Scudo fiscale, dopo la circolare San Marino ufficialmente escluso dai 36 Paesi dove è possibile la regolarizzazione.
Andiamo in stampa mentre si riunisce il Comitato Credito e Risparmio con i vertici delle Associazione bancarie, ABS e Assobank, e finanziarie, Assofin: al centro della riunione la valutazione dello stato dell’arte dopo la pubblicazione sabato scorso della circolare definitiva sullo scudo fiscale. Che ha confermato quello che ormai non è più possibile smentire: i successi internazionali della Repubblica sono stati affondati. O meglio ignorati. Sono 36 i Paesi nei quali “è possibile effettuare la regolarizzazione” in loco dei capitali illegalmente detenuti all’estero. Sono i Paesi considerati dall’Italia collaborativi sotto il profilo fiscale. Nell’elenco pubblicato in allegato alla Circolare sullo scudo fiscale dell’Agenzia delle Entrate non figurano Svizzera, Montecarlo, Liechtenstein, e San Marino. Chi ha capitali in questi Paesi potrà dunque solo rimpatriarli. Insomma a nulla è valso che l’Ocse abbia inserito San Marino nell’elenco dei Paesi collaborativi sotto il profilo dello scambio di informazioni fiscali, e che il Moneyval, il comitato di esperti che opera in seno al Consiglio d’Europa per la valutazione delle misure anti-riciclaggio e contro il finanziamento al terrorismo, abbia eliminato la procedura rafforzata. Attilio Befera, direttore delle Agenzie delle entrate, insomma ha proceduto come un treno nella stesura della circolare, e senza nessun dubbio, di concerto con Giulietto Tremonti mette in campo la politica dei due forni; quest’ultimo, a Istanbul alla riunione del FMI temporeggia e promette ai nostri governanti mentre il Befera sul Messaggero lancia forse tra le righe la prossima bufera incitando San Marino ad andare avanti sulla via degli accordi “pesanti”, quelli che contano, quelli che convincono: “Sono dossier complessi, (quelli con San Marino e Svizzera, ndr) si sta lavorando per arrivare a concluderli. E non è vero che questi due Stati, avendo già raggiunto la soglia delle dodici intese con altri Paesi, non hanno interesse ad andare avanti: come ha ricordato il ministro Tremonti, non conta solo la quantità degli accordi, ma anche la qualità.”
Tra i beni che potranno essere regolarizzati con lo scudo fiscale figurano, yacht, opere d’arte, oggetti preziosi e immobili, purché detenuti da prima del 31 dicembre 2008 in uno dei 36 Paesi virtuosi indicati dalla circolare. La casa acquistata all’estero anche per solo uso di vacanza “da ora in poi” andrà indicata nella dichiarazione Unico (modulo Rw) non solo se produce redditi imponibili in Italia ma anche se “la produzione dei predetti redditi sia soltanto astratta o potenziale”. Il Governo italiano non ha fornito previsioni ufficiali sull’entità del rientro dei capitali. Ma il cacciatore di fannulloni e ministro per la P. A. Renato Brunetta ha dichiarato pubblicamente qualche giorno fa che ci si aspetta che la sanatoria traini in rientro almeno 300 miliardi di patrimoni italiani all’estero.
La previsione sarebbe supportata dalle elaborazioni dell’associazione dei private banker citate anche da Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate.
Stime meno entusiastiche segnalate dalla Reuters indicano un’emersione di capitali tra i 50 e 100 miliardi.
Saverio Mercadante