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Fixing celebra la caduta del Muro di Berlino

da Redazione

Nove novembre 1989, nove novembre 2009: San Marino Fixing celebra i 20 anni dalla caduta di Berlino. Con uno speciale on line di 16 pagine ricco di approfondimenti e immagini.

San Marino Fixing ha dedicato alla caduta del Muro di Berlino uno speciale di 16 pagine, esclusivamente on line.
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Ma perché il muro è stato eretto nel 1961 (e da chi? Domanda tutt’altro che scontata se si dà ascolto ai sondaggi rivolti soprattutto alle generazioni Under 20)? Che cosa ha rappresentato il muro e soprattutto la sua inesorabile caduta? L’articolo che segue, firmato da Saverio Mercadante, illustra e racconta i 19 anni dell’esistenza del Muro di Berlino a vent’anni esatti dalla prima breccia che si aprì proprio il 9 novembre 1989.

 

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di Saverio Mercadante

 

Era l’inizio di una tragedia immane, divenne uno dei grandi simboli neri della storia del Novecento, eppure il cinismo, la real politik delle potenze occidentali non si smentì nemmeno in quell’occasione.
L’ambasciatore americano in Germania fu informato di quello che stava succedendo a Berlino durante una partita di golf che volle però terminare prima di dare un commento. Il cancelliere tedesco Konrad Adenauer, impegnato in campagna elettorale, aspettò 9 giorni prima di recarsi personalmente a Berlino. Il presidente degli Stati Uniti fu informato solo 15 ore dopo l’inizio della costruzione del muro e non interruppe le sue vacanze perché “gli interessi dell’ovest non erano direttamente toccati”.
La risposta a questo incomprensibile andamento lento delle reazioni dell’Occidente stava proprio in quella emorragia di popolo senza fine da est a ovest. Da una parte, la Germania dell’Est, la DDR, non poteva più tollerarla, pena la catastrofe economica irreversibile di una nazione già in crisi. Andavano via per lasciarsi alle spalle per sempre la Cortina di ferro, professionisti e lavoratori specializzati, per non parlare delle diserzioni dall’esercito.
Dall’altra, la Germania occidentale, in pieno boom economico grazie all’aiuto delle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale, e in particolare degli Stati Uniti, non sapeva più controllare questo fiume in piena di uomini, donne, famiglie.

LA GRANDE MIGRAZIONE
Circa 2,5 milioni di tedeschi dell’est erano passati ad ovest tra il 1949 e il 1961. Con lo sviluppo della Guerra Fredda anche se i movimenti vennero limitati, il confine tra Germania Est e Germania Ovest venne chiuso nel 1952, l’attrazione dei settori occidentali di Berlino per moltissimi cittadini della parte Est divenne l’unica ragione di vita.
Il responsabile del Ministero degli Esteri americano per la questione di Berlino, il 13 agosto, il giorno dell’inizio della costruzione del Muro disse: “Vediamo come si svilupperà la faccenda. In fondo i tedeschi dell’est ci hanno fatto un favore, perché la grande massa di profughi dalla Germania dell’est era molto preoccupante.” Molti politici americani, inglesi e francesi vedevano nel Muro una soluzione brutale ma tutto sommato accettabile per la situazione che si era creata a Berlino: negli anni precedenti era diventata sempre più instabile e pericolosa.
La stabilità dei due blocchi in Europa era diventata il principio sovrano che stava al di sopra di tutte le considerazioni di carattere umano. Regolava anche gli equilibri geopolitici di tutto il mondo.


MA CHE COS’ERA SUCCESSO?
Nella notte tra il 12 e il 13 agosto del 1961 le unità armate della Germania dell’est interruppero tutti i collegamenti tra Berlino est e ovest e iniziarono a costruire, davanti agli occhi esterrefatti degli abitanti di tutte e due le parti, un muro insuperabile che attraversava tutta la città: in tempo reale troncò i due di netto famiglie, tagliò la strada tra casa e posto di lavoro, scuola e università.
Inizialmente il Muro era di filo spinato ma già il 15 agosto si utilizzarono elementi prefabbricati di cemento e pietra destinati a formare la prima generazione di un vero e proprio muro. Divideva fisicamente la città; Berlino Ovest si trasformò in un’isola rinchiusa all’interno del mare dei territori orientali. Con la sua costruzione le emigrazioni passarono da 2.500.000, a 5000 tra il 1962 ed il 1989.

