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Maria Antonietta Bonelli La storia è il mio mestiere

da Redazione

Riproponiamo l’intervista appassionante uscita solo sul ‘nostro’ sanmarinoweb nell’ottobre 2004: il racconto di una vita straordinaria.

Cordoglio in Repubblica per la scomparsa di uno dei personaggi-simbolo del dopoguerra. Fixing ricorda Maria Antonietta Bonelli (nella foto Pruccoli) riproponendo l’intervista di Saverio Mercadante dell’ottobre 2004 uscita solo sul sito www.sanmarinoweb.com.
“Quando andai a presentare le credenziali della Repubblica di San Marino alla Regina d’Olanda, sei, sette anni fa, mi venne messo a disposizione un funzionario dell’amministrazione olandese. Il quale mi disse che era lì per soddisfare qualsiasi mia richiesta. Gli chiesi allora se era possibile andare dal libraio antiquario più importante della città. Il funzionario rimase imbarazzato: non si aspettava una richiesta di questo tipo. E chiese un po’ di tempo per fare qualche ricerca. Il giorno dopo mi venne a prendere e portò me e la figlia dell’ex Segretario per gli Affari Esteri Bigi alla periferia dell’Aia, in una villettina, dove c’era il negozio di un libraio ebreo. Entrammo, ed effettivamente la collezione di libri antichi era di grande livello. Io la presi un po’ alla lontana, non volevo mostrare subito i miei veri interessi, e domandai se ci fossero libri di geografia. Mi mostrò allora un pezzo cinquecentesco, dove era, tra gli altri, anche presente un testo del famoso geografo Strabone. Lo presi in mano e iniziai a sfogliare l’indice cercando qualche riferimento su San Marino. E non c’era. Insomma, per farla breve, sfogliandolo, dopo i primi due, tre testi, all’improvviso ne apparve uno di Giovan Battista Belluzzi (architetto cinquecentesco detto ‘Il San Marino’, che lavorò alla corte dei Medici ndr) con rarissimi disegni di fortificazioni. Bigi saltò su e disse: ‘Guarda c’è il Belluzzi’. Io le diedi al volo, letteralmente, un calcio sotto il tavolo per farla stare zitta. E iniziai subito dopo a trattare il prezzo con il libraio ebreo: mi chiese per quel testo della metà del 1500, una cifra importante: ‘Vede, all’interno c’è un planisfero (una carta geografica, ndr) e questo alza molto il valore del libro’. Allora io gli proposi di darmelo senza la carta geografica. Il libraio non se lo fece dire due volte. Prese un taglierino affilatissimo e con grande maestria tagliò la carta geografica. Il prezzo, senza più il planisfero, scese e io potei comprare quel libro che adesso è il pezzo più importante della mia collezione”.
Dentro questo delizioso racconto c’è tutta la vita di Maria Antonietta Bonelli, grand commis della diplomazia sammarinese, che ha incontrato dal 1965 molti dei Grandi dello scorso secolo, e soprattutto è la più importante collezionista di testimonianze cartacee e non solo sulla Repubblica di San Marino. Cinquantamila pezzi che custodisce gelosamente, più altre straordinarie testimonianze di oggettistica sul Titano che pescano tra l’alto e basso della produzione nazionale ed estera.
“Dopo qualche mese – racconta ancora l’avvocatessa Bonelli – ricevetti una busta dall’Aia: all’interno c’era un’angolatura in ferro che mancava dalla copertina del libro che avevo comprato. Quel libraio ebreo con il suo cappellino tradizionale in testa fu molto corretto”.
Charme a fiumi, piccola di statura, grande fumatrice e la sua voce è la testimonianza più attendibile, Maria Antonietta Bonelli rappresenta la parte migliore di un certo modo di essere sammarinese: una forte vocazione al viaggio, all’apertura verso il mondo, senti la solidità della borghesia di lungo corso, e contemporaneamente un fortissimo attaccamento alla sua terra.
“San Marino sta perdendo la sua identità. All’interno di questo fenomeno così pervasivo della globalizzazione, per un grande Paese come l’Italia dove vivono milioni di persone, è più facile mantenere un qualche legame con la propria storia più intima, con le sue radici. Mentre, è evidente, che per un Paese così piccolo come San Marino tutto questo diventa più difficile. Cosa distingue allora un cittadino di Dogana da uno di Cerasolo? Questo per esempio”.
