Home NotizieAttualità Latino moderno: “Silvius apud iudices”

Latino moderno: “Silvius apud iudices”

da Redazione

Comincia così: "Silvius apud iudices vocabitur", cioè “Silvio Berlusconi sarà chiamato davanti ai giudici”. Oltre a essere il sogno di qualche avversario del Premier, è anche l’incipit di una versione di latino che gli studenti del liceo scientifico “Vecchi” di Trani si sono trovati da tradurre. A far cimentare i ragazzi della III C dello scientifico pugliese con il testo in “latino moderno” è stata la professoressa Angela di Nanni.

Testo decisamente sui generis, post moderno si potrebbe dire. Perché quelle righe parlano, con la lingua di Cesare, proprio del presidente del Consiglio, dei suoi processi pendenti e soprattutto del Lodo Alfano, che di sicuro non viene elogiato per attinenza con la Costituzione: legi supremae incongruam esse. A far cimentare i ragazzi della III C dello scientifico pugliese con il testo in “latino moderno” è stata la professoressa Angela di Nanni che ha pensato di attualizzare un’esercitazione per i suoi alunni, con una traccia sul Cavaliere, prima leader di Vis Italiae (Forza Italia) e poi promotore del Populus Libertatis (Popolo della Libertà). Il Giornale, che per primo aveva scovato la notizia (anzi: il nuntius) dedicandogli la prima pagina, sospetta che in ballo ci sia “l’ira funesta della prof militante che presto si possa scagliare anche contro la vita privata di Berlusconi. E le suggerisca di trattare in una versione, non solo del Lodo Alfano, ma anche dei festini con le escort (malae mulieres o meretrices), di Tarantini (che non sono gli alleati di Pirro), e delle Guerre Peniche del Silvio. Magari immortalando la figura di Patritia D’Addarius come quella della nuova Cleopatra”, scrive Il Giornale. Ma a smorzare i timori del quotidiano di Feltri (e la rampogna di Gabriella Carlucci, vicepresidente della Commissione bicamerale per l’infanzia: “La versione di Latino contro Silvio Berlusconi è un atto gravissimo. È una vergogna che si usi la cattedra per fare propaganda politica e per dileggiare ed offendere il presidente del Consiglio”, dice, annunciando che presenterà “un’interrogazione al ministro Gelmini chiedendole di aprire immediatamente un’inchiesta sull’accaduto e di verificare se vi siano gli estremi per richiami ufficiali e sanzioni disciplinari“), ci pensano sia la professoressa sia il preside del liceo “Vecchi”. La prof.ssa Angela Di Nanni, si difende così: “Sono amareggiata – spiega – perché non è stato capito il senso e non era mia intenzione offendere nessuno. Volevo solo proporre alla classe una notizia di attualità”. E poi attacca: “Mi rivolgerò ad un avvocato perchè l’articolo pubblicato su Il Giornale e i commenti ad esso collegati, su internet, mi offendono e mi diffamano. Io una militante? Sì, lo sono, della parrocchia di San Giuseppe, da 25 anni“. “Nel testo che ho fatto tradurre” spiega “il nome Berlusconi non c’era perchè il titolo non l’avevo dato ai ragazzi”. “A me” continua “interessava il periodo che comincia da “tribunal” in poi, con la sentenza della corte costituzionale, mi interessava dal punto di vista del tipo di costrutto sintattico, appena spiegato ai ragazzi”. Sulla vicenda interviene anche Luciano Gigante, preside del liceo di Trani: “Mi sono documentato” spiega, dopo una riunione del consiglio d’istituto, “e il brano proposto agli studenti non è stato scritto dalla professoressa ma reperito in Rete dal sito Ephemeris (polacco e molto frequentato dai latinisti), che utilizza il latino come esperanto. La docente ha semplicemente pensato di incuriosire la classe con un brano di attualità. È una prova sul latino del XXI secolo”. “L’articolo sul premier tradotto dai ragazzi” aggiunge il dirigente scolastico “è dell’8 ottobre scorso, era la notizia nella home page di quel giorno. Questa – aggiunge Gigante – è una tempesta in un bicchier d’acqua, la mia professoressa ha voluto solo tentare di creare nei ragazzi riottosi alla lingua latina un interesse maggiore. Ma questo è l’unico motivo per cui è stata ripresa la notizia del lodo Alfano nella lingua di Cicerone: non c’è nessuna dietrologia politica“.

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