VOGLIA DI FUGA. DI LIBERTÀ
Da quel momento cercare di passare il muro voleva dire morte quasi certa. Ma la gente non si rassegnò. Vi furono circa 5000 tentativi di fuga coronati da successo verso Berlino Ovest. Nello stesso periodo varie fonti indicano in un numero compreso tra 192 e 239 i cittadini della Germania Est uccisi dalle guardie mentre tentavano di raggiungere l’ovest, e molti altri feriti.
La prima a pagare con la vita il suo tentativo di fuggire fu Ida Siekam che il 22 agosto del 1961 tentò di salvarsi, saltando dal suo appartamento nella Bernauer Strabe. L’ultimo morto su Winfried freudenberg l’8 marzo del 1989: aveva intrapreso una fuga spettacolare con una mongolfiera fai da te, caduta poi sopra il territorio di Berlino Ovest. Uno dei più noti tentativi falliti fu quello del diciottenne Peter Fletcher: le guardie di confine della DDR gli spararono il 17 agosto del 1962. Fu poi lasciato morire dissanguato nella cosiddetta striscia della morte davanti ai media occidentali.

LA MOSTRUOSITÀ CRESCE
Il muro era lungo più di 155 km. Dopo la costruzione iniziale, venne regolarmente migliorato. Si arrivò addirittura alla quarta generazione. Le potenze occidentali rinsavirono col tempo e misero a fuoco quale fosse la mostruosità che avevano così cinicamente tollerato. Bloccato quasi completamente il pericoloso dissanguamento dello stato, negli anni 60 e 70 la Repubblica Democratica dell’est visse anch’essa un suo boom economico, anche se inferiore a quello dell’ovest 10 anni prima. Tra gli stati dell’Europa dell’est diventò la nazione economicamente più forte e molti tedeschi sia all’est che all’ovest cominciarono a rassegnarsi alla divisione. Ormai era la normalità inevitabile, un fatto che pesava sempre meno sulla coscienza nazionale.
Per vent’anni, nonostante la continua affermazione della volontà di fare di tutto per la riunificazione, i due stati si trattavano come i peggiori nemici. Non esisteva nessun tipo di rapporto ufficiale tra le due Germanie, nessun trattato politico o economico. Per la Germania dell’ovest l’altro stato non esisteva nemmeno, dopo 20 anni di esistenza della DDR si parlava ancora di “zona sovietica” e un riconoscimento ufficiale era considerato un tradimento della nazione. La rigidità della politica era tale, che la Germania Federale interrompeva subito i rapporti diplomatici con un altro stato, se questo stato voleva installare rapporti anche con la DDR. E da parte dell’est, la Germania Federale fu chiamata con i peggiori aggettivi del linguaggio politico della Guerra fredda: aggressiva, imperialista, reazionaria, successore del fascismo, revanscista, pericolosa per la pace. Poi arrivò Gorbaciov e tutto cambiò in brevissimo tempo anche sulla spinta delle crescenti difficoltà politiche ed economiche dei paesi dell’est, e specialmente della DDR.

GLASNOST E PERESTROIKA
Con la “Perestroika”, cioè la radicale trasformazione della politica e della economia e con la “Glasnost”, che doveva portare alla trasparenza politica, Gorbaciov cominciò a cambiare strada all’Unione Sovietica.
I dirigenti della DDR videro questo processo prima con un certo imbarazzo e poi con crescente resistenza. Nel corso del 1989, i cambiamenti democratici, le piccole rivoluzioni nell’economia e nella politica in Polonia, in Ungheria e nell’Unione Sovietica riempivano ogni giorno i giornali in tutta l’Europa, solo nella DDR il tempo sembrava essersi fermato, ma molta gente adesso era impaziente e cominciò a protestare e manifestare apertamente.
Ogni tentativo di lasciare la DDR in direzione ovest equivaleva ancora a un suicidio, ma nell’estate del ‘89 la gente della DDR trovò un’altra via di fuga: erano le ambasciate della Germania Federale a Praga, Varsavia e Budapest il territorio occidentale dove si poteva arrivare molto più facilmente. Cominciò un assalto in massa a queste tre ambasciate che dovevano ospitare migliaia di persone stanche di vivere nella DDR. Ma il colpo decisivo arrivò quando l’Ungheria, il 10 settembre, aprì i suoi confini con l’Austria. Ora, la strada dalla Germania dell’est all’ovest (attraverso l’Ungheria e l’Austria) era libera. La valanga di fuga stava diventando inarrestabile.


SALVARE L’INSALVABILE
Anche l’ultimo tentativo da parte del governo della DDR di salvare il salvabile (o l’insalvabile), cioè il cambiamento dei vertici del partito comunista e del governo non servì a nulla. Quando la sera del 9 novembre un portavoce del governo della DDR annunciò una riforma molto ampia della legge sui viaggi all’estero, la gente di Berlino est lo interpretò a modo suo: il muro doveva sparire. Migliaia di persone si riunirono all’est davanti al Muro, ancora sorvegliato dai soldati, ma migliaia di persone stavano anche aspettando dall’altra parte del muro, all’ovest, con ansia e preoccupazione. Nell’incredibile confusione di quella notte, qualcuno, e ancora oggi non si sa esattamente chi sia stato, dette l’ordine ai soldati di ritirarsi e, tra lacrime ed abbracci, migliaia di persone dall’est e dall’ovest, scavalcando il muro, si incontrarono per la prima volta dopo 29 anni.

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