E l’avvocatessa Bonelli mi racconta la storia di Napoleone quando venne a sapere dell’esistenza della Repubblica della Libertà e ne rimase affascinato. Mandò allora in visita un suo emissario, il matematico Monge, per testimoniare la sua amicizia alla Repubblica e per offrire addirittura la possibilità, se avesse voluto, di allargare i suoi confini. Ma la Repubblica disse: no grazie. “Ecco, io sono riuscita a trovare su Internet – racconta l’ambasciatore Bonelli – un testo sull’epistolario tra Monge e la moglie nel quale descrive il suo viaggio verso San Marino e dove, tra l’altro, racconta del suo cavallo che scivolava in continuazione. Le parti s’invertirono. Monge, fu costretto a spingerlo, a tirarlo per le redini per andare avanti. Ecco, anche questo, vuol dire non perdere la memoria della propria storia lunga 1700 anni, mantenere la propria identità”.
Maria Antonietta Bonelli, entra nel 1965 nell’amministrazione sammarinese chiamata dal-l’allora segretario per gli affari esteri Bigi, (“Abbiamo bisogno di un avvocato”), e da allora non ne è più uscita sino a tre anni fa diventando il direttore generale degli affari esteri, dopo averne creato la struttura amministrativa. E’ stata accanto negli anni a segretari di stato storici: dopo Bigi, Ghironzi, Berti, Reffi, Gatti.
“Ai tempi della Segreteria Gatti venne per la prima volta a San Marino Giovanni Spadolini. Anche se non c’eravamo mai incontrati mi aveva fatto molto arrabbiare. Nella mia collezione ci sono molti testi su Garibaldi perché l’eroe dei due mondi si è rifugiato a San Marino. Venni a sapere di una libreria fiorentina che aveva dei testi garibaldini interessanti. Li contattai ma mi dissero che il catalogo era bloccato dalla presidenza del senato. Io mi arrabbiai moltissimo, protestai e dopo qualche tempo potei accedere al catalogo. Qualche tempo dopo, prima di venire in visita ufficiale a San Marino, Spadolini incontrò Renzo De Felice, il grande storico italiano del fascismo, nostro primo cugino, sua mamma era una Bonelli: ‘Guarda – gli disse – incontrerai sicuramente mia cugina che lavora agli Affari Esteri’. E infatti Spadolini, uomo tra l’altro simpaticissimo, appena lo andai ad accogliere a Dogana mi disse: ‘Lei è Bonelli. Le porto i saluti di suo cugino’. ‘Ah, io sono molto arrabbiata con lei’, risposi. ‘E gli raccontai l’episodio del catalogo fiorentino della Ballerini bloccato dalla presidenza del Senato. E lui rideva come un matto, oh come rideva. Durante la visita il suo segretario mi prese da parte e mi disse: ‘Non lo inviti a vedere la sua collezione, mi raccomando, perché sicuramente le chiederà in regalo qualche cosa’. Il giorno dopo, allora, vado dal Segretario di Stato Gatti e gli metto in mano uno dei biglietti d’invito originali dell’inaugurazione del 1894 del Palazzo Pubblico. E gli dico, dallo a Spadolini, lo farai sicuramente felice. Verso la fine della visita Gatti lo consegna a Spadolini. Lui cosa fa? Con un gesto velocissimo, quasi come se qualcuno volesse portarglielo via, se lo infila come un fulmine, in tasca”.
E Spadolini, certamente, si sarebbe sfregato gli occhi vedendo la collezione dell’avvocatessa Bonelli.
Una casa intera, dove vive, dedicata ad accogliere, in librerie, armadi, meravigliosi mobili d’ufficio dei primi anni del secolo scorso, libri, stampe, manifesti, locandine, ceramiche, bottiglieria, cartoline, buste postali, lettere, antichi menù, bandiere, santini funebri, spade, giornali, bambole, e naturalmente, quadreria, schizzi, dal 1500 ad oggi.
Mischiando senza soluzione di continuità l’alto e il basso, come deve essere una vera grande collezione . Dall’antiquariato librario, alle scatole originali dei dolcifici sammarinesi, mostrate con la stessa identica passione; dalle bottiglie di ceramica a forma di animale, ai santini funebri dei personaggi insigni della Repubblica, tra i quali Mesetto Bonelli, sei volte Capitano Reggente, ai manifesti originali dei film girati a San Marino (Orson Welles, Tyron Power e la Magnani protagonisti), agli acquerelli preparatori dell’Azzurri, architetto del Palazzo Pubblico, ad una collezione su Little Tony. L’ambasciatore Bonelli, che ha incontrato Indira Gandhi, Breznev, Aldo Moro, Macarios, Papa Wojtyla, e ha visto il Presidente Ford mangiare le fragole con la panna con le mani mentre faceva colazione con Breznev, mi mostra con legittimo orgoglio una penna a forma di cucchiaio con la faccia del grande Antonio Ciacci, detto Little Tony. Che, tra l’altro, non ha mai conosciuto.
E’ una vera miniera questa donna. “Sa, che sto facendo adesso? Sto raccogliendo i nomi di tutti i sammarinesi che hanno avuto incarichi di alto livello pubblico all’interno della Repubblica”.
La vita continua, Maria Antonietta Bonelli, non c’è tempo da perdere, la storia di San Marino è lunga 1700 anni. E qualcuno dovrà pur occuparsene seriamente.
Saverio Mercadante

 

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