invece, negli elenchi di Bing, il motore di ricerca creato dalla società di Redmond. Nell’articolo si fa riferimento ad altri editori a cui Microsoft avrebbe fatto un’identica proposta. Il Financial Times sostiene che la News Corp. ha iniziato la trattativa, e cita in proposito una fonte anonima, ma molto vicina alla conversazione. L’accordo potrebbe svilupparsi in più fasi. La notizia risulta credibile, alla luce della recente polemica intavolta dal magnate dell’editoria, Murdoch, contro Google News, culminata in un’intervista a Sky News Australia in cui l’editore ipotizzava di bloccare l’indicizzazione dei suoi siti su Google (ma anche su Bing e qualunque altro motore di ricerca), accusando questo tipo di servizi di furto, poiché traggono profitti pubblicitari grazie a contenuti prodotti da altri. Murdoch, nell’intervista, prevedeva il passaggio a un sistema di pubblicazione e di fruizione delle notizie a pagamento, che avrebbe permesso ai siti di informazione della News Corp. di sottrarsi alla catalogazione dei motori di ricerca. Nei giorni scorsi, il direttore del Times Online ha dichiarato che dalla primavera del 2010 il quotidiano online sarà leggibile a pagamento, al prezzo di 90 pence (circa un euro), confermando i progetti di Murdoch per il suo gruppo editoriale. Un eventuale accordo tra Microsoft e News Corp. potrebbe portare benefici di traffico al motore di ricerca Bing, che è in crescita sul mercato ma solamente ai danni di Yahoo, ed è comunque sempre molto distante dalle percentuali di preferenza da parte del pubblico che può vantare Google. Resta da capire se questa scelta potrebbe coinvolgere e convincere altri protagonisti dell’editoria online, e se il pubblico sarà veramente disposto ad assecondarla.

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