I due complici e i cento chili di esplosivo recuperati dai Ros di Milano rendono molto più grave il quadro del tentato blitz kamikaze alla Caserma Santa Barbara, in zona San Siro. Perché il fallito attentatore suicida non era un semplice squilibrato, ma un vero e proprio potenziale killer organizzato. E in Italia l’allerta sale.
Non era uno squilibrato il mancato kamikaze che ha tentato di farsi esplodere all’interno della caserma Santa Barbara dell’esercito, situata in piazzale Giuseppe Perrucchetti, in zona San Siro a Milano. O meglio, nel suo pazzo tentativo, l’uomo, Mohamed Game, cittadino libico, attualmente piantonato all’ospedale Fatebenefratelli, dove è ricoverato per le gravi ferite provocate dall’esplosione, era decisamente lucido. E lucidamente si era procurato 100 chili di esplosivo. E due complici. Gli uomini sono stati fermati nella notte dal Ros a Milano perché ritenuti complici dell’attentatore. Lo riferiscono fonti investigative e della polizia, precisando che i due presunti complici sono un egiziano e un libico. Ed aggiungono che sono stati trovati 100 chili di nitrato di ammonio, un concime che, se combinato con altri materiali, può dare vita a miscele esplosive, all’interno delle abitazioni dell’egiziano e del libico fermati oggi. Gli inquirenti stanno verificando se i due fermati avessero in programma gesti simili a quello commesso da Game.
Ricordiamo che oltre all’attentatore, è rimasto ferito in modo lieve anche il militare di guardia Guido La Veneziana, che ha cercato di fermarlo.
Dei due complici, ognuno aveva un ruolo ben preciso: il libico avrebbe aiutato il connazionale a reperire il materiale esplosivo, l’egiziano – un vicino di casa dell’attentatore – lo avrebbe accompagnato fino a davanti alla caserma dove si sarebbe dovuto immolare, senza l’intervento del militare, e se l’innesco avesse funzionato alla perfezione.
L’attentato di ieri alla caserma dell’esercito Santa Barbara non va sottovalutato, afferma il ministro delle Politiche europee, Andrea Ronchi, intervistato al telefono su Canale 5. Credo che bisogna lasciare agli inquirenti il compito di realizzare tutte le indagini approfondite ma certamente sono molto preoccupato", afferma Ronchi. "Il clima in Italia – prosegue – è certamente negativo, sono molto preoccupato e si farebbe un grande errore sottovalutare questo gravissimo gesto". Benissimo ha fatto il ministro Maroni a convocare una riunione, ma io sto dicendo da tanto tempo che bisogna alzare il controllo culturale prima che politico rispetto a tutto ciò che c’è di fondamentalismo in questo Paese. L’attentato di ieri è un bruttissimo segnale: bisogna controllare le moschee, bisogna controllare le organizzazioni che le gestiscono, che le controllano e finalmente bisogna fare delle norme chiarissime nei confronti di tutto il fondamentalismo islamico per poterlo combattere, per poterlo debellare, per favorire l’integrazione. Facciamo l’album degli imam, facciamo in modo che nelle moschee si predichi in italiano, controlliamo con attenzione perché il rischio è molto alto".