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“Una forma di tutela per il consumatore”

da Redazione

Obiettivo: difendere la proprietà industriale e i prodotti di eccellenza. L’intervento del Ministro per le politiche europee Andrea Ronchi sul Made in.

Da anni le associazioni di categoria chiedono di tutelare uno degli elementi cardine del patrimonio italiano: il marchio “Italia” che ha alimentato il mito e la suggestione del Paese in tutto il mondo. “Un patrimonio – scrive Andrea Ronchi, Ministro per le Politiche Europee – che è sotto attacco da anni visto che produttori disinvolti e organizzazioni criminali copiano i nostri marchi creando un business miliardario a danno della nostra economia”. Grazie alle norme contenute nel decreto salva-infrazioni approvato dal CdM, gli strumenti di contrasto delle violazioni aumentano in maniera importante. “Si tratta di un gesto concreto a sostegno della vitalità e della competitività del nostro settore manifatturiero – prosegue Ronchi -. Ma anche di una forma di tutela per il consumatore che merita di essere correttamente informato sulla reale provenienza delle merci, soprattutto quando paga per acquistare il valore aggiunto del marchio Italia”. L’obiettivo delle nuove misure è quello di difendere la proprietà industriale e i prodotti di eccellenza del Paese. “Il tutto attraverso un semplice principio: il prodotto che vuole fregiarsi del marchio ‘100% made in Italy’ o ‘Interamente italiano’ deve avere tutta la produzione da noi, e dove questo non avviene deve esserci una certificazione diversa. Questo per rispettare la verità delle cose. L’Italia, dunque, ha fatto il proprio dovere e compiuto un primo passo importante. Ma ora anche l’Europa dovrà fare lo stesso e riprendere a far camminare il regolamento sul ‘made in’ europeo”. Una battaglia su cui tutto il sistema Italia, senza distinzione di bandiera o schieramento, è chiamato ad impegnarsi, dimostrando di sapersi stringere attorno ai suoi interessi strategici e di saper agire con la decisione di un paese maturo. Il decreto contiene importanti novità che vanno a incidere sulle disposizioni relative al “made in Italy” contenute nella legge 24 dicembre 2003 n. 350 e nella legge 23 luglio 2009 n. 99, e disciplina una materia strategica per le 480mila imprese manifatturiere italiane, da sempre in prima linea nella difesa del marchio Italia e nella lotta contro le false certificazioni. La nuova normativa sul made in Italy vuole punire l’uso ingannevole o scorretto di marchi (ad esempio “Tempo italiano” per un orologio) quando esso sia tale da indurre, nel consumatore, l’erronea convinzione che si tratti di un prodotto che ha origine in Italia secondo le norme comunitarie doganali, “a meno che – aggiunge il Ministro – sul prodotto non vi siano indicazioni che chiariscono che il prodotto non è realizzato nel nostro Paese”. I settori che potranno avvalersi dell‘indicazione del-l’origine interamente italiana dei loro prodotti (quale ad esempio “100% made in Italy”) sono potenzialmente infiniti: dalle calzature agli accessori per la moda, dall’ arredamento (mobili, sedie, parquet, poltrone, illuminazione), agli alimentari, dall’intimo agli abiti da sposa, dai cosmetici ai giocattoli, dagli arredi alle rubinetterie, dalle ceramiche d’arte ai gioielli, e molti altri ancora. Confartigianato stima in circa 480mila gli artigiani e i piccoli imprenditori che producono esclusivamente in Italia. E’ a loro che le nuove norme contenute nel Dl salva-infrazioni si rivolgono.

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