La recessione mondiale si è arrestata e si sta ora profilando una ripresa, in larga parte grazie al sostegno delle politiche economiche espansive adottate nei principali paesi. E’ quanto si legge nel bollettino economico mensile di Bankitalia.
Nel secondo trimestre il prodotto era già tornato ad aumentare in molte delle economie industriali ed emergenti nelle quali aveva subito una profonda caduta; aveva accelerato in Cina e in India; aveva continuato a contrarsi, ma a ritmi assai più blandi, negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei. Nel terzo trimestre in numerose economie sono giunti segnali positivi dalla produzione industriale, dalle vendite al dettaglio, dal clima di fiducia di imprese e famiglie. Le condizioni dei mercati finanziari internazionali hanno continuato a migliorare, sostenute da una maggior fiducia degli investitori: sono proseguiti il forte rialzo dei corsi azionari, la riduzione degli spread sulle obbligazioni societarie, l’allentamento delle tensioni nei mercati interbancari. Secondo le previsioni degli organismi internazionali, tuttavia, la ripresa si presenterebbe con ritmi contenuti fino al prossimo anno: nel 2010 la crescita mondiale si collocherebbe in media attorno al 3 per cento; quella dei paesi avanzati appena al di sopra dell’1%. Rimane inoltre molto elevata l’incertezza sulla sua solidità: vi è il rischio che con il venir meno degli stimoli fiscali e monetari, e una volta esaurito il ciclo di ricostituzione delle scorte, la domanda privata possa tornare a ristagnare, frenata in molte economie da una disoccupazione elevata e crescente, dalla limitata disponibilità di credito e dall’esigenza delle famiglie di risanare i propri bilanci. Per quanto riguarda l’Italia, nel bollettino mensile di Bankitalia, si stima che nel trimestre estivo il PIL sia tornato a crescere, dopo cinque trimestri consecutivi di contrazione, che avevano riportato la produzione ai livelli di quasi un decennio addietro. L’incremento è stimabile nell’1% circa sul periodo precedente. Vi contribuirebbe il deciso rialzo della produzione industriale in agosto (peraltro da considerare con cautela data l’accentuata erraticità dei fattori stagionali nei mesi estivi), il primo dopo la pesante contrazione osservata tra il secondo trimestre del 2008 e lo stesso periodo del 2009. Parte di questo recupero è verosimilmente destinato alla ricostituzione di un adeguato livello delle scorte, scese in alcuni comparti a livelli molto bassi. Si è consolidato, soprattutto nelle componenti prospettiche, il miglioramento degli indicatori di fiducia delle famiglie e, in misura meno decisa, delle imprese. Continuano tuttavia a peggiorare gli indicatori relativi alle intenzioni di acquisto di beni durevoli e alle condizioni del mercato del lavoro. La propensione a investire delle imprese rimane molto bassa, in presenza di margini inutilizzati di capacità storicamente elevati. Pesa verosimilmente sulle decisioni di spesa delle famiglie il calo dell’occupazione, in atto dalla metà del 2008. Nel secondo trimestre la perdita è risultata di oltre mezzo milione di occupati rispetto a un anno prima, escludendo dal computo l’effetto delle iscrizioni all’anagrafe di lavoratori immigrati. È stata di circa 300.000 unità la flessione dei lavoratori comunemente definiti come "precari", in maggioranza giovani. Nel terzo trimestre si è ancora intensificato il ricorso alla Cassa integrazione guadagni: le ore complessivamente autorizzate sono aumentate di circa il 30 per cento rispetto al trimestre precedente. Pur in un contesto di domanda mondiale più favorevole, i dati disponibili per luglio e agosto sulle nostre esportazioni ne segnalano una persistente debolezza. La produttività è caduta del 3,6 per cento nel primo semestre dopo il -0,8 nella media del 2008. Il credito bancario al settore privato non finanziario continua a risentire sia di una ridotta domanda di finanziamenti da parte delle imprese, a causa della difficile congiuntura economica, sia di un orientamento ancora restrittivo dei criteri di offerta, seppure con segnali di attenuazione. In agosto i prestiti risultavano aumentati del 2,2 per cento rispetto allo stesso mese del 2008. L’inflazione al consumo sui dodici mesi, ridottasi rapidamente dalla fine del 2008, ha toccato un minimo in luglio (-0,1 per cento secondo l’indice armonizzato), risentendo anche del confronto statistico con il dato molto alto di un anno prima; successivamente ha mostrato un contenuto aumento, portandosi allo 0,3 per cento in settembre secondo i dati preliminari. Il rialzo, osservato anche per le componenti di fondo, dovrebbe proseguire nel resto dell’anno e accentuarsi gradualmente nel corso del 2010, in linea con le attese per l’insieme dell’area dell’euro. Secondo le aspettative degli operatori professionali rilevate da Consensus Economics, l’inflazione si manterrebbe comunque moderata, all’1,5 per cento, nella media del prossimo anno. Lo stato dei conti pubblici, secondo quanto si legge nel bollettino economico mensile di Bankitalia, è in notevole peggioramento, risentendo soprattutto della dinamica particolarmente negativa delle entrate. Nei primi nove mesi del 2009 il gettito tributario erariale si è ridotto del 3,2 per cento, nonostante la forte crescita di alcune imposte sostitutive straordinarie. La Relazione previsionale e programmatica di settembre conferma sostanzialmente il quadro previsivo delineato nel Documento di programmazione economico-finanziaria di luglio. Nell’anno in corso, l’indebitamento netto risulterebbe pressoché raddoppiato rispetto al 2008, al 5,3 per cento del PIL; il debito aumenterebbe di oltre nove punti percentuali, al 115,1 % del prodotto. La Commissione europea ha avviato anche nei confronti dell’Italia la Procedura per i disavanzi eccessivi, che attualmente interessa tutti i paesi dell’area dell’euro, a eccezione di Finlandia, Cipro e Lussemburgo. Sulle prospettive dei conti pubblici pesa l’incertezza ancora elevata riguardo ai tempi e all’intensità della ripresa ciclica. Il disegno di legge finanziaria 2010 prevede interventi limitati, senza effetti sui saldi di bilancio. L’obiettivo per l’indebitamento netto è fissato al 5,0 per cento del PIL, pari al valore tendenziale. Il suo conseguimento prevede, in base al quadro analitico a legislazione vigente, una ripresa del gettito tributario, una forte decelerazione della spesa primaria corrente e una netta flessione degli investimenti pubblici. Sono programmati interventi correttivi sui conti pubblici dal 2011, superata la fase ciclica negativa. Negli obiettivi del Governo, dal 2012 il disavanzo si riporterebbe al di sotto della soglia del 3 per cento; il debito pubblico, in flessione dal 2011, sarebbe ancora superiore al 112 per cento del PIL nel 2013, oltre nove punti percentuali in più rispetto al 2